Giovanna Pugliese, coordinatrice dei Progetti Scuola ABC, introduce il primo incontro del progetto “Cinema Storia & Società” del 2024 annunciando che si tratti di “una giornata particolare, per l’occasione di incontrare Paola Cortellesi: fate tesoro di questo incontro – è l’invito agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado della Regione Lazio, che gremiscono la grande sala 4 del Cinema Adriano di Roma – e della sua disponibilità a rispondere a tutte le vostre domande; lei ha contribuito alla magia per cui molte persone si sono riavvicinate a vedere i film in sala”, afferma riferendosi a C’è ancora domani, titolo d’esordio della regista, che dall’autunno ha fatto impennare l’andamento del botteghino.
Dunque, la prima maestra a “salire in cattedra” – formula virgolettata perché metaforica ma libera da qualsiasi slancio di superbia, tutt’altro – è Paola Cortellesi.
La sua presenza si colloca nella linea di progetto “Cinema Storia&Società” appunto, e la regista, in questa occasione, si dimostra amabilmente disposta e pronta a un dialogo aperto con una platea di 470 spettatori – perché gli studenti hanno assistito prima alla proiezione del film, una platea di persone che incarnano la nuova generazione, che dalle scuole secondarie di secondo grado cominciano il loro percorso verso il futuro.
Cortellesi ringrazia ABC, che conferma di conoscere da tanto tempo, e definisce “un’opportunità” per gli studenti che abbiano voglia di incontrare le storie.
La curiosità è femmina e infatti la gran parte delle domande della platea arriva da studentesse, quasi a creare un rafforzamento tematico con il film stesso, e tra le prime curiosità si muove proprio quella per cui gli allievi vogliono sapere come sia nato il film e Cortellesi non ha dubbi che “per primi sono arrivati l’argomento e il bianco&nero”; spiega che il tema le stia a cuore da tempo, un argomento che ha cominciato a trattare con la sua prima sceneggiatura, Scusate se esisto. Sono temi che le stanno a cuore perché è donna, perché l’hanno toccata, e così fa tesoro del suo mestiere per poterli trattare.
Paola Cortellesi, inoltre, spiega come fosse sicura di voler ambientare il film in quegli anni – tra i ’40 e i ’50 – e che dovesse essere in bianco&nero; altrettanto, è sicura che non volesse raccontare un’eroina ma una donna inconsapevole, e così aggiunge che abbia mantenuto il ricordo dei racconti fatti dalla nonna e dalla bisnonna, narrazioni antiche che voleva rendere in un “un film contemporaneo”. Per la regista non è la storia delle Madri della Costituzione, ma di tutte le altre donne, quelle del cortile del film, che raccontano anche in modo leggero i soprusi e le discriminazioni verso il mondo femminile, così come accade oggi: “volevo fare un film contemporaneo ma che partisse da lì”.
E poi, aggiunge ancora che la genesi del film ha un’altra connessione femminile, quella con sua figlia Laura, la “Lauretta” a cui il film stesso è dedicato: nel periodo in cui ha cominciato la preparazione di C’è ancora domani, Cortellesi racconta stesse leggendo un libro con lei, che due anni fa aveva 9 anni, era Nina e i diritti delle donne: la bambina era naturalmente incredula fosse esistito il delitto d’onore o il matrimonio riparatore. Eppure – ricorda Cortellesi – è accaduto tante volte, e poi cita il caso di Franca Viola, che fu uno spartiacque perché lei si rifiutò e suo padre l’appoggiò. La regista riflette come non si stia parlando di “7000 anni fa, ma di cose comunque recenti”: è così che raccontando e leggendo con la figlia queste storie è venuto fuori il tema del diritto al voto, del suffragio universale; sempre Laura, s’è chiesta perché prima le donne non potessero andare a votare, ed è così che Paola Cortellesi ha deciso l’ambientazione nel ’46, con una donna – la sua Delia – che pensa di essere una nullità “perché le hanno insegnato così”.
Secondo la regista, la presa di coscienza può arrivare anche senza una piena consapevolezza, ma per amore, come succede a Delia: per amore della figlia, Marcella (Romana Maggiora Vergano), per cui non vuole si ripeta quello vissuto da lei col marito Ivano (Valerio Mastandrea), e così comincia una sua piccola rivoluzione.
C’è ancora domani è un film pieno di archetipi ma privo di stereotipi, questione che la regista spiega come naturale, così come anche il linguaggio: il processo è stato di seguire l’arco narrativo pensando sempre non di sorprendere lo spettatore ma la protagonista. Cortellesi riflette che la figlia di Delia, Marcella appunto, potrebbe sembrare protofemminista, ma per amore di Giulio (Francesco Centorame) sta per cadere in un matrimonio similare al suo, nonostante disistimi la madre per quel che subisce. Il matrimonio allora era una condanna e Delia pian piano si sorprende, tanto che non capisce perché la figlia non le sia grata se lei si prende le colpe al posto suo, per esempio: così, piano piano, Delia arriva alla consapevolezza, trascinata dagli eventi.
Cortellesi non disprezza la tradizione, anzi, lei stessa è sposata e non è contro le promesse d’amore: solo, si dice dispiaciuta che ancora oggi alcune ragazze ripongano nel matrimonio tutte le proprie aspettative, senza voler affermare la propria e crede che questo sia un pericolo.
Nel film, i cattivi – Valerio Mastandrea e Giorgio Colangeli, il suocero – non hanno nessun fascino e noi ridiamo di loro. E sono stati disegnati così perché non ci fosse nessun rischio di emulazione: era qualcosa a cui Cortellesi teneva tanto, e proprio per questo voleva che fossero loro a tenere la chiave più forte del registro del ridicolo; ridicolizzare un cattivo significa neutralizzarlo e Mastandrea ha avuto un ruolo difficile in tal senso, riuscire a essere aguzzino e, al tempo stesso, un idiota.
Se Cortellesi non imita nessuno, è un po’ inevitabile, per atmosfera, per trama, ricondurre C’è ancora domani a registi come Ettore Scola, capace di far commedia dicendo cose importanti: Cortellesi ammette di amarlo, così come Monicelli, “registi con cui mi sono formata da spettatrice; come Risi e Comencini”. Scola ha raccontato con ironia e cinismo la nostra società, con una comicità immediata, raccontando i miserabili, le tragedie della vita.
Di una cosa, comunque, Paola Cortellesi è certa, e cioè di non aver mai avuto intenzione di voler far passare “un messaggio” col suo film: il suo desiderio era raccontare questa storia come stimolo di conversazione e di pensiero; è accaduto quello che sperava.
Dopo l’incontro con Paola Cortellesi, i prossimi appuntamenti di ABC prevedono altri grandi del cinema italiano come Marco Bellocchio e Pierfrancesco Favino.
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