BERLINO – Gloria! con il punto esclamativo è il titolo della dirompente opera prima di Margherita Vicario, in concorso a Berlino 74. Un film musicale che scavalca le epoche, parla di rivoluzione femminile e di fine del patriarcato. Un film che ha entusiasmato il festival con reazioni molto positive, se non entusiaste, sia tra i giornalisti, anche internazionali, che allo European Film Market dove è conteso.
Ambientato in un istituto femminile nella Venezia dell’anno 1800, con riferimenti alla vicenda storica di Antonio Vivaldi (l’omaggio è sia nel titolo che nell’uso di sue musiche, tra cui proprio il Gloria) è un film corale a tutti gli effetti. E femminile. Protagoniste sono Teresa (Galatea Bellugi), giovane povera ma dal talento visionario, e le sue “sorelle”, ospiti di un istituto per orfane dove viene data alle ragazze la possibilità di studiare e praticare la musica, ma sempre all’ombra degli uomini (e Paolo Rossi ha il ruolo di un prete musicista cattivissimo e senza più ispirazione, angosciato per l’imminente visita del Papa). In segreto e sopportando molte vessazioni le giovani musiciste trovano il loro ritmo e scardinano le regole dell’Ancien Régime inventando una musica ribelle, leggera e moderna. Destinata a scandalizzare ma anche a coinvolgere.
La trentaseienne Margherita Vicario, nipote d’arte (i nonni sono Rossana Podestà e Marco Vicario) racconta la genesi del progetto, circondata dalle sue attrici: Carlotta Gamba (vista anche in Dostoevskij dei fratelli D’Innocenzo), Veronica Lucchesi, Maria Vittoria Dallasta, Sara Mafodda. Nel cast figurano anche Vincenzo Crea e Anita Kravos.
“Sono cantante, prima che attrice, e nelle interviste mi veniva sempre chiesto cosa pensassi delle donne nella musica oggi – spiega Vicario – Dunque ho fatto una ricerca sulle compositrici, dal 500 al 900, e ho scoperto che ce ne sono state tante, ma dimenticate e oscurate. La fine del ‘700 è sembrato il momento ideale per raccontare questa storia, ambientandola in uno dei quattro Ospedali di Venezia e tra le Figlie di Choro. Gli Ospedali erano istituti assistenziali femminili che impartivano la più alta formazione musicale. Il più noto, l’Ospedale della Pietà, è famoso per essere stato la palestra del Prete Rosso cioè di Antonio Vivaldi che ebbe diverse orchestre al femminile. Così le uniche persone che potevano permettersi di studiare musica a quel livello, nell’apice dello splendore della Venezia Barocca del ‘700, erano le nobili e le orfane! Ma, nonostante la formazione d’eccellenza, queste artiste non potevano fare della musica una professione. E così, mentre nei Conservatori napoletani maschili si formavano musicisti professionisti, negli Ospedali di Venezia le ragazze potevano ambire solo a un buon matrimonio, oppure a suonare a vita per la Gloria di Dio. Il film parla della fantasia di queste ragazze, del loro esprimersi in libertà, quindi ho messo anche la musica del presente”.
C’è un forte elemento di sorellanza, tra queste ragazze. Per Veronica Lucchesi (La Rappresentante di Lista): “Siamo tutte diverse ma spinte dalla stessa urgenza, ognuna di noi esprime il suo desiderio a modo suo e con il suo sguardo. Ma il nostro risveglio è corale. Ho incontrato questo progetto in un momento in cui ero delusa dalla narrazione che sentivo nella musica e dalla rappresentazione sempre uguale dei videoclip, questa esperienza mi ha ridato energia”. E nel film ha un brano tutto suo, “da performer quale è”, come spiega la regista.
“C’è un’amicizia profonda tra loro – suggerisce Sara Mafodda – grazie alla quale si permettono di sognare un’alternativa. Si trovano in questo luogo da tutta la vita, unite dalla musica, che è una via di fuga, ma che è anche schiacciante perché viene loro imposta dall’alto”. Aggiunge Margherita Vicario: “Questo è il momento giusto per sottolineare l’empowerment femminile, il nuovo femminismo è sotto i riflettori. Personalmente odio il pregiudizio per cui le donne si invidiano e sono in competizione tra loro, è un racconto vecchio, superato”.
Vicario, che rivendica al film la natura di fiaba e non di excursus storico, ha pure condotto un lavoro di documentazione con la sceneggiatrice Anita Rivaroli. “Le artiste sono sempre esistite, anche se erano relegate nelle corti o nei conventi. Poetesse, compositrici, cantanti, operavano rinchiuse in luoghi protetti. Se parli di Francesca Caccini nessuno oggi sa chi fosse, eppure all’epoca fu famosissima. Uno dei personaggi, Prudenza, interpretata da Sara Mafodda, non è orfana ma pur di continuare a suonare sceglie il convento rispetto al matrimonio, perché da sposate non potevano più esibirsi. Ho letto così tante storie sui libri, da poter fare una serie in dieci puntate. Queste musiciste non contavano niente, così nel film quando arriva un pianoforte in dono diventa possibile far risuonare tutte le loro idee creando una dinamica tra le varie protagoniste, dalla più conservatrice Lucia (Carlotta Gamba), all’innovatrice Teresa (Galatea Bellugi)”.
Paolo Rossi – nel film accanto ad altri comici, come Elio e Natalino Balasso – scherza sul suo ruolo di cattivo: “Ho avuto l’occasione di sfogarmi contro di loro, che infatti adesso mi hanno escluso, certo, mi sento in minoranza ma mi piace, sono sempre stato in minoranza, anche quando militavo in Lotta Continua. Poi, noi comici, quando lavoriamo sulla parte nera dell’esistenza, siamo agevolati. I clown giocano con la violenza affinché non prenda corpo nella vita.
Anita Rivaroli racconta la doppia scrittura del film: “Margherita suonava sul piano e io scrivevo, ci siamo tolte le briglie del contesto storico e siamo andate a ruota libera”. “A volte abbiamo ricamato su pezzi di Vivaldi – prosegue Vicario – C’è una sceneggiatura musicale e una scritta. È sempre stato il mio sogno unire queste due parti della mia vita, mi sono formata all’Accademia come attrice e sono anche cantautrice. Sono due cose parallele. Da sempre volevo fare un film musicale all’italiana, non un musical che è una cosa anglosassone”.
Sulle donne nel cinema, Vicario ammette di avere modelli prevalentemente femminili: “I miei registi preferiti sono donne: Valerie Donzelli, Nadine Labaki, Valeria Bruni Tedeschi“.
E sul finale: “Volevo mettere un concerto travolgente alla Sister Act, all’inizio l’ospite d’onore doveva essere Napoleone ma poi ci siamo rese conto che non sarebbe mai andato in una chiesa, così abbiamo pensato al Papa Pio VII, eletto nel 1800 e proprio a Venezia. Era cresciuto in orfanotrofio e la prima cosa che fece fu un giro negli orfanotrofi”.
Infine l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, che ha prodotto insieme a tempesta film e tellfilm: “Per catturare il pubblico ci vogliono idee fresche, che sorprendano e questa è una cosa del tutto nuova”.
Gloria! che uscirà in sala l’11 aprile con 01, sta andando forte allo European Film Market. Rai Cinema annuncia vendite in nove paesi, Francia, Germania, Austria, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Bulgaria, Corea e Grecia. Altre trattative sono in corso.
Gloria! è una produzione tempesta con Rai Cinema in coproduzione con tellfilm con il contributo di MIC – Ministero della Cultura, Direzione Generale Cinema e Audiovisivo con il supporto di Ufficio Federale Della Cultura Svizzero, con il contributo di Regione FVG, Film Commission Fvg con il contributo della Ticino Film Commission.
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