Pasolini e noi. Quel cinema inventato giorno per giorno

A 40 anni dalla sua tragica e tuttora non chiarita uccisione, ricordiamo l'intellettuale lucido e profondo, a volte scomodo e provocatorio, che ha segnato la storia culturale del nostro Paese


Quel cinema inventato giorno per giorno
(articolo tratto da CinecittàNews Paper n.04 / novembre 2005)

“Gli sono stato molto vicino quando girava Accattone, l’ho visto nascere come regista e ho visto nascere il cinema con Pasolini, perché Pier Paolo non aveva esperienza di cinema, lo inventava giorno per giorno, e ogni volta che si applicava a una prova, accadeva sempre qualcosa di un po’ magico. Quel 2 novembre 1975 successe qualcosa che ha tolto a me e al nostro paese la voce più forte, più importante, più geniale come artista, ma anche profetica perché aveva capito tutto quello che sarebbe accaduto negli anni a venire. Negli editoriali che scrisse per il ‘Corriere della Sera’ e che poi sono usciti con il titolo ‘Scritti corsari’, Pasolini parlò degli anni che avremmo vissuto. Per me è come se non fosse morto, come succede con gli amici più cari quando se ne vanno, una loro immagine interna resta dentro di me, sono vivi, sento la loro voce e mi sembra di averli incontrati”. Così Bernardo Bertolucci l’ha ricordato di recente alla Casa del Cinema di Roma, a 30 anni dalla sua tragica e tuttora non chiarita uccisione. Anche noi con queste pagine vogliamo ricordare Pasolini, intellettuale lucido e profondo, a volte scomodo e provocatorio, che ha segnato la storia culturale del nostro Paese. Abbiamo scelto il modo più semplice e diretto: le testimonianze di coloro che l’hanno conosciuto e hanno lavorato con lui sul set.

Non c’è l’intenzione di dire qualcosa di nuovo e d’inedito, perché molto è stato scritto e detto di lui regista, se non quella di riunire intorno a un immaginario tavolo i compagni di viaggio dei suoi film. Alcuni purtroppo sono mancati nel frattempo, Sergio Citti e Tonino Delli Colli, altri hanno rinunciato a parlare, forse temendo il già detto. Ma alla fine le voci qui raccolte sono autorevoli e a loro abbiamo affiancato un critico cinematografico, che indaga uno dei tanti progetti filmici rimasti sulla carta, e un regista, che ha recuperato e rielaborato un suo documentario che sembrava irrimediabilmente perduto. E per illustrare i testi abbiamo riscoperto un Pasolini meno conosciuto, pittore, che affianca le tante altre anime artistiche dell’uomo: regista, scrittore, poeta, drammaturgo, polemista e saggista. I dipinti e i disegni qui pubblicati fanno parte dell’Archivio Pier Paolo Pasolini che l’erede Graziella Chiarcossi ha affidato nel 1988 all’Archivio contemporaneo del Gabinetto Vieusseux di Firenze e ai quali va il nostro ringraziamento per il consenso dato alla loro pubblicazione su CinecittàNews Paper. E un grazie va alle Edizioni Polistampa di Firenze il cui catalogo, pubblicato in occasione di una mostra allestita nel 2000 a Cremona, ci ha aiutato nella scelta delle immagini. Molti disegni risalgono agli anni della gioventù in Friuli, così come i dipinti di derivazione espressionistica e neocubista. Altri lavori coprono il periodo che va dalla metà degli anni ’60 alla morte; risale infatti al 1975 una serie di profili del suo maestro Roberto Longhi, storico e critico d’arte. In un appunto databile intorno al 1970, uscito su “Bolaffi Arte” e ripubblicato nel catalogo sopracitato, Pasolini stesso presenta i suoi lavori, a partire da quelli realizzati negli anni ‘40: “Per la maggior parte i disegni di quel periodo li ho fatti con il polpastrello sporcato di colore direttamente dal tubetto, sul cellofan; oppure disegnavo direttamente col tubetto, spremendolo. Quanto ai quadri veri e propri, li dipingevo su tela da sacco, lasciata il più possibile ruvida e piena di buchi, con della collaccia, e del gesso passati malamente sopra… I pittori che mi hanno influenzato nel ’43 quando ho fatto i primi quadri e i primi disegni sono stati Masaccio e Carrà (che sono, appunto, pittori materici). Il mio interesse per la pittura è cessato di colpo per una decina o una quindicina d’anni, dal periodo della pittura astratta a quello della pittura “pop”. Ora l’interesse riprende. Sia nel ’43 che adesso i temi della mia pittura non possono che essere stati e essere familiari, quotidiani, teneri e magari idilliaci”. Il nostro ricordo si colloca in un panorama ricco di mostre, rassegne, eventi, programmi tv, nuovi libri dedicati all’artista.

Tra i tanti eventi tutti degni di nota, vogliamo tuttavia segnalarne due. La decisione del Comune di Roma di costituirsi parte offesa e dunque di richiedere la riapertura dell’inchiesta dopo le dichiarazioni di Pino Pelosi, lo scorso maggio al programma tv “Ombre del giallo”, secondo cui a uccidere Pasolini sono stati tre uomini con un accento del Sud e non lui che per l’omicidio ha scontato la pena. E illuminanti sono le ipotesi avanzate sul delitto da Gianni Borgna e Carlo Lucarelli in un saggio su “Micromega”. Inoltre consigliamo l’intenso documentario La voce di Pasolini, realizzato da Matteo Cerami e Mario Sesti, che racconta di Pasolini, solo attraverso i suoi testi, la lingua così colma di emozioni e rabbia, carica di amore e sdegno. Proprio come il suo cinema. (Stefano Stefanutto Rosa

SCARICA IL DOSSIER COMPLETO “PASOLINI E NOI” con le testimonianze di Avati, Bini, Calopresti, Cosulich, Ferretti, Infascelli, Lizzani, Maraini, Morricone, e le illustrazioni di un Pasolini meno conosciuto, pittore.

02 Novembre 2015

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