No tenemos miedo per l’11 marzo

Venerdì 11 marzo, alle ore 21, proiezione speciale di No tenemos miedo di Manuele Franceschini al cinema Troisi. Sarà presente il regista con Laura Petruccioli di Amnesty International


L’11 marzo è un giorno emblematico per il Cile. Era l’11 marzo quando nel 1990 si concluse la dittatura di Pinochet, mentre l’11 marzo di quest’anno il presidente entrante Gabriel Boric presterà giuramento al paese. 35 anni, ex leader del movimento studentesco, capo della coalizione di sinistra Apruebo Dignidad, Boric ha inserito nel suo programma la riforma delle forze di polizia, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani durante le proteste del 2019.

Venerdì 11 marzo, alle ore 21, proiezione speciale di No tenemos miedo di Manuele Franceschini al cinema Troisi. Sarà presente il regista Manuele Franceschini e, con lui, Laura Petruccioli di Amnesty International Italia, che ha dato il patrocinio al film, distribuito da Lucky Red e Luce Cinecittà. Leggi l’articolo 

Presentato in anteprima alla 16ma edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Riflessi, No tenemos miedo racconta la protesta dei cittadini contro il governo cileno di Piñera, la rilbellione esplosa nell’ottobre 2019 a seguito dell’aumento del prezzo del trasporto pubblico. 

“Non è per i trenta pesos. È per i 30 anni”, è la frase simbolo della rivolta, che affonda le radici in decenni di malcontento, conseguenza di un selvaggio sistema neoliberale che ha privato la gente dei servizi più essenziali, in un paese mai tornato ad una vera democrazia a trent’anni dalla fine della dittatura di Pinochet.

A difendere il Cile in rivolta è la Primera Linea, un servizio d’ordine spontaneo che difende i manifestanti, eroi anonimi della resistenza cilena, che si oppongono ai soprusi e alla repressione senza leader o partito politico alle spalle. Ragazzi e ragazze, che lottano nel nome della dignità, che rispondono con fionde, pietre e armi improvvisate ai gas lacrimogeni, ai pallettoni che mirano agli occhi e agli idranti che sparano getti d’acqua con prodotti chimici. E che nel frattempo suonano, danzano, intonano parole di rivolta al ritmo del rap e dei canti tradizionali della rivoluzione.

Tra questi anche i cameramen che hanno realizzato il documentario insieme a Manuele Franceschini e che hanno utilizzato la cinepresa come arma per raccontare una repressione brutale. Riprendono scene di protesta e guerriglia urbana attraversano le strade e le piazze del paese: il popolo affolla la celebre Plaza Italia, la zona zero delle manifestazioni cilene, ribattezzata ormai Plaza de la Dignidad.

“Abbiamo deciso di patrocinare il film perché è necessario non dimenticare, anche per l’impunità che ancora ne consegue, quel periodo di spaventosa violenza dell’autunno del 2019 in Cile. La violenza dei Carabineros, lungi dall’essere frutto di azioni isolate, è stata la conseguenza di un ordine ben preciso: disperdere a ogni costo le singole manifestazioni e scoraggiare in ogni modo la protesta sociale”, ha affermato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.  

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04 Marzo 2022

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