Mappe segrete del cinema: la Finlandia


Un percorso eccentrico ci porta a confrontarci ancora con “gli stranieri”. Questa volta l’occasione è un convegno. Organizzato dall’API, con il contributo dell’ANICA, con la consulenza di un volenteroso manipolo di esperti di new media, con cui l’API ha intessuto rapporti da un po’ di tempo a questa parte. Con loro ha organizzato il ciclo di seminari sull'”epoca digitale”, evento unico per il panorama italiano, da cui ancora una volta erano totalmente assenti i miei cari colleghi registi ed autori, impegnati a spaccare il capello in quattro su “come si racconta l’Italia di oggi”…
“Le gout des autres”, titolo di convegni oramai ben sperimentato, si confrontava quest’anno con “L’altra sfida digitale”. Titolo che poteva portare anche ad un convegno di noia mortale, dove “però si mangia bene…” E invece, sorpresa. E, come faceva Perry Mason, vi annuncio il finale: “Abbiamo trovato la star del Festival” o meglio della Festa, come si deve dire. Si chiama Timo Vuorensola, viene da uno sperduto villaggetto della Finlandia, che peraltro è anche la patria di Nokia, che infatti c’erano anche loro… Insomma il vento del Nord porta aria fresca, e peraltro divertente. Ma andiamo con ordine. Tema del convegno è “Il 3°e il 4° schermo”. Ma non intende dibattere come si sta nelle sale più piccole dei multisala/multiplex, ma invece iniziare a parlare di internet e mobile movies. Certo, si potrebbe fare come alcuni registi italiani fanno: demonizzare, dire che mai e poi mai si vedranno film sul telefonino, a cosa dovevamo arrivare, ecc… Che è un po’ la posizione assunta in Italia quando si parlava della tanto vituperata TV a colori (1974???), che avrebbe distrutto il cinema… Uno dei primi interventi mi rassicura. Dicono che in fondo gli uomini/donne di cinema sono sempre stati spaventati dai cambiamenti. E io che pensavo che fosse il contrario, che cioè per il mestiere che facciamo dovevamo essere i più pronti alle innovazioni! La prima notizia che ci danno è sconvolgente. Ci dicono che quelli che più usano il telefonino per vedere film/notizie animate sono in ordine giapponesi, coreani, e soltanto terzi gli statunitensi. Europa in coda, in Italia gli utenti sono numeri piccoli piccoli. E che sempre in quelle nazioni quasi più nessuno usa il telefono… per telefonare! Ci dice nel pomeriggio Harri Männistö (altro finlandese!), direttore del settore multimedia di Nokia, che loro, oramai, non fanno più mobile phones, ma mini computer da trasporto. E che quindi l’ultima cosa da fare con i computer portatili è telefonare, però in quanto a vedere prodotti multimediali, o a connettersi sempre e dovunque con internet, beh quello va molto!
Che cosa ci mandiamo sugli ex telefonini? Questo il dilemma. E soprattutto, visto che ci accingiamo a chiedergli tanti soldi, cosa chiediamo che propongano gli internet provider? Le risposte ci arriveranno da Tiscali, presente con il suo Amministratore Delegato, Mario Mariani. Ci racconta della loro esperienza in UK, dove sono in testa alla diffusione di film attraverso una IPTV. E che esporteranno in Italia quella esperienza. Quindi, una sorta di decoder legato al computer, una library di film da chiedere e pagare, insomma, il paradiso che tutti in Italia ci aspettiamo, per intaccare la posizione dominante di chi produce audiovisivi, cioè il benedetto/vituperato duopolio. Scivolone: ha detto che loro hanno già chiuso un accordo con la RAI, e che altri ne faranno con Sky… Eccoli là, di nuovo!!! Uno si aspetta una moltiplicazione di offerta… Però ha anche detto ai produttori italiani di farsi avanti, di negoziare anche singolarmente i diritti. E se ci venisse in mente, per una volta, di consorziarci tutti, e di vendere pacchetti consistenti di cinema indipendente??? Al prossimo convegno!

Ma poi, ecco il fuoco di fila. Per una volta, largo ai creativi! Cominciamo con un italiano, Gaetano La Rosa, direttore creativo di Epidemic, che ci mostra vere/false campagne pubblicitarie create per il web. Ottima quella di una falsa compagnia aerea con hostess molto piacenti che riscaldano i clienti infreddoliti sedendosi in braccio… O quella di una borsa valori dei guai dell’umanità. Il senso? Esiste un modo ci comunicare che nasce dai codici della rete, e che si sta espandendo oltre la rete, ed i primi ad esserne contagiati sono ovviamente i pubblicitari. Mi piacciono molto i video che ci mostra, sembrano visivamente molto nuovi. Gli chiedo: come selezionate i talenti? Mi guarda strano. Per lui è normale, non ci deve pensare. Guarda pubblicità, va ai festival, lì i talenti si trovano… Mi sento molto vecchio babbione!Douglas Gayeton
Poi è la volta del primo caso divertente. Douglas Gayeton, regista e poi manager. Suo l’avatar “Molotov Alva”. Guardate il video. Si tratta di un finto documentario fatto in “second life”, con un avatar che ha la sua voce, che ha fatto perdere le sue tracce. Per ritrovarlo, prima bisogna farne la storia… Un documentario che ha molte più attinenze con la realtà dei tanti casi di immigrati clandestini in Italia che ci vengono propinati dai videomaker impegnati. Successone in rete, 5 milioni di contatti in poco tempo, viene chiamato da Microsoft e dalle più grandi compagnie di internet. Il suo lavoro: vedere internet, trovare le cose strane, riportarle “dentro l’industria”. La sua azienda è sparsa per il mondo, alcuni non li conosce neanche, “potrebbero essere qui fra voi e io non lo saprei”, ma sopratutto: età media 26 anni. E se lui ne dimostra una quarantina, vuol dire che ci sarà qualcuno di dieci anni! Poi è finalmente la volta della nostra star: Timo. Cresta post punk, ma seriosamente castana, felpa, jeans, impugna il microfono come un rapper. Il suo primo pensiero va a cosa unisce i nostri due paesi: la Ferrari. Festeggiamenti per la vittoria, chiama gli applausi. E la metafora non finisce qui. Dice: “Come si definisce un giovane videomaker, oggi? Uno che guida una Lada, ma ha una Ferrari in garage!” Perfetto! ma va avanti. E perché non guida la Ferrari? Tre ipotesi: “perché non ha le chiavi, perché non sa guidare, perché ha paura”. Fuori di metafora: ecco come ci si comporta se si ha paura di Hollywood, dello showbiz tradizionale. Ci si chiude in un garage a Tampere (google map per sapere dove siamo!), si mettono quattro/cinque amici su di un fondo blu, che chiude peraltro una finestra, gli si fanno dire le battute, poi si chiede agli utenti della “community” che si crea, quello che manca, cioè, per esempio modellini di stazioni spaziali 3d, musica, altri attori, e si costruisce il film. Costo: circa 12000€, che di per sé non vuol dire niente, perché pochi soldi in genere vogliono dire brutti film. Però uno su mille che la fa, cantava Gianni Morandi… Guardate un po’ il risultato:

La domanda che era sulla bocca di tutti l’ha fatta il moderatore. Come si diventa ricchi con un film diffuso gratis? E lui ha risposto, facendosi domande e risposte da solo, dandosi pacche di consenso sulle proprie spalle. “Si chiede un contributo agli utenti, si usa il sistema dei Motorhead, dammi quello che pensi sia giusto, poi si vendono i DVD che la rete ha lanciato, perché comunque, digitale o non, virtuale o non, c’è ancora qualcuno che vuole collezionare le cose”. Non dice che adesso è supercorteggiato, e che magari gli proporranno contratti hollywoodiani. Come dice una famosa pubblicità, tutto lo puoi comprare con una carta di credito, ma la sua vitalità, quella no!!!!!
Sarei tentato di fare paralleli con i giovani autori che incontro qui da noi, per lo più già del genere “artista incompreso prima di cominciare”, ma evito, per non ripetermi nel ruolo di “vecchio babbione mai contento”, e nel ruolo dell’esterofilo incallito. Vado via grato a chi ha organizzato un convegno dove, finalmente, le facce conosciute erano solo in platea, e dove per una volta non si è parlato di “fondo di garanzia”. Ma la serata evolve. Non lo credereste, ma si fa veramente mondana. Proiezione del film di Soldini, red carpet, flash, spalle nude nonostante il freddo, va in scena lo “star system” italiano. E ci piace molto, attori bravi e riconosciuti dal pubblico come Margherita Buy, Antonio Albanese… Con l’occasione racconto la gag. All’uscita dal film, la mia coproduttrice svizzera, Tiziana Soudani, mi presenta una coppia di attori albanesi. Hanno la loro età, facevano parte del teatro di stato albanese, sono in Italia dove lavorano non molto, per lo più albanesi sfigati delle fiction tv. Poi lei, che ha tessuto le lodi della loro carriera e della loro terra, mi dice “Albanese bravissimo attore”. E io mi inerpico in una difesa della professionalità degli attori di oltrecortina, formatisi alla dura scuola del teatro di fattura snanislavskiana… Lei mi blocca.”No. Antonio Albanese è un bravo attore….”
Dopo il film, veramente toccante, segue cena/festa. Decido di andare fino in fondo. Qui si palesano i registi italiani, alcuni presenti alla proiezione, altri no…. E poi si presenta lui, stretto tra due body guard: Sean Penn. Come si concludevano i temi da bambino. A letto, con gli occhi chiusi, tento di ripercorrere le tante emozioni della giornata. E mi addormento, finalmente, stanco ma felice!
Alla prossima

23 Ottobre 2007

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