‘Bastarden’, Mads Mikkelsen nella brughiera danese

Mads Mikkelsen torna a girare in Danimarca dopo l'ultimo Indiana Jones e 'Animali fantastici', con il melodramma storico 'The Promised Land' di Nikolaj Arcel in uscita in sala


VENEZIA – Mads Mikkelsen torna a girare in Danimarca dopo l’ultimo Indiana Jones e dopo Animali fantastici, con il solido melodramma storico Bastarden (titolo internazionale The Promised Land) di Nikolaj Arcel presentato in concorso a Venezia e in Italia distribuito da Movies Inspired. L’attore dal volto scolpito ha un ruolo complesso che mette in luce le sue qualità interpretative con il profilo di un uomo ossessionato dalla sua ambizione ma anche capace di trasformarsi, di scoprire i suoi sentimenti e la sua vulnerabilità.

E’ Ludvig Kahlen, un ex militare di carriera spiantato, figlio illegittimo di un nobile e di una cameriera che vuole piantare nella brughiera inospitale e gelida dello Jutland le patate (curiosamente il tubero è al centro di molti film qui al Lido, tra cui Comandante, dove una scena chiave ruota attorno alla cottura delle frites alla belga).

Siamo a metà del ‘700 e il re danese Frederik V vuole a tutti i costi che quelle terre improduttive vengano colonizzate e diventino fonte di reddito per il regno, così a Ludvig viene promesso un titolo nobiliare e un appannaggio se riuscirà nella folle impresa, solo e senza grandi mezzi, in un territorio pericoloso dove vivono solo banditi e nomadi.

“Sì è vero – afferma Mikkelsen – il mio personaggio è pronto a fare qualsiasi cosa per ottenere un obiettivo, è un personaggio bellissimo, ma non penso mi somigli”.

A ispirare la narrazione è il romanzo Kaptajnen og Ann Barbara di Ida Jessen, che riprende il personaggio storicamente esistito di Ludvig e lo circonda di altre figure di pura invenzione. Come appunto quella di Ann Barbara (Amanda Collin), una serva fuggitiva che finirà per condividere l’impresa della colonizzazione della brughiera legandosi al capitano. O come il diabolico proprietario terriero Frederik de Schinkel (Simon Bennebjerg), altro personaggio realmente esistito, uno stupratore seriale e sadico torturatore dei suoi contadini, che uccide a colpi di frustate e acqua bollente. E poi c’è una piccola nomade che verrà adottata da Ludvig nonostante sia considerata da tutti portatrice di sventure per la sua pelle scura.

Paesaggi straordinari e una natura violenta e ostile, arricchiscono la visione di Arcel, che ha al suo attivo un film come Royal Affair, Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino nel 2012 e nominato agli Oscar e ai Golden Globe l’anno dopo. “Ho fatto Bastarden – spiega Arcel – quando con la paternità ho iniziato a vedere i miei film precedenti sotto una diversa luce e mi sono arreso al fatto che la vita è caos e non la possiamo controllare. Con l’aiuto del brillante romanzo di Ida Jessen, io e lo sceneggiatore Anders Thomas Jensen volevamo raccontare una storia epica e grandiosa su come le nostre ambizioni e i nostri desideri siano destinati a fallire se rappresentano la sola cosa che abbiamo. La vita è un caos: dolorosa e sgradevole, bella e straordinaria, e spesso non la possiamo controllare. Come dice il proverbio: Noi facciamo piani e Dio se la ride”.

E’ interessante nel film la costruzione di una sorta di famiglia alternativa che finisce per diventare un progetto di vita centrale rispetto alle ambizioni di successo e di potere che muovono inizialmente il protagonista. Nel futuro di Arcel c’è la trasposizione cinematografica del fumetto Fables, mentre nel 2017 aveva diretto quella del best seller di Stephen King L’ultimo cavaliere, primo romanzo del ciclo dark fantasy La torre nera con Idris Elba, Matthew McConaughey e Jackie Earle Haley. E a proposito di questa esperienza, che molti definiscono un flop, il regista riflette: “Non avrei potuto fare Bastarden a Hollywood. Avrei dovuto mostrare il background di Ludvig, avrei dovuto renderlo un eroe e avrei dovuto aggiungere scene d’azione in continuazione. Questo è quello che ho imparato lavorando là. Si tratta di fare film enormi per un’enorme quantità di persone. E quando devi fare così non è facile raccontare una storia personale”.

di Cristiana Paternò

 

Cristiana Paternò
01 Settembre 2023

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