Nina Di Majo


Dopo l’autunno, L’inverno. Primavere per ora non ne vede, Nina Di Majo. Venticinque anni, napoletana, un esordio all’ombra di Nanni Moretti (Autunno, appunto). Un cinema della nevrosi e dello spaesamento, di circoli altoborghesi, un po’ aridi, post-industriali. Da una Napoli quasi irriconoscibile alla Roma “nordica” di questo nuovo progetto prodotto da Giorgio Magliulo e da Raicinema con i soldi del fondo di garanzia (budget totale: 4 miliardi; 9 le settimane di riprese).
L’inverno è la storia di due coppie che rasentano lo scambio, un girotondo sentimentale inespresso imperniato sulla rivalità tra due donne (Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino) che si scambiano gli uomini (Fabrizio Gifuni e Yorgo Voyagis) o immaginano di farlo.

Perché dici che non vedi una possibile primavera?
Se cambiano le cose intorno… Il momento storico e culturale del paese si riflette a livello personale nelle relazioni umane. E’ un momento di deserto ed è facile sentirsi spaesati. Ma per fortuna ci sono passioni che rompono il ghiaccio.

Nel tuo esordio eri anche protagonista, qui hai deciso di non recitare. Perché?
Recitare è stato molto angosciante, non essendo un’attrice. Stavolta preferivo raccontare con lucidità.

Tu hai 25 anni, ma scegli di parlare dei trentenni, una generazione molto cinematografica dopo Muccino…
Io sono un po’ un caso a parte, a 25 sono pochi quelli che lavorano e vivono fuori casa come me. Dunque mi sento più vicina, esistenzialmente, ai trentenni. Però L’inverno non è un manifesto di una generazione. E’ una favola di sentimenti e paure. Di emozioni. Niente di mucciniano.

Come spieghi il rispecchiamento tra le due donne?
A un’osservazione superficiale sono opposte: una è forte, pratica e solare; l’altra fragile, docile e timida. In realtà, via via che si rivelano, cominciano a confondersi. E’ un meccanismo psicologico comune.

Quali sono i tuoi modelli?
Tanti. Bergman, Allen, Hitchcock, Bunuel, Truffaut, Godard, Welles, Moretti.

Cosa pensi della “Stanza del figlio”?
Bellissimo. Di una maturità estrema. Capace di smuovere il dolore più sommerso che uno può avere e farlo venire a galla.

Come hai fatto a convincere due star come Valeria Golino e Valeria Bruni?
Infatti avevo il terrore che non accettassero!

Cosa pensi del cinema italiano in questo momento?
Penso che il famoso cinema medio tanto bramato esiste e la gente infatti comincia ad andare a vedere i film italiani. Però i prodotti di qualità e il cinema d’autore sono ancora una rarità.

autore
18 Aprile 2001

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