Un’attrice porno spietata e decisa a tutto pur di diventare una star di Hollywood. Un film che, finalmente, potrebbe rendere realtà il suo sogno. L’incubo di un serial killer e di una setta satanica che angoscia gli abitanti di Los Angeles. Gli anni ’80, patinatissimi ed eccentrici. E tanto, anzi “tutto” cinema. Sono questi gli ingredienti di Maxxxine, il terzo e ultimo capitolo della trilogia horror di Ti West, il più tarantiniano dei registi americani dopo Tarantino, in uscita nelle sale italiane il 21 agosto (distribuzione Lucky Red).
Se nei primi due capitoli della trilogia, Pearl e X, l’ambientazione era il Texas del 1918 e del 1979, West sposta il terzo nella Los Angeles del 1985. Nella città simbolo dell’industria cinematografica, Maxine Minx (una straordinaria Mia Goth), attrice porno e spogliarellista, cerca l’occasione che plachi la sua ossessione per la fama. La svolta, puntuale, arriva. Maxine conquista la parte principale in La Puritana II, un horror su una setta satanica che semina morte a Los Angeles.
Il film nel film instaura un gioco di specchi tra cinema e realtà. Sì, perché proprio in quel periodo la città è sconvolta dagli omicidi di una setta satanica, che sembrano ruotare attorno alla sua persona – cinema che diventa realtà. Come se non bastasse, a frapporsi tra lei e il successo, c’è anche la minaccia del serial killer, Night Stalker, che negli anni ’80 terrorizzò davvero Los Angeles – realtà che diventa cinema.
Minx, però, non è certo tipo da scoraggiarsi. E con una determinazione che sconfina spesso nella spietatezza, regolerà uno dopo l’altro i conti con chi intende fermarla, compreso quelli con il proprio passato. Ci sono, insomma, tutte le condizioni per un horror avvincente, questa volta declinato secondo il sotto-genere slash. I generi rappresentati sono molti, tuttavia. Si può anzi dire che la trama sia una concatenazione, geometrica e sapiente, di scene di genere, ciascuna ispirata a un film. Il detective John Labat, interpretato da Kevin Bacon, porta una benda sul naso e un cappello identici a quelli di Jake Gittes di Chinatown. L’assassino senza volto che minaccia le donne della città indossa i guanti del killer di Profondo rosso. In una fuga attraverso gli Universal Studios, la protagonista finisce per rifugiarsi nel Bates Motel usato da Hitchcock per Psycho. E così via.
Nel film si vedono sì scene splatter di persone fatte a pezzi e cervelli spappolati. Ma l’horror, proprio perché B-Movie per eccellenza, non è che un pretesto per una riflessione sul cinema. La pervasività delle citazioni corrisponde a una tesi: il cinema contiene ogni possibile fatto della realtà. Ed è quindi uno strumento indispensabile per comprenderla. Nel caso di Maxxxine, non si tratta solo di spiegare la Los Angeles del 1985, ma anche l’ossessione americana di oggi per il successo e, come male uguale e opposto, il fanatismo religioso.
Questa raffinatezza, unita alla regia sapiente, al cast stellare (Halsey, Giancarlo Esposito, Kevin Bacon, Elizabeth Debicki, Moses Sumney, Michelle Monaghan, Bobby Cannavale e Lily Collins), alle sfumature psicanalitiche, rendono Maxxxine un’opera di notevole spessore. Per usare le parole della regista di Puritana II Elizabeth Bender, “un film di serie B con idee di serie A”
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