Sara Ciocca: giovane madrina al festival di Spello

Il suo debutto cinematografico è avvenuto nel 2019 con Il giorno più bello del mondo di Alessandro Siani, seguito da La dea fortuna di Ferzan Özpetek


SPELLO – Al festival del cinema di Spello è madrina Sara Ciocca.

Madrina giovanissima, classe 2008, ma con una carriera già splendente, iniziata con lo studio della danza classica, del modern-jazz, della danza contemporanea e del pianoforte fin da piccola, per poi esordire nel mondo della recitazione nel 2018 con la serie Il miracolo.

Il suo debutto cinematografico è avvenuto nel 2019 con Il giorno più bello del mondo di Alessandro Siani, seguito da La dea fortuna di Ferzan Özpetek. Nel 2021 ha recitato nella serie Rai Blanca, mentre nel 2022 è stata protagonista del thriller di Donato Carrisi Io sono l’abisso, interpretando la “ragazzina col ciuffo viola”. Lo stesso anno ha avuto il suo primo ruolo da protagonista in Improvvisamente Natale, accanto a Diego Abatantuono.

Nel 2023 ha preso parte a Mimì – Il principe delle tenebre di Brando De Sica e ha interpretato il ruolo principale di Nina in Nina dei lupi, per il quale ha ricevuto il premio Giovani Rivelazioni all’80ª Mostra del Cinema di Venezia.

Sempre nel 2023, è stata tra i protagonisti di Il ragazzo dai pantaloni rosa, tratto dal romanzo di Marina Marazza, che affronta il delicato tema dell’identità e dell’accettazione.

Oltre alla carriera da attrice, Sara Ciocca è anche doppiatrice e ha prestato la voce a Giulia Marcovaldo nel film Pixar Luca.

Come si sente nel ruolo di madrina?

“Non ci penso più di tanto. Sono qui per il cinema, per portare i miei film, e un giorno voglio diventare regista e produttrice. Voglio decidere della mia arte e parlare di temi specifici, come lo schiavismo in America e la nascita della musica jazz.

La musica è la mia massima fonte di ispirazione, ed è quello di cui mi interessa parlare”.

L’abbiamo particolarmente apprezzata nel ruolo di Renata/Carmilla in Mimì, il principe delle tenebre, che a sua volta “recitava” una parte. Come è stata quell’esperienza?

“Sono contenta di questa domanda. Quello non era un periodo facile, avevo molte problematiche esistenziali, tipiche dell’adolescenza. Ero introspettiva, piena di dubbi, piangevo, anche sul set. Io pensavo tanto, Carmilla invece no. Si perde facilmente tra dipendenze e i branchi di lupi che la circondano.

Ero piccola, ingenua e incosciente, ma mi ha salvata. Fui molto istintiva. Al momento pensavo di sbagliare, di dover studiare di più quel genere di situazione, ma poi, riflettendoci, ho capito che la spontaneità era mia alleata. Avevo tutto dentro di me”.

La danza, la musica, la recitazione, la scuola. Gestisce mille impegni…

“È tutta sperimentazione. Non so ancora come vivere… bisogna saper calibrare e possedere la propria energia, non bisogna eccedere né rinunciare. C’è un giusto mezzo da trovare. Cerco di acquisire più conoscenze possibili, e le conoscenze si acquisiscono vivendo.

Sono partita dalla musica, poi sono arrivati il doppiaggio, la natura… e la scrittura, importantissima. Tutto questo per me fa arte e confluisce nella mia recitazione”.

Che metodo usa per costruire i suoi personaggi?

“Non è un metodo stereotipato, perché ogni ruolo richiede un lavoro diverso. È fondamentale capire cosa è giusto per il personaggio e per la sua creazione, così come dovrebbe accadere nelle scuole. L’errore principale nell’insegnamento è pensare che un unico metodo funzioni per tutti, quando invece ognuno ha bisogno di un approccio personalizzato. Lo stesso vale per lo studio di un personaggio.

Ad esempio, per Il ragazzo dai pantaloni rosa ero sempre in movimento, ascoltavo musica, uscivo con gli amici, ero felice e vivevo con entusiasmo. Ho capito che questo ottimismo veniva da me, era necessario per il mio modo di vivere e ha reso più autentica la creazione del personaggio. L’esperienza è fondamentale: più si vive, più si ha da offrire, perché è ciò che fornisce basi solide per l’interpretazione. L’esperienza si acquisisce vivendo, sperimentando”.

Come in Mimì, anche in Blanca interpreta un personaggio che vive dei disagi sociali…

“Sono situazioni molto complesse e parlarne richiede una comprensione profonda. Bisognerebbe averli vissuti, e io non l’ho fatto. Però una cosa che posso dire, anche per esperienza personale, è l’importanza di trovare degli obiettivi, qualcosa che dia un senso alle proprie giornate.

Per me, ad esempio, è la musica. Amo il cinema, ma la musica è un altro grande traguardo che voglio raggiungere: il jazz, il gospel, suoni che mi fanno stare bene. Quando ascolto la musica gospel, sento felicità e mi aiuta ad andare avanti.

Penso che chi vive momenti difficili possa trovare conforto in qualcosa che ama davvero, che lo faccia sentire vivo. È importante non perdersi, non lasciare che il dolore prenda il sopravvento, ma cercare uno scopo che dia forza per continuare”.

Ha un personaggio preferito tra quelli che ha interpretato?

“Sarà una risposta retorica, ma no. Non ci può essere. Ogni personaggio è legato all’altro, e ciascuno è quello che è, nella mia esperienza, perché ci sono stati tutti gli altri”.

Che consiglio darebbe a una ragazza giovane che volesse seguire il suo stesso percorso?

“Di continuare a sognare, ad aspirare, a leggere, e a studiare tantissimo”.

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15 Marzo 2025

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