Marco Giallini festeggia i suoi 60 anni – che compie oggi, 4 aprile – con la quinta stagione della serie Rocco Schiavone, in cui presta ancora il volto al burbero vicequestore protagonista. Tratta dai libri di Antonio Manzini, con la regia di Simone Spada, la serie – coproduzione Rai Fiction-Cross Productions e Beta Film Gmbh – sbarca dal 5 aprile su Rai2.
“No, non me ne frega niente. È come quando avevo 35 anni, faccio la stessa caciara, dico le stesse cose, vado in motocicletta. – ha dichiarato l’attore in un’intervista “La Repubblica” – Rocco Schiavone invecchia con me: non so se è una cosa bella o brutta, ma posso dire che a fare le passeggiate con le mani ‘in saccoccia’ mi ci trovo meglio che se devo correre. Ha un’evoluzione come tutti gli uomini di questa terra”.
“Schiavone era ferito, ora è guarito! Gli hanno asportato un rene. Lo ritroviamo un po’ più stanco, malinconico: nella foto di locandina sembra uscito dall’obitorio! – ha detto Giallini nei giorni scorsi in conferenza stampa – Quando arrivo ad Aosta ormai mi sento a casa, anche se non salgo in montagna per la neve. Oramai mi sono abituato al freddo, faccio tutto”. Nelle quattro puntate Schiavone “Farà i conti con se stesso, coi suoi fantasmi e col passato. Sarà sempre più depresso, ma con qualche speranza in più di prima”.
La moglie di Schiavone non sarà interpretata da Isabella Ragonese, come nelle precedenti stagioni, ma da Miriam Dalmazio. La trama si baserà sul libro Vecchie conoscenze e sui racconti. Con il trasferimento di Gabriele (Carlo Ponti) e Cecilia (Anna Bellato) a Milano, Rocco ha perso ogni legame affettivo, nulla sembra potergli riscaldare l’anima: il rapporto con Sandra (Valeria Solarino) non prende il volo e di Sebastiano (Francesco Acquaroli) nessuno sa più nulla. Persino il suo fiuto nelle indagini inizia a vacillare, al punto da portare Rocco a compiere uno sbaglio, il primo. Sarà il ritorno di Baiocchi (Adamo Dionisi) e dei fantasmi del passato a far tremare ulteriormente la terra sotto i suoi piedi, niente è come credeva che fosse e tutto ciò che lo legava alla sua vita romana sembra sgretolarsi. Ormai Rocco è costretto ad arrendersi alla realtà aostana tanto detestata, ma che forse rappresenta il suo unico vero rifugio sicuro.
“Conoscevo un grande poliziotto – ha dichiarato Antonio Manzini, interpellato sul rapporto tra Schiavone e i veri investigatori – veramente bravo grande intuito, che lavorava a Roma ma che era un disastro nella vita privata. Alla fine è morto per overdose”.
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