VENEZIA – Leone d’oro nel 2010 per Somewhere, amata e odiata dai cinefili, Sofia Coppola non è più ormai soltanto la figlia di Francis Ford Coppola ma una regista interessante e affermata con temi ricorrenti e uno sguardo attento ed empatico sull’adolescenza e l’identità femminile a partire dal primo film Il giardino delle vergini suicide del ’99.
Come nel caso di Priscilla, il suo nuovo film in concorso a Venezia, in cui si ispira al memoir Elvis and me di Priscilla Beaulieu Presley, del 1985, per raccontare la lunga e contrastata storia d’amore tra Elvis the Pelvis e una teen ager qualsiasi, amore sfociato nel matrimonio.
Quando la 14enne Priscilla (Cailee Spaeny), che vive a Wiesbaden, al seguito del padre militare di stanza in Germania, viene invitata a una festa a casa di Presley (Jacob Elordi), già famoso come cantante e anche lui nell’esercito, nulla fa presagire che tra i due possa scoccare la scintilla. Ma il re del rock’n’roll trova nella timida liceale, minuscola accanto a lui, una persona in grado di ascoltarlo e confortarlo (è da poco morta l’amata madre). E quando lui torna in America, continuano a scriversi, a telefonarsi. Cilla finisce per ottenere dai genitori il permesso di trasferirsi a Graceland, nel Tennesee, con la ferma promessa di terminare gli studi. Lui non c’è mai ma le regala un cagnolino e promette di amare solo lei, infine arriva il matrimonio e nove mesi dopo la nascita della figlia Lisa Marie (scomparsa prematuramente all’inizio di quest’anno per occlusione intestinale). L’abuso psicologico sulla ragazza è sottile, sempre alternato a slanci di romanticismo, regali e attenzioni speciali, e poi sono altri tempi, tempi in cui è normale scegliere un uomo e la carriera, rinunciando persino a un lavoretto come commessa.
Priscilla vive una sorta di reclusione di lusso, una gabbia dorata: non le è permesso invitare le compagne di liceo a casa e Elvis interviene su tutto, sceglie i suoi abiti e persino il colore dei capelli. Lui è una star trasgressiva agli occhi del mondo, ma in casa rivela un lato paternalista e conservatore. Tra l’altro il film insiste molto sulla scelta di aspettare il matrimonio per avere rapporti completi, scelta voluta proprio da Elvis.
Il film è tutto concentrato sulla sensibilità della giovanissima Priscilla, ragazza forte e integra che si trova catapultata dentro all’universo di una rock star assediata dalle fans, sempre sulla copertine dei rotocalchi e non immune da qualche love story sul set, come quelle con Ursula Andress o Ann-Margret. Gli sbalzi di umore, l’abuso di farmaci (le benzedrine che aveva cominciato ad assumere durante il servizio militare) e i continui tradimenti rivelati dai giornali minano il rapporto, ma è soprattutto l’evoluzione di Priscilla, il suo diventare sempre più consapevole di quello che vuole, a portare infine al divorzio nel 1973.
“Quando ho letto la sua storia mi ha colpito l’ambientazione così particolare, i dettagli, la sua apertura, la sua franchezza, ad esempio sul diventare madre, i momenti della vita di una donna che sono universali. Ho conosciuto questa coppia leggendaria, di cui si sapeva così poco”, spiega Sofia Coppola, accolta calorosamente in conferenza stampa. Per la regista non si tratta di un film femminista: “Per me è la storia di una donna che parla degli alti e bassi di un rapporto, mostrandone l’evoluzione da ragazza che entra in questo mondo e poi lo lascia – argomenta – Ho voluto che Priscilla raccontasse la sua storia così come ha fatto, ho cercato di mantenere il suo punto di vista, indossare i suoi panni”.
Per girare il film, la regista ha parlato a lungo con la Presley, che oggi a Venezia si è commossa ricordando il suo legame durato tutta la vita (leggi la notizia) e questo le ha permesso di attingere a dettagli e particolari che sono riversati nel film, molto accurato nella ricostruzione di luoghi, abbigliamento, abitudini, come sempre il cinema di Sofia Coppola.
“Il solo parlare con lei ha aggiunto molto dettagli – rivela – e lei ha sempre risposto a tutte le mie domande. Ero molto nervosa quando l’ha visto la prima volta, ma poi mi ha detto ‘hai fatto bene i compiti a casa’ e sono stata molto felice”.
Sofia Coppola racconta di aver tenuto conto “dello spazio, del colore, dell’uso della villa di Graceland per ricostruire dal punto di vista estetico la storia, ma anche i colori e le luci di Las Vegas”. Tra gli elementi salienti, ovviamente, c’è la musica. “E’ una parte che mi piace molto del montaggio. Consente di entrare veramente in quell’epoca. Inizialmente aveva pensato a una musica contemporanea (come in Marie Antoinette) “ma poi volevo davvero rispecchiare gli anni ’60 in America”. Tuttavia, nella colonna sonora, spiccano anche Frankie Avalon con Venus e la struggente I will always love you di Dolly Parton, molto intonata al racconto di una separazione che non spezza il filo dell’amore.
“La cosa che più mi ha colpito nella vicenda è la forza di questo amore – dice a tal proposito il protagonista Jacob Elordi, che afferma di non temere il confronto con l’Elvis di Baz Luhrmann interpretato da Austin Butler – E anche se oggi lui non è qui, quando parli con Priscilla sai che davvero è un amore che non morirà mai, e questo è bellissimo. A volte non è necessario essere presenti fisicamente. È il legame tra due persone quello che dura per sempre”. Per lui interpretare Elvis “è stata una grande montagna da scalare, ho dovuto mettere i paraocchi e semplicemente andare avanti ma gli attori vogliono le sfide e questa lo è stata decisamente”. Per Spaeny invece Priscilla è molto semplicemente “una ragazza che trova la sua voce”. Entrambi sono stati scelti per la “sensibilità piuttosto che per la somiglianza fisica”.
Infine una nota sullo sciopero di Hollywood: “Come regista – afferma Coppola – appoggio totalmente il lavoro fatto dai sindacati per ottenere un equo compenso, questo è importante perché dobbiamo tutti ritornare al lavoro”.
Priscilla è coprodotto dall’italiana The Apartment con A24 e uscirà con Vision.
di Cristiana Paternò
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