Anche il vicepresidente del Consiglio dei Ministri e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini fa la sua apparizione al convegno “Intelligenza Artificiale: creatività, etica, diritto e mercato” promosso dal Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni. Un’intera giornata di interventi organizzata in collaborazione con Cinecittà e Archivio Luce per fare il punto sul tema caldo del momento, l’Intelligenza Artificiale con la presenza dei maggiori esperti del settore audiovisivo, artistico, musicale, per discutere delle prospettive che potrebbero aprirsi davanti a questa nuova applicazione.
Per Salvini: “si deve accettare la sfida, non si può dire di no al futuro, ma va capito e normato. Ho provato a farmi scrivere un discorso su Chat GPT e devo dire che il risultato era tecnicamente anche migliore di quello che potrei fare io a braccio, volendo mi potevo esprimere in un’altra lingua, il francese o l’hindi, con il labiale corretto. Ma nel campo della creatività è l’originalità ad essere importante, il fattore umano è fondamentale. Non puoi fermare le onde con una mano e non puoi mettere fuori legge Chat GPT. Ma c’è sempre qualcuno che decide e suggerisce alla macchina come deve agire. L’Italia dovrà essere la capofila dell’innovazione”.
“L’Intelligenza Artificiale va normata: fornisce ovviamente grandi opportunità, ma d’altra parte vanno messe precise regole”, ha sottolineato la senatrice Borgonzoni nel suo intervento che ha aperto il convegno nella sala Spadolini del Collegio Romano, sede del MiC. “In Europa si parla tanto della esigenza di protezione dei dati e questo è giustissimo. Però poi esiste una parte che è legata alla creatività e all’ingegno umano, che una macchina non potrà mai fare. Il grande artista ha una visione, vede in anticipo il futuro. Una macchina può elaborare meglio di chiunque di noi un dato o una determinata azione, ma non potrà mai vedere il ‘poi’, non può avere dentro la coscienza e il libero arbitrio…”. E prosegue: “Non ci si può fermare alla tutela dei dati, ma dobbiamo riuscire a normare questa realtà dell’Intelligenza Artificiale: non è semplice e infatti nessuna nazione finora lo ha fatto in modo completo. Mi auguro che escano spunti di riflessione molto importanti, da interlocutori di grande respiro internazionale. Perché è ovvio che l’Italia non può intervenire da sola, ma è altrettanto vero che può e deve essere capofila, almeno a livello europeo, sui temi della creatività e del diritto d’autore in questa rivoluzione. Faremo un primo intervento sul tax credit: ad oggi, per quanto riguarda registi e sceneggiatori, diamo il tax credit a chi esibisce una fattura fisica; ora passeremo dalla fattura fisica alla persona fisica, senza la quale non sarà riconosciuto il contributo. Poi, bisognerà capire quando subentrerà il diritto d’autore, quanto l’uomo potrà interagire con la macchina”.
E aggiunge: “Per le immagini o per la musica, servirà un ‘patentino’, una sorta di carta d’identità che dica quali sono le fonti, come si fa per i libri per garantirne importanza e autorevolezza, per distinguere il vero dal falso, altrimenti non sapremo mai se un quadro lo ha dipinto proprio Caravaggio o se stanno suonando davvero i Pink Floyd… Al G7 a guida italiana – assicura Borgonzoni – il tema dell’Intelligenza Artificiale sarà uno dei punti fondamentali”. E conclude: “Rischiamo che le macchine prendano il peggio di tutti noi, in termini di principi, per esempio in paesi dove la democrazia non è un valore, ecco perché è anche importante avere norme”.
Federico Faggin, presidente della Federico and Silvia Faggin Foundation (Usa), è partito da una domanda ricorrente: “È vero che l’IA ci supererà tra dieci o vent’anni? Come fisico rispondo che la coscienza e il libero arbitrio sono fenomeni quantistici, esistono da sempre e non sono riducibili. Quello che proviamo dentro di noi non possiamo trasmetterlo agli altri e questo la scienza non può spiegarlo. La realtà è fatta di enti coscienti che comunicano attraverso simboli, mentre il computer non prova nulla. La decisione dettata dal libero arbitrio è espressione di creatività”.
Per Nicola Borrelli, DG Cinema e Audiovisivo del MiC, “il rapporto tra IA e cinema è antico, già nel 2001 il film di Spielberg se ne occupava e ancor prima Blade Runner. Effetti speciali e montaggio utilizzano da tempo l’AI e lo sciopero in corso negli Usa ci dice che si tratta di uno strumento che va gestito e regolato. Può comportare un impatto negativo in termini di posti di lavoro, ma può crearne di nuovi. Il Parlamento Europeo ha proposto l’AI Act per definire un quadro giuridico in materia, anche gli Usa si sono posti il problema, ma per ora non ci sono regole per il cinema e l’audiovisivo. Siamo in una fase di ascolto degli stakeholder e delle associazioni per acquisire dati e informazioni. Credo che bisognerebbe evidenziare l’uso dell’AI nelle opere che chiedono il sostegno pubblico”.
Provocatorio l’architetto Massimiliano Fuksas, che perora “l’abolizione del diritto d’autore”. I problemi sono altri, a suo dire: “Il 38,5% del traffico internet è umano, mentre il 61,5% è di origine non umana. Con il riconoscimento facciale, siamo già oltre il problema del diritto d’autore, ci sono questioni relative alla libertà personale”.
Marco Bassetti, ad Banijai Group, società di produzione di intrattenimento e fiction, afferma: “Guardiamo questo sviluppo con entusiasmo e serenità, perché siamo convinti che renderà la creatività più forte e agile. Però a Los Angeles ho visto attori e scrittori protestare. E mi chiedevano: ‘perché in Europa non scioperate?’ Nella musica qualche anno fa sembrava di essere a un broken business, invece non è stato così. Dall’AI arriva l’ispirazione”.
Paolo Del Brocco, ad Rai Cinema, osserva: “L’AI ci ha costretti a riflettere, è protagonista delle nostre vite da decenni, pensiamo ad Alexa. Ma abbiamo una paura atavica della tecnologia. Rai Cinema sta presidiando i settori innovativi con l’osservatorio che promuove insieme alla Scuola Holden e all’Università La Sapienza. Presto mostreremo il primo cortometraggio realizzato con AI per le scene fantascientifiche altrimenti impossibili da girare con quel basso budget. Gli algoritmi hanno un ruolo fondamentale sulle piattaforme nell’orientare gli utenti, ma sono importanti anche per valutare i contenuti in fase di progettazione, come è avvenuto per House of Cards che Netflix decise di produrre grazie ai test sulle community. Il risultato può essere l’omologazione dei contenuti seriali internazionali che devono poter piacere a spettatori di paesi e culture diverse, mentre i prototipi creano originalità, alla Mostra di Venezia abbiamo appena vinto con opere uniche come Io capitano che sarebbe impensabile con l’AI”. Del Brocco fornisce diversi esempi: gli attori ringiovaniti o invecchiati con l’AI e il caso di Keira Knightley che vorrebbe il copyright del suo volto.
Per Paola Passarelli, direttrice generale Biblioteche e Diritto d’Autore del MiC, “i tempi sono maturi. Stiamo partecipando ai tavoli europei che sfoceranno in un regolamento, cercando il giusto equilibrio tra innovazione e tutela del diritto d’autore. Nessuna macchina potrà sostituire la creatività. Il problema è quando dietro la macchina non c’è la persona. In Italia abbiamo una delle regolamentazioni più strutturate e compiute”.
Andrea Appella, Visiting Professor King’s College di Londra, aggiunge: “Le industrie creative hanno dovuto affrontare prima degli altri il tema dei diritti d’autore. Ci sono diversi atteggiamenti, esistono aziende come Getty che hanno fatto ricorso alla magistratura, altri stanno cercando di negoziare soluzioni, alcuni direttori di giornali tentano di avere una remunerazione per i testi che vengono usati. Nello sciopero in corso in America c’è al centro la tutela dell’apporto umano nel lavoro di attori e sceneggiatori. Il ‘New York Times’ ha pubblicato un disclaimer sull’uso dei suoi contenuti per istruire l’AI., ma come si fa a sapere e stabilire cosa è stato utilizzato?”.
Nel corso di cinque panel con oltre trenta contributi da ospiti italiani ed internazionali – anche in streaming – il confronto si è concentrato sulle attuali norme del quadro europeo ed internazionale in materia di diritto d’autore, ma anche per confronti sul potenziale impatto nel mondo delle comunicazioni e dell’informazione e a proposito degli effetti su occupazione e mercato del lavoro, con focus sulle applicazioni presenti e future nei più diversi ambiti della cultura e in particolare nei processi creativi e nella produzione culturale: dall’architettura alla pittura, dalla moda all’audiovisivo, dalla musica ai videogiochi, passando per l’editoria.
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