Quando Muhammad Ali disse no al Vietnam


ali È passato a Cannes nella sezione riservata alle opere fuori concorso, tutt’altro che inosservato, il film per la tv di Stephen Frears Muhammad Ali’s Greatest Fight. Una produzione targata Hbo in cui, contrariamente a quanto può suggerire il titolo, non si racconta di uno dei tanti incontri vinti sul ring dall’ex campione di pugliato, ma di una della battaglia più importante che abbia mai intrapreso: quella contro il governo degli Stati Uniti che, all’epoca del conflitto in Vietnam, lo aveva chiamato alle armi. Muhammad Ali che aveva lasciato anche il suo vero nome, Cassius Clay per diventare mussulmano si rifiutò proprio perché sosteneva che la cosa fosse contraria alla sua religione e anche perché in aperta polemica con un paese che ancora trattava gli afro americani “come dei cani” senza diritti umani. Per questo finì davanti alla Corte Suprema americana. Ma essendo la sua, la prima pubblica presa di posizione contro la guerra in Vietnam ebbe conseguenze sociali clamorose. Nel 1967 fu condannato dalla giustizia americana, privato dei suoi titoli di campione di boxe e persino del diritto di combattere ancora. Decisione confermata in appello dalla Corte Suprema. Ed è da lì che parte Frears: raccontando della crisi di coscienza di nove uomini che furono costretti a decidere del destino di Ali, proponendo così in tutte le sue tappe un affresco dell’America tra la fine degli anni ’60 e – ’70 e mescolando il bellissimo materiale di repertorio alla storia di finzione, storia interpretata da Christopher Plummer, Frank Langella, Benjamin Walker. Con Muhammad Ali’s Greatest Fight Frears dimostra, oltre a una straordinaria capacità di amalgamare insieme verità e finzione, anche un’ottima conoscenza del diritto e di quel particolare universo sportivo; in questo senso sarà stato certamente d’aiuto il fatto che la pellicola sia stata tratta da un libro di Howard Bingham e Max Wallace proprio su questo argomento e che a sceneggiarla sia stata Shawn Slovo, scrittrice sudafricana che conosceva entrambe le materie, quella dell’apartheid, grave problematica del suo paese di origine e quella della boxe, essendo stata l’assistente personale di De Niro sul set di Toro scatenato. Proprio in occasione di quest’ultimo film Frears ha annunciato che a breve sarà pronto il suo prossimo lavoro. Questa volta si tratta di cinema: Philumena, basato sul un bestseller di Martin Sixsmith con Judi Dench nei panni di una donna irlandese alla ricerca del figlio che era stata costretta a dare in adozione da adolescente.

23 Maggio 2013

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