Michele Placido e l’onorevole disonorevole


TAORMINA – Prendete il tram e andate in mezzo agli uomini, come diceva Zavattini. Solo che lui lo consigliava agli sceneggiatori a corto di idee, mentre Michele Placido lancia l’invito ai politici italiani, sempre più scollegati dal paese e travolti da scandali di ogni sorta. L’attore e regista ha incontrato gli studenti al Campus del Taormina FilmFest in una lezione moderata da Mario Sesti. Il cineasta pugliese, classe 1946, è diviso tra l’onorevole disonorevole di Viva l’Italia! di Massimiliano Bruno (Nessuno mi può giudicare) e il nuovo impegno da regista con Le guetteur, polar girato in Francia con un cast internazionale (Daniel Auteuil, Mathieu Kassovitz, Olivier Gourmet). Senza dimenticare la produzione, che ultimamente lo appassiona molto: sta cercando di trovare finanziamenti per un progetto da affidare alla regia di Valerio Binasco, la storia di un ragazzo che decide di togliersi la vita e lo annuncia ai genitori. “E’ un testo che fa pensare al teatro arrabbiato inglese degli anni ’60, ma nessuno lo vuole produrre”.

A che punto è “Le guetteur”?
Uscirà in Francia a settembre, in Italia più avanti con 01 Distribution, non credo che sia un film da festival, non ha ambizioni d’autore ma è piuttosto un polar alla francese, che parte con la scena di una rapina e di un grande scontro a fuoco, come un poliziottesco classico. Anche se non abbiamo i mezzi degli americani, ho visto e rivisto Heat di Michael Mann. Comunque il cinema francese ha il triplo dei nostri mezzi e ti dà la possibilità di lavorare con gli attori già uno o due mesi prima dell’inizio delle riprese.

 

C’è qualche eco di “Romanzo criminale”, che è diventato quasi un marchio di fabbrica del cinema recente di Michele Placido?
Sì, non manca l’introspezione, il senso di solitudine. Ho avuto attori bravissimi, come Auteuil che fa una cosa che non ha mai fatto e Kassovitz, che ha il ruolo del titolo, quello del cecchino, rincorso dalla polizia. I francesi ci apprezzano, ci ammirano e quasi ci invidiano perché senza una lira riusciamo a fare belle cose. Matteo Garrone, unico italiano in concorso, ha vinto un premio importante, loro erano dodici ma sono rimasti a secco.

“Viva l’Italia!” è una commedia corale dove lei è padre di tre figli (Ambra Angiolini, Alessandro Gassman e Raoul Bova) ciascuno simbolo di un male sociale dei nostri tempi.
C’è una bella ragazza che vuole andare in tv a tutti i costi ma ha la zeppola, un medico maneggione in un ospedale allo sfascio e un incompetente raccomandato che ha fatto carriera in un’azienda… Un giorno il mio personaggio ha un incidente e comincia a vomitare le volgarità che ha vissuto nella sua carriera politica e mette in crisi tutto il partito, ma anche i figli saranno spiazzati e quando lui cercherà di rimetterli in riga sarà troppo tardi. È una parabola amara, ma Massimiliano Bruno sa far ridere anche nei momenti più seri. Mi fa pensare al Monicelli prima maniera, perché il suo non è puro divertimento ma qualcosa di più. Il film è apparentemente una commedia dal piglio molto popolare ma sotto c’è l’ambizione di scaricare la rabbia nei confronti di chi ha tradito la fiducia del paese.

Ci sono echi dell’attualità di questi anni, degli scandali e della corruzione, delle piccole dinastie e della raccomandazione televisiva.
I riferimenti sono evidenti. La famiglia di Viva l’Italia! è romana ma potrebbe essere leghista. Anche Bossi è stato travolto dagli scandali, deluso dal figlio e sta pagando un prezzo altissimo. E viene da pensare anche all’arresto di Lusi. Poi si parla anche di ospedali allo sbando, della Rai, di aziende dove lavoravo persone incapaci ma raccomandate dai partiti. Non è un film qualunquista, tutt’altro: il mio personaggio, alla fine, fa un discorso in televisione in cui confessa le sue malefatte e si mette a disposizione della magistratura. Lì c’è l’ultima possibilità di riscatto per il protagonista. Ma ce lo vedi un politico italiano che indossa il saio e finalmente diventa un uomo come Re Lear nella tragedia di Shakespeare che sto per portare in scena a Verona? Il potere acceca e magari anche Grillo quando andrà al potere sarà accecato.

23 Giugno 2012

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