“Il rapporto con i padri è importante da custodire. Quanto abbiamo bisogno di padri, in un mondo che rischia di essere orfano, sradicato”. Così Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione, introducendo l’incontro in Filmoteca Vaticana dedicato alla memoria del critico cinematografico e accademico Mario Verdone, in occasione della presentazione del documentario prodotto da Iterfilm e Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema Mario Verdone, il critico viaggiatore di Luca Verdone. Presenti anche i fratelli Carlo e Silvia Verdone. A promuovere l’evento – riferisce il Sir – la Fondazione Ente dello Spettacolo e la “Rivista del Cinematografo”, il più antico periodico di cinema in Italia, dove lo stesso Verdone ha scritto dal 1947 al 1967.
“È importante fare memoria – ha dichiarato mons. Davide Milani, presidente della Fondazione – Tra pochi anni la nostra rivista compirà un secolo. Dove nasce il prestigio di una testata? Da chi ci scrive con intelligenza e serietà. In cento anni di storia una delle voci più autorevoli è stata quella di Mario Verdone. Desidero richiamare anzitutto il suo essere educatore. Verdone ha fatto diventare un genere ciò che non era: il cinema per ragazzi. Ha recensito infatti i migliori film per ragazzi nei festival e si è battuto perché il cinema entrasse nelle scuole”.
Mons. Milani ha poi aggiunto: “Verdone è stato il primo ad avere una cattedra di cinema in Italia. Si è occupato molto di cinema cattolico. Riporto alcune sue parole: ‘Il film cristiano deve potersi rivolgere a tutti’. E ancora: ‘Il cinema è lo strumento migliore per aprire gli occhi alle masse e per abituarle a pensare'”.
È intervenuto anche Carlo Verdone: “Ringrazio don Davide Milani che ha voluto presentare in questo luogo il film di mio fratello. Mio padre era un appassionato della vita, con una cultura che spaziava a trecentosessanta gradi. Per noi è stato un grande educatore, un grande padre”. E ancora: “Ricordo che dedicava molto tempo allo studio. A volte era anche austero, ma amava tanto la risata. Nei suoi ultimi anni riusciva a insegnare anche rimanendo in silenzio”. Il noto regista ha poi sottolineato: “Papà ci ha aiutato a comprendere il valido dal non valido in ambito culturale e cinematografico. Era un uomo non all’antica, che guardava con curiosità al futuro. Sempre”.
“Devo molto a mio padre – ha chiosato Luca Verdone – Ho il carattere estroverso grazie a lui. Mi ha insegnato sempre ad essere attento alla positività, a cogliere ‘un disegno’ nelle cose. Ho preso da lui la passione per la vita”. La proiezione del film Mario Verdone, il critico viaggiatore è stata preceduta da un’analisi degli scritti di Verdone da parte del giornalista e critico Federico Pontiggia, che ha richiamato alcune delle pagine più significative pubblicate sulla “Rivista del Cinematografo”.
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