Una Napoli piena di mistero e di femminile sensualità è la protagonista dell’ultimo film di Ferzan Ozpetek, Napoli velata, in 350 sale Warner dal 28 dicembre, con Giovanna Mezzogiorno, che torna a lavorare con Ozpetek a quindici anni da La finestra di fronte, e Alessandro Borghi, protagonisti di una schermaglia sensuale, prima, e di una notte appassionata poi. La relazione tra i due sembra non finire lì, tanto che si danno appuntamento per il giorno dopo, ma la situazione precipita improvvisamente e Giovanna Mezzogiorno (Adriana) rimane coinvolta in un delitto che la trascina al centro di un’indagine dai contorni inquietanti. Un evento inaspettato che la costringe a rimettere in discussione tutta la propria vita e intraprendere un percorso di cambiamento che diventa indagine dentro se stessa e il proprio passato. I due si incontrano mentre assistono alla messa in scena dell’antichissimo rito della figliata, ancestrale rituale di fecondità in cui un gruppo di femminielli, guidati da Peppe Barra, si comporta come se stesse partorendo. “Quando ho assistito la prima volta alla figliata – spiega il regista – mi aveva molto colpito il personaggio che mette un velo semitrasparente davanti agli occhi degli spettatori affinché tutto venga solo intravisto, perché la verità per essere capita meglio va sentita più che guardata”. Proprio come succede nella scultura marmorea del Cristo velato, che richiama subito alla mente il titolo del film, il velo non copre ma rivela meglio i lineamenti del volto: “Il velo non occulta ma svela. Questo inno all’ambiguità mi sembrava una sintesi perfetta di una città come Napoli in cui convivono, quasi in un perfetto amalgama, religione e scienza, paganesimo e cristianesimo, superstizione e razionalità”.
Un personaggio complesso quello interpretato da Giovanna Mezzogiorno, che oscilla tra sessualità, bisogno d’amore e chiusura nei confronti della realtà: “Una storia incredibile, profonda, diversa da qualsiasi altra avessi letto finora”, non esita a definirla la Mezzogiorno che ha ammesso di aver subito abbracciato con entusiasmo il progetto. “Il mio è un ruolo molto complesso che comprende tanti aspetti del femminile: la passione, ma anche la solitudine e il disagio mentale. Adriana è una donna borghese e la sua vita quotidiana permette di mostrare gli interni di una Napoli che non viene molto rappresentata al cinema, sfarzosa e carica di storia, e al tempo stesso oscura e affascinante”. Tra le scene del film molto intensa quella della passione erotica tra i due protagonisti: “L’ho vissuta con una certa, normale, tensione prima di girarla – ammette la Mezzogiorno – perché sapevo quanto fosse uno snodo importante per la storia, ma poi abbiamo immediatamente avuto una grossa chimica e si è creta una situazione di grande intesa professionale che ha fatto sì che non ci fosse alcun imbarazzo, tensione o pudore”. Un’atmosfera di intesa sul set confermata da Alessandro Borghi: “Ho trovato un ambiente di estrema libertà e leggerezza, ma al tempo stesso di grande professionalità. Nulla è stato fatto solo per dovere, ma è come se dal primo ciak fosse partito un treno su cui tutti siamo saliti e ci siamo lasciati trasportare”.
Sullo sfondo una città colorata e misteriosa, la Napoli di cui Ozpetek si dice profondamente innamorato, conosciuta in occasione della cura della regia de La Traviata al San Carlo, e che ha cercato di descrivere senza entrare nel folcloristico o nello già visto: “Napoli è una città meravigliosa, con la quale ho un rapporto viscerale e che amo perdutamente in ogni suo aspetto, così come amo i suoi abitanti e il loro modo di affrontare le cose. Napoli è donna, è femmina, e in un certo senso lo sono tutti i personaggi del film, anche il commissario (Biagio Forestieri) che è materno nel suo rapporto con il figlio e Peppe Barra che lo è nei confronti di Adriana. Ovunque sono andato a Napoli mi hanno sempre spalancato le porte, come la bellissima Farmacia degli Incurabili dove ho girato alcune scene del film nonostante in tanti mi dicevano che sarebbe stato impossibile ottenere l’autorizzazione. Mi sarebbe anche piaciuto girare nel Cimitero delle Fontanelle, con tutti quei teschi, ma poi ho rinunciato, è stato già set di troppi film. Anche se, poi, un set già utilizzato da altri l’ho usato anch’io, il palazzo Caracciolo, che appartiene a un principe mio amico, dove ho scoperto che erano stati ambientati L’oro di Napoli di De Sica e Viaggio in Italia di Rossellini”. Nel cast corale, tra gli altri, anche Anna Bonaiuto, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone, Loredana Cannata e Lina Sastri, irriconoscibile in scena con un’acconciatura biondo platino: “Ringrazio Ferzan perché, cambiandomi totalmente nell’aspetto, mi ha costretta a rimettermi in discussione e a smuovermi dalla mia zona di confort. Ma lo ringrazio soprattutto perché ha guardato Napoli come va guardata: una domanda con poche risposte”. Come succede spesso nei film di Ozpetek, la colonna sonora, con le musiche originali di Pasquale Catalano, riveste un ruolo particolare: “C’è una meravigliosa canzone sul finale cantata mirabilmente da Arisa, Vasame, che nell’ascoltarla la prima volta cantata da Beppe Barra mi ha suggerito la scena”.
Napoli velata è prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli per R&C Produzioni con Warner Bros. Entertainment Italia e Faros Film.
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