Marina Occhionero, 30 anni, nata ad Asti, vive ormai a Bologna da qualche anno, dopo aver studiato tra Milano e Roma, e aver conseguito il diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Nella vita avrebbe voluto studiare giurisprudenza. Poi ha scelto la facoltà di filosofia e lavorando come maschera in un teatro si è avvicinata piano piano alla recitazione, prima con un piccolo ruolo in uno spettacolo, poi con personaggi più importanti.
L’attrice, che ha recitato ne La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi e Il primo re di Matteo Rovere, e anche in House of Gucci di Ridley Scott, è tra le protagoniste di Studio Battaglia, in onda ogni martedì in prima serata, e disponibile su RaiPlay. Nella serie di Rai1, scritta da Lisa Sur Sultan e diretta da Simone Spada, con Lunetta Savino, Barbora Bobulova e Miriam Dalmazio, arrivata alla sua seconda stagione. Occhionero è tornata a interpretare Viola, la figlia più giovane delle tre sorelle Battaglia, l’unica ad aver scelto di non fare l’avvocato e seguire le orme della madre.
Marina, che sfide dovrà affrontare Viola in questa nuova stagione?
Soprattutto un un percorso di crescita ed emancipazione dalla propria famiglia, dopo aver vissuto nel privilegio dello stato sociale della sua famiglia. Un percorso fatto di difficoltà, dolore, ma anche di amore. Dopo essersi sposata e aver perso il bambino che aspettava dal marito, sceglierà di trovare un posto dove andare a vivere insieme a lui, lasciando la casa della madre. Si renderà conto, pero, del caro affitti di Milano.
Studio Battaglia è una serie che tratta tematiche attuali.
Tra i casi di puntata e le relazioni umane e sentimentali delle protagoniste, è una serie che guarda a varie fasce d’età e fa una riflessione importante sui problemi della mia generazione, come la crisi abitativa e le difficoltà lavorative.
Che possibilità in più ti dà interpretare un ruolo in una serie?
Lo avevo già fatto in Monterossi di Roan Johnson. La serialità ti dà modo di approfondire e far conoscere al pubblico degli aspetti più ampi di un personaggio, anche di costruire dei legami saldi con chi lavori e questo è molto importante per la riuscita di una serie.
Come nasce il tuo amore per la recitazione?
Non pensavo avrei fatto l’attrice. Avrei voluto studiare giurisprudenza e poi ho scelto la facoltà di filosofia all’università. Mentre lavoravo come maschera in un teatro a Milano, mi hanno chiesto di fare un piccolo ruolo in uno spettacolo. Da lì è partito tutto. Ho iniziato a fare dei provini per le scuole di recitazione, anche se non ero convinta, e ho studiato alla Silvio D’Amico. Pensavo che sarei rimasta più dietro le quinte, magari avrei fatto la giornalista. E invece sono andata avanti tra spettacoli e set. Ho capito qual era il percorso di vita, anche se ogni tanto mi dico: è tutto bello, bellissimo, ma non sarà per sempre. Tutti i per sempre fanno paura.
Qual è il progetto più stimolante che hai fatto fino ad oggi?
Studio Battaglia sicuramente è uno di questi, sia per le persone che ho incontrato e quello che mi hanno insegnato, sia per il tipo di progetto. Quest’ultimo periodo sto lavorando molto a teatro in versi e poesia, tra Molière e Racine. È interessante muoversi su più fronti. A teatro sicuramente hai modo ogni sera di cambiare l’interpretazione di un personaggio, approfondirlo. C’è un lavoro continuo, diversamente da quello che avviene su un set.
Fare l’attrice quanto è complicato?
Guardandomi intorno mi sento in una posizione avvantaggiata. Certo, è un mestiere discontinuo, dove si accetta il rischio del vuoto e del continuo giudizio, e se non hai una bussola, puoi perderti. Ma è un lavoro che ha anche grandi privilegi, puoi sempre cambiare, sei sempre in movimento, conosci persone nuove che ti danno spunti e punti di vista diversi, una ricchezza immensa.
Con chi vorresti lavorare?
Tra gli italiani, mi piacerebbe molto essere diretta da Giorgio Diritti e Marco Bellocchio. Come internazionale vorrei lavorare con Aki Kaurismäki, il mio regista preferito in assoluto. Un mito per me. Mi piacerebbe solo passarci cinque minuti a chiacchierare insieme.
Hai recitato anche in House of Gucci.
In una scena che si svolgeva durante una festa. È stato un ruolo piccolo in una sequenza di gruppo con Lady Gaga. È stato un regalo anche solo vedere un set del genere, con una produzione gigante. Me l’aspettavo, ma non così. Tutti sapevano esattamente cosa fare durante le riprese.
Ti piacerebbe tornare su un set internazionale così importante?
Se dovesse capitare una nuova mega produzione internazionale, sarei contenta. Ma mi piace più l’idea che c’è dietro un progetto, che la sua imponenza e la sua realizzazione tecnica.
30 anni fa se ne è andato il più grande attore italiano: cos’è stato e cosa poteva essere
La 32enne, giurata al Monte-Carlo Film Festival, racconta perché ha scelto di fare l'attrice, come vive la popolarità e in che modo si prepara ai ruoli da interpretare, anche scegliendo la playlist dei suoi personaggi
L'affermato attore sarebbe stata la prima scelta di Ridley Scott per interpretare Lucius, ma il regista ha infine scelto Paul Mescal, colpito dalla sua straordinaria interpretazione nella serie Normal People
Il film, avvolto nel mistero, è oggetto di speculazioni: si parla di una storia di vampiri negli anni Trenta o di un action futuristico ispirato a Tuono blu, forse un remake, ma nessuna ipotesi sembra vicina alla realtà