Susanne Bier: “Così ho evitato la maledizione dell’Oscar”


Una commedia romantica senza un filo di cinismo per restituire a due persone ferite la gioia di amare. Così Susanne Bier descrive Love is all you need. Una storia d’amore girata a Sorrento, tra alberi di limoni e atmosfere magiche, che riporta la regista danese, premio Oscar per In un mondo migliore, ai toni leggeri, ma mai superficiali, del suo primo successo, la commedia The One and Only poco nota all’estero ma che la fece conoscere in patria. Ormai lanciata in una carriera internazionale, ha appena finito di girare a Praga, Serena, ambientato durante la Grande Depressione del 1929, con protagonisti Jennifer Lawrence e Bradley Cooper, storia di una coppia che viaggia nel North Carolina per assumere il controllo dell’industria del legname. Jennifer Lawrence è oggi una delle giovani star più richieste. Del resto, Susanne non ha avuto difficoltà, dopo l’Oscar e il Golden Globe, a scritturare l’ex 007 Pierce Brosnan per Love is all you need, perfetto nel ruolo di un industriale rimasto vedovo – è accaduto davvero anche a lui – e poco incline a rifarsi una vita che incontra una donna anch’essa maltrattata dal destino, appena uscita da una chemioterapia per un cancro al seno e con un marito fedifrago. E’ la deliziosa Trine Dyrholm che rivela: “Il mio personaggio, quando appare nuda sulla spiaggia senza capelli e con un seno mutilato, è lo stesso molto femminile e bella anche nella sua vulnerabilità, è stato un ruolo diverso da qualsiasi altro nella mia carriera”. Il film, coprodotto da Lionello Cerri e dalla Teodora, che è alla sua quinta collaborazione con l’autrice danese, uscirà in sala il 20 dicembre.

 

Conosceva già Sorrento o il merito è dei produttori italiani?

E’ un posto che conosco molto bene, spesso con Anders Thomas Jensen, il mio sceneggiatore, abbiamo scritto lì, ma erano storie drammatiche, che mal si adattavano a quei paesaggi.

 

Paesaggi che sono la quintessenza del romanticismo e dalla gioia di vivere, il che potrebbe ricondurci a uno stereotipo dell’Italia del Sud…
Non penso certo di aver fatto un ritratto dell’Italia e non credo che gli italiani siano sempre allegri e spensierati, ma quel luogo sì, è romantico e di una bellezza incredibile. E poi ha conservato l’aspetto che aveva in passato, non è stato contaminato. Il suo fascino sta anche nell’aria un po’ decadente.

 

L’Oscar l’ha cambiata o condizionata?

Il peggior errore che si possa fare dopo aver vinto un Oscar è pensare che il film successivo debba essere in un certo modo piuttosto che in un altro, cioè farsi delle aspettative o lasciarsene condizionare. Invece io mi sono lasciata andare, ho seguito i miei desideri, avevo voglia di una commedia romantica ma vera. Era una storia che stavamo già scrivendo prima che vincessi l’Oscar, quindi è stato facilissimo continuare su quel progetto. La statuetta è carino averla sulla scrivania, ma potrebbe anche contenere una maledizione che ti porta a fare subito dopo un film disastroso.

In tempi di crisi economica le storie d’amore tornano in auge.

Le statistiche lo dimostrano, quando c’è una pressione economica forte il pubblico ha più bisogno di sognare e siccome insieme al mio sceneggiatore ogni giorno leggiamo le notizie, quello che succede nel mondo può sicuramente averci influenzato. Ma non è stata una scelta cosciente o tantomeno un calcolo.

 

Oggi la maggior parte delle commedie romantiche contengono una buona dose di cinismo, come se non si fosse più in grado, come avveniva nel cinema degli anni ’40 e ’50, di fidarsi dei sentimenti. Lei invece ci riesce benissimo e i suoi personaggi sono credibili, molto veri nella loro fragilità.

Per fare un film romantico credibile devi avere a cuore i tuoi personaggi e poterti identificare in loro. E’ vero, ci sono molte commedie romantiche ciniche dove la storia d’amore inizia e finisce e magari c’è molto sesso, noi volevamo invece una storia dove i protagonisti avessero un bagaglio di dolore alle spalle. Mi riesce difficile immedesimarmi in due ragazzi, preferisco un uomo e una donna maturi che abbiano uno spessore perché dopo un grande dolore hanno continuato a vivere lasciando aperta la possibilità che qualcosa di bello possa ancora succedere.

14 Dicembre 2012

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