Martin Scorsese ne è certo: l’Industry è morta, e a ucciderla sono state le infinite saghe cinematografiche di supereroi. Fanno discutere in queste ore le dichiarazioni del regista statunitense, intervistato da GQ Usa per parlare dello stato di salute del cinema e dell’imminente uscita del suo nuovo film, Killers of the Flower Moon, presentato a Cannes e in sala dal 19 ottobre.
“Questi film, cosa ti lasciano poi?”, si è chiesto Scorsese interrogandosi sul ruolo dei cinecomics – tema su cui si era già espresso con aspre parole che fecero discutere – e sulle condizioni da ripristinare per garantire un futuro a quest’arte: “Penso che il contenuto prefabbricato non sia davvero cinema. È come se a fare i film ci fosse l’intelligenza artificiale”, ha aggiunto: “E questo non significa che non ci siano grandi registi e professionisti degli effetti speciali che realizzano opere bellissime, ma cosa significa? Cosa fanno questi film, cosa ti darà? A parte una specie di consumazione di qualcosa e poi eliminarlo dalla tua mente, da tutto il tuo corpo, sai? Quindi cosa ti sta dando?”
Dobbiamo partire dalla base, dice Scorsese, “devono essere i filmaker stessi a farlo”. Due i nomi che cita, “ci sono i fratelli Safdie“, i registi di Uncut Gems, e poi “quelli come Christopher Nolan“, il maestro dei blockbuster d’autore contemporanei. Proprio quest’ultimo infatti ha suscitato clamore sul web, dove alcuni registi colleghi di Scorsese hanno fatto notare che proprio Nolan è stato autore di una delle trilogie comunemente riconosciute come responsabili del rilancio dei cinecomics, quella di Batman. Il regista di Doctor Strange Scott Derrickson ha postato su X (ex Twitter) una battuta sulle dichiarazioni di Scorsese, facendo notare che si starebbe “combattendo la cultura dei cinecomic sostenendo il regista della trilogia di Batman”.
Derrickson ha successivamente cancellato il post e precisato che alcune persone “lo hanno interpretato come un attacco a Martin Scorsese – e non lo era”. Il bersaglio era il titolo dell’intervista riportando: “Ne stavo solo sottolineando l’ironia divertente ed evidente”.
In ogni modo, Scorsese non si è limitato a individuare le condizioni di salute del cinema, ma si è anche mostrato rassegnato del fatto che “gli studios non sono più interessati a sostenere le voci individuali che esprimono sentimenti o pensieri personali con un budget elevato, relegandole al genere indie”.
Nel 2019 in un’intervista a Variety il regista aveva descritto i cinecomic supereroistici come “parchi a tema” suscitando una lunga polemica sul web tra detrattori e sostenitori di queste saghe. “Non li vedo – aveva dichiarato Scorsese – ci ho provato, sai? Onestamente la cosa più vicina a cui riesco a pensare, così come sono, con gli attori che fanno il meglio che possono in queste circostanze, sono i parchi a tema. Non è il cinema degli esseri umani che cerca di trasmettere esperienze emotive e psicologiche a un altro essere umano”.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
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