Ousmane Sembène denuncia l’infibulazione


Dopo Paradise now, Amnesty International e Lucky Red tornano a collaborare, presentando Moolaadé dell’83enne regista senegalese Ousmane Sembène, che lo ha girato in un villaggio del Burkina Faso, con troupe e attori africani. La storia racconta la ribellione di una donna africana conosciuta tra la sua gente per essersi rifiutata di sottoporre la figlia alla pratica della mutilazione degli organi genitali femminili (la salindè). Qualche tempo dopo, quattro ragazzine scappano per sottrarsi a questo rito purificatorio e chiedono protezione alla donna nel rispetto dell’antico e inviolabile diritto d’asilo (il moolaadè).

 

Per la presentazione del film, che uscirà l’8 marzo distribuito da Lucky Red e vincitore di Un Certain Regard a Cannes 2004, si è svolta a Roma una tavola rotonda, alla presenza di Mohamed Aden Schek ex ministro della Sanità senegalese, Liliana Tersigni corrispondente Rai da El Cairo, Michela Goito di Amnesty International, Carla Pasquinelli docente di Antropologia culturale all’Orientale di Napoli e Emma Bonino eurodeputata radicale.

Se è vero, come ha più volte dichiarato Ousmane, che “in Africa non si fa cinema per vivere, ma per comunicare e militare”, Moolaadé è un film che farà di sicuro discutere. Intanto, perché le mutilazioni genitali femminili (che coinvolgono 130mila donne nel mondo e circa 3 milioni di ragazzine a rischio ogni anno) non hanno nulla a che fare con la religione: la pratica è molto più antica dei testi sacri (Talmud, Bibbia e Corano), risale a Erodoto e a oscure pratiche degli antichi faraoni. E oggi è praticata solo perché gli uomini vogliono controllare la sessualità femminile, al costo di malattie psicologiche e fisiche, a volte persino mortali, inflitte sulle donne. L’uscita del film, l’8 marzo, sarà anche un modo per ricordare, grazie al sostegno di Amnesty International, le violenze subite dalle donne di tutto il mondo: tra le pareti domestiche, in nome dell’onore, nei posti di lavoro, durante le guerre e nel traffico di esseri umani finalizzato alla prostituzione.

“E’ comunque positivo – ha ricordato la Bonino – l’atteggiamento del nostro Paese che lo scorso 22 dicembre si è dotata di una legge contro le mutilazioni genitali femminili. A riguardo sono stati stanziati 5 milioni di euro per avviare una campagna d’informazione che potrà essere condotta anche dalle immigrate che vivono in Italia”.

03 Marzo 2006

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