The Predator: nuove regole e nostalgia anni ’80

Il reboot di Shane Black in sala dall'11 ottobre


Da The Predator, ‘re-reboot’ dello storico franchise nato alla fine degli anni ’80 con il classico fanta action dove Arnold Schwarzenegger si prendeva a schiaffi con un pericoloso alieno cacciatore – il primo reboot è invece Predators del 2010, non particolarmente riuscito – ci si aspettava tanto. Soprattutto per la doppia firma di Shane Black (regia) e Fred Dekker (sceneggiatura), due personaggi che l’immaginario degli anni ’80 hanno contribuito a costituirlo. E in effetti c’è tanto, anche se forse più dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

Riferimenti come se piovesse, non solo dai film precedenti della serie (non manca la frase d’obbligo “Get to the Chopper”) ma anche a tutto quel complesso narrativo che oggi fa felici i quarantenni, senza dimenticare anche i più recenti cinecomic di casa Disney. Ecco allora che il protagonista ‘umano’ si trova a capo di un plotone di soldati svitati – le cui battute, scorrette e divertenti, costituiscono il motore dinamico della prima parte della pellicola – in perfetto stile A-Team, che organizza una spettacolare fuga da un furgone in perfetto stile Il fuggitivo, che si trova ad affrontare un Predator evoluto dalle dimensioni abnormi molto simile a Hulk, intrecciando la propria strada con quella di un ragazzino ‘speciale’ come D.A.R.Y.L. durante la notte di Halloween, in una situazione che ricorda da vicino le atmosfere di Scuola di Mostri. C’è perfino un cane alieno buono, che aggiunge ‘fattore E.T.’. Potremmo andare avanti all’infinito: il citazionismo, come insegna Ready Player One, ormai è un genere.

Con tutta questa carne al fuoco, però, e pur riconoscendo ottime alcune trovate – discutibili invece alcune scelte ‘contenutistiche’, ad esempio un’armatura aliena spedita per posta come un qualsiasi pacco Amazon – un po’ il film si perde, risultando sì divertente ma anche facilmente dimenticabile. Si fa strada perfino un po’ di Iron Man (e del resto Black è stato il regista anche di Iron Man 3) lungo uno snodo conclusivo che da un lato lascia da parte il potenziale della squadra di reietti fuori di testa contro la minaccia extraterrestre per trasformarsi nel ‘solito’ gioco al massacro, dall’altro si autocostringe ad aprire le strade a un possibile sequel, anzi a una saga, un universo condiviso, qualcosa di grande e forse troppo grande proprio per la struttura portante che ha sempre rappresentato il punto di forza della serie.

Che era, in verità, una struttura molto semplice. Se il primo film era infatti ambientato nel fitto della foresta vietnamita, Predator 2 (1990) trasportava l’azione nella jungla di cemento di una futuristica – per allora – Los Angeles del 1997. Il protagonista umano era il poliziotto Danny Glover, e il finale apriva verso due strade. Un vecchio alieno infatti riconosceva il valore dell’antagonista regalandogli una pistola d’annata, e nello scafo dell’astronave compariva il teschio di un rappresentante della razza degli Xenomorfi, quella che popola i film della serie Alien. Poco più che un omaggio, allora, che si sarebbe poi concretizzato nei due capitoli crossover Alien Vs. Predator, oggi considerati fuori canone. Per la serie principale, invece, era lecito aspettarsi un sequel ambientato nel vecchio West. Dopotutto, si trattava di un altro tipo di jungla ancora. Epoche diverse, mezzi diversi per fronteggiare la minaccia esterna, all’interno di quello che comunque era un gioco ‘sportivo’ (la caccia all’umano) dalle regole ferree. Oggi, come recita la tagline del film ‘le regole sono cambiate’, ma giocare sporco rischia di compromettere la partita, soprattutto di fronte agli occhi dell’arbitro più severo, ovvero il pubblico.

Sebbene il film abbia aperto in USA conquistando la vetta della classifica del boxoffice , il bottino è risultato tutto sommato deludente. 24,2 milioni nel weekend di apertura da 4,037 sale, con una media per sala di 5.945 dollari. L’originale Predator aprì con 12 milioni nel giugno del 1987 che, calcolando l’inflazione, sarebbero circa 26,6 milioni di oggi.

Non resta che sperare in un buon risultato in Italia, dove la pellicola è attesa con Fox per l’11 ottobre.

Andrea Guglielmino
02 Ottobre 2018

Uscite

Uscite

‘Una spiegazione per tutto’ o del rifiuto della Storia

In sala dal 1° maggio il film dell'ungherese Gabor Reisz, vincitore del Premio di Orizzonti a Venezia 2023. Uno specchio della società ungherese contemporanea attraverso la vicenda di un liceale bocciato all'esame di maturità

Uscite

‘Confidenza’, la terza volta del sodalizio Luchetti-Starnone

Daniele Luchetti, con Francesco Piccolo, per la terza volta porta sul grande schermo un romanzo di Domenico Starnone. Racconta di tale sodalizio, che a sua volta si rinnova anche con il protagonista Elio Germano, il quale descrive "Confidenza" con i colleghi di cast Federica Rosellini e Vittoria Puccini

Uscite

Thomasin McKenzie e la “solitudine” di Eileen

L'attrice recita al fianco di Anne Hathaway in Eileen, il nuovo thriller di William Oldroyd in arrivo nelle sale dal 30 maggio

Uscite

‘Sei nell’anima’. La voce, il cinema e la libertà

Il film tratto dalla storia di Gianna Nannini, icona del rock femminile italiano, è decisamente una storia universale


Ultimi aggiornamenti