Quei giovani critici sulle barricate di carta

In apertura del Festival del cinema europeo la presentazione del volume “Cinema&Film, Ombre rosse, due riviste intorno al ‘68” con Goffredo Fofi, Maurizio Ponzi, Pasquale Chessa e Bruno Torri


LECCE. Dopo la presentazione romana alla presenza di Bellocchio e Bertolucci , il volume “Barricate di carta”, sottotitolo “Cinema&Film, Ombre rosse, due riviste intorno al ‘68” (Mimesis Edizioni) replica in apertura del Festival del cinema europeo. Il libro curato da Gianni Volpi – scomparso l’ottobre scorso e ricordato per la qualità del suo impegno culturale – Alfredo Rossi e Jacopo Chessa  ripropone un’antologia di testi allora usciti sulle due pubblicazioni, ciascuna accompagnata in apertura da nuovi articoli.

“Entrambe le riviste volevano rompere con la tradizione e facevano non solo battaglia cinematografica ma anche culturale” sottolinea Bruno Torri. Riviste cronologicamente parallele, tra fine 1966 e l’autunno caldo del 1969, in mezzo il ’68, fondate a Roma e Torino da due gruppi di giovani critici. “Cinema&Film”, dal particolare formato verticale, attenta alla semiotica e alle teorie del linguaggio, nasce – ricorda Maurizio Ponzi – “da una ‘scissione’ di un gruppo di redattori (tra cui Adriano Aprà, Luigi Faccini e lo stesso Ponzi ) della rivista ‘Filmcritica’ diretta da Edoardo Bruno, di cui si contesta apertamente la scelta di pubblicare un articolo del filosofo Armando Plebe”.
“Ombre rosse”, fondata da Gianni Volpi e Goffredo Fofi, nasce in contemporanea con lo crescita del movimento studentesco e l’occupazione di Palazzo Campana nel maggio 1967. “Allora la critica cinematografica era battaglia delle idee, oggi invece è solo conflitto sui gusti e non si incide nella storia della cultura – rivendica Fofi – Ci ribellavamo ai padri, come Guido Aristarco che guidava ‘Cinema nuovo’. E nell’articolo che apre l’antologia degli scritti di ‘Ombre rosse’ Fofi scrive di “una generazione irrequieta che rifiutava i diktat delle ‘scuole’ consolidate di ‘destra’ o di ‘sinistra’ “.
In apertura del libro, il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera, pur ricordando i difetti delle due riviste “in virtù di quel settarismo esibito con sfrontatezza e virulenza” riconosce che “in poche altre occasioni storiche la riflessione critica sul cinema, inscindibile dalle istanze di un cambiamento insieme politico ed estetico , si è espressa in maniera altrettanto vivace , polemica e produttiva”.

28 Aprile 2014

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