Dai 60 anni di ‘The Sound of Music’ agli Oscar 2025

Nel 1965 approdava nelle sale il musical Tutti insieme appassionatamente, che ha ridefinito per sempre il genere. Anche agli Oscar 2025, tra 'Wicked' ed 'Emilia Pérez', si torna a cantare


Quando uscì al cinema Tutti insieme appassionatamente conquistò il mondo, ottenendo l’Oscar come miglior film e mantenendo il primo posto al botteghino per cinque anni consecutivi. Per milioni di persone, rappresenta una rara combinazione di una storia potente e commovente, musica di prim’ordine e paesaggi mozzafiato.

Il suo impatto culturale ha superato i confini del cinema, influenzando generazioni di spettatori e artisti. Ancora oggi, esattamente sessant’anni dopo, il film viene celebrato come uno dei più grandi musical di tutti i tempi, mantenendo una popolarità straordinaria grazie a trasmissioni televisive e rappresentazioni teatrali in tutto il mondo.

Era il 1965 quando approdò nelle sale il musical Tutti insieme appassionatamente (The Sound of Music), adattamento del celebre spettacolo di Broadway con le musiche di Rodgers & Hammerstein. Il film di Robert Wise, con Julie Andrews e Christopher Plummer, incarna il periodo d’oro del genere, rappresentando la quintessenza del musical classico: narrazione sentimentale, numeri spettacolari e una colonna sonora intramontabile. Con il suo mix di melodie intramontabili come Do-Re-Mi e My Favorite Things, il film ha ridefinito il genere, conquistando cinque premi Oscar e un successo di pubblico senza precedenti.

Il cinema si mette a parlare e a cantare

Nel 1927, Il cantante di jazz (The Jazz Singer) rivoluzionò il cinema diventando il primo film sonoro della storia. Diretto da Alan Crosland e interpretato da Al Jolson, non solo segnò l’inizio dell’era del sonoro, ma fu anche il primo musical cinematografico. La pellicola includeva brevi scene dialogate e numeri musicali sincronizzati, in cui il protagonista si esibiva in canzoni eseguite dal vivo sul set e poi riprodotte con il sistema Vitaphone.

La sua innovazione tecnica aprì la strada all’industria musicale e cinematografica, dando il via all’epoca dei grandi musical di Hollywood.

Ginger & Fred

Dopo Il cantante di jazz, il musical divenne un genere dominante nell’industria cinematografica, con Hollywood che sperimentò nuove tecnologie e forme narrative. Negli anni ’30, Busby Berkeley ridefinì il linguaggio visivo del musical con coreografie elaborate e spettacolari riprese dall’alto, creando sequenze oniriche e geometriche che trasformavano le scene in veri e propri tableaux vivants. Film come Quarantaduesima strada e La danza delle luci contribuirono a stabilire un’estetica innovativa per il genere.

Negli anni ’40, il musical si raffinò ulteriormente con l’ascesa delle grandi coppie di ballerini e l’introduzione del Technicolor. La collaborazione tra Fred Astaire e Ginger Rogers generò alcuni dei più memorabili momenti del cinema musicale, come in Cappello a cilindro (1935) e Follie d’inverno (1936). Parallelamente, l’influenza della musica jazz e delle big band contribuì a una maggiore varietà stilistica. Film come Incontriamoci a Saint Louis (1944), con Judy Garland, consolidarono il musical come una forma d’arte popolare e sofisticata, pronta a evolversi ulteriormente nel dopoguerra.

Dalle stelle alle stalle e ritorno

Negli anni ’50 e ’60, Hollywood produce musical con produzioni sfarzose, set imponenti e coreografie elaborate. Oltre a Tutti insieme appassionatamente, trionfano West Side Story (1961), My Fair Lady (1964) e Mary Poppins (1964), consolidando il musical come uno dei generi più popolari e redditizi dell’epoca.

Grazie a tecnologie come il Technicolor e l’uso innovativo del Cinemascope, questi film offrono spettacoli visivamente straordinari che attirano il pubblico nelle sale. La fusione tra performance attoriali, numeri di danza e partiture orchestrali raffinate fa sì che il musical sia percepito come un genere capace di regalare esperienze immersive e indimenticabili.

Tuttavia, con l’arrivo degli anni ’70, il genere affronta una crisi significativa. Il pubblico comincia a preferire storie più realistiche e uno stile cinematografico meno artificioso. Il declino del sistema degli studios e la crescita del cinema d’autore mettono in discussione la tradizione del musical classico, portando a una drastica riduzione delle produzioni di alto profilo.

Eppure, il musical non scompare, ma si trasforma. Film come Cabaret (1972) di Bob Fosse reinventano il genere, fondendo canzoni e dramma con un linguaggio cinematografico più moderno e incisivo. L’approccio di Fosse abbandona il tradizionale ottimismo del musical classico, adottando una messa in scena più cupa e realistica, con un uso innovativo del montaggio e della coreografia per enfatizzare il significato narrativo delle canzoni. Questo segna l’inizio di una nuova fase per il musical, che nei decenni successivi continuerà a sperimentare e a reinventarsi per restare rilevante.

The Disney’s revolution

Dagli anni ’90, il musical trova nuova linfa vitale. Disney ne diventa il principale promotore con successi animati come La Bella e la Bestia (1991) e Il Re Leone (1994), riportando il musical al centro dell’industria dell’intrattenimento per un pubblico globale. Parallelamente, Broadway continua a essere una fucina di innovazione con spettacoli di grande impatto, come Rent (1996), che introduce tematiche più adulte e una colonna sonora influenzata dal rock, Wicked (2003), che reinterpreta il mito del Mago di Oz con una prospettiva inedita, e Hamilton (2015), che fonde rap, hip-hop e teatro classico per raccontare la storia della nascita degli Stati Uniti.

Sul grande schermo, film come Moulin Rouge! (2001) e Chicago (2002) dimostrano che il musical può ancora affascinare il pubblico con un’estetica più dinamica e contaminata da altri generi. Moulin Rouge! di Baz Luhrmann fonde il jukebox musical con un’estetica videoclip, mentre Chicago di Rob Marshall riporta in auge la spettacolarità di Broadway con una messa in scena cinematografica raffinata. Nel decennio successivo, il successo di adattamenti come Les Misérables (2012) e LaLa Land (2016) conferma l’intramontabile capacità del musical di reinventarsi e conquistare nuove generazioni di spettatori.

I nuovi musical da Oscar

A distanza di quasi sessant’anni da Tutti insieme appassionatamente, due musical molto diversi tra loro sono tra i protagonisti della stagione cinematografica e delle nomination agli Oscar: Wicked e Emilia Pérez.

Wicked, adattamento dell’omonimo musical di Broadway, racconta la storia mai narrata delle streghe di Oz, esplorando il punto di vista di Elphaba, futura Strega dell’Ovest. Il film prosegue la tradizione dei musical spettacolari e fantasy, un genere sempre più centrale nell’industria hollywoodiana. Con una produzione imponente, effetti speciali innovativi e un cast stellare, il film punta a ridefinire il concetto di musical cinematografico moderno, con un’estetica che unisce grandiosità e profondità emotiva.

Dall’altro lato, Emilia Pérez, di Jacques Audiard, ribalta ogni aspettativa sul genere. Mescolando noir, dramma e musica, il film segue la trasformazione di un boss del cartello messicano che, dopo un’operazione di riassegnazione di genere, cerca una nuova identità e redenzione. La pellicola si distingue per un approccio audace alla narrazione musicale, integrando il canto in modo organico e innovativo. Il film affronta temi sociali rilevanti e sfida le convenzioni del musical tradizionale, dimostrando quanto il genere possa essere un veicolo per storie contemporanee e profonde. La sua candidatura agli Oscar segna un passo significativo per la rappresentazione inclusiva e per l’evoluzione del musical come mezzo di espressione artistica.

Film musicali: un amore senza tempo

Dal candore di Tutti insieme appassionatamente alla complessità narrativa di Emilia Pérez, il musical si è trasformato, adattandosi alle esigenze del pubblico e alle evoluzioni del linguaggio cinematografico. Se un tempo era solo evasione e spettacolo, oggi è anche sperimentazione e racconto di storie inedite. Negli ultimi decenni, il genere ha incorporato influenze da diversi linguaggi visivi e narrativi, spaziando dall’estetica videoclip di Moulin Rouge! alla fusione tra musical e biopic in film come Rocketman e Bohemian Rhapsody.

Parallelamente, la diversificazione dei temi affrontati dai musical ha permesso di rompere con le convenzioni del passato: da storie fiabesche e romantiche si è passati a narrazioni più complesse e stratificate, come dimostrano opere recenti che uniscono critica sociale, esplorazione dell’identità e innovazione stilistica. Il fatto che due film tanto diversi come Wicked ed Emilia Pérez siano in corsa per l’Oscar evidenzia quanto il musical, nella sua continua reinvenzione, sia ancora una delle forme più affascinanti del cinema contemporaneo, capace di adattarsi alle nuove sensibilità del pubblico e di sfidare le aspettative del genere.

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02 Marzo 2025

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