Mappe segrete del cinema: l’Italia


Puoi essere straniero anche nel tuo paese, se sei in un luogo in cui ti senti “diverso”. E’ quello che mi è capitato mercoledì scorso, al convegno organizzato da Ente dello Spettacolo e Centro sperimentale di Cinematografia, su “Neorealismo e presente dell’immagine. Il reale come progetto del film”. Professori universitari di cinema, semiologi, filosofi, architetti. Io, unico rappresentante della specie “studiata”: i registi. Posso partecipare soltanto all’ultima sessione dei lavori, presieduta da Francesco Casetti, professore all’Università cattolica di Milano, nonché compagno di avventura nel CdA dell’Istituto Luce. Ma già capisco subito che aria è passata nell’aula magna del Centro. Mi dicono che le due sessioni precedenti erano piene anche di allievi del Centro, che forse mercoledì hanno disertato per andare a vedere il film di Sean Penn. Se è per questo motivo, va bene, altrimenti, chiederei giustificazione! Già dall’introduzione di Casetti si è messi di fronte all’importanza dell’iniziativa. Questo, in quasi trent’anni, è il terzo convegno sul neorealismo, e gli altri due sono stati pietre miliari nella storia del cinema italiano. E difatti si sentono subito le novità di lettura. La prima relatrice, la professoressa Veronica Pravadelli di Roma Tre, analizza il cinema italiano del periodo neorealista in parallelo al cinema americano dello stesso periodo. E, udite udite, lo considera sotto la specie del “film di genere”. Ci avete mai pensato? Io per primo mai. Abituati come siamo stati da sempre a considerare il Neorealismo come “supergenere”, come archetipo del cinema italiano, nessuno si era mai azzardato a dissezionarlo in sotto generi. Il cammino della speranza come primo road movie, girato con i canoni del film d’azione americano, Ossessione rivisto come noir (del resto Visconti, si dice nell’occasione, accettò di buon grado di iscrivere il suo film nel neorealismo, ma non ne fu mai parte integrante, ci si sentiva stretto). Ma soprattutto: avete mai pensato a Roma città aperta come ad una commedia all’italiana?????

Eppure, Bruno Fornara (Cineforum) fa un esempio calzantissimo. La scena precedente all’assassinio di Anna Magnani. Ve la ricordate? Io. personalmente, l’avevo quasi rimossa, e soprattutto mai letta come commedia. Aldo Fabrizi deve nascondere delle armi, sa che i tedeschi entreranno nel palazzo e se le trovassero… Entra nella stanza di un vecchietto malato, che appena lo vede gli dice: “No, niente preti, sto bene..”. Ma che non vuole nascondere quelle armi. Stacco sull’esterno con i tedeschi che entrano nel caseggiato, poi i tedeschi entrano nella camera dove un prete sta pregando davanti ad un moribondo, che sembra non reagire. Sotto il letto ci sono le armi, ma i tedeschi non le cercano, la morte per una volta li frena. Vanno via, e poi si dice “Padre, la padellata in testa ci voleva proprio…”. Non è commedia all’italiana purissima????? Del resto, mi riviene in mente l’articolo sull’Avanti in cui Comencini stroncava Roma città aperta perché frutto di troppe commistioni di genere. Ma nel convegno, per fortuna, si ricolloca anche il mio grande maestro, che si è portato nella tomba il marchio d’infamia di Traditore del neorealismo per Pane Amore e Fantasia. Oggi, qui, si dice che l’evolversi del neorealismo fa nascere in Italia due filoni cinematografici: il cinema d’impegno civile, e la commedia all’italiana. E si dice, udite udite ancora, che è proprio la commedia all’italiana a raccontare meglio il paese degli anni ’50 e ’60, così come il neorealismo ha descritto la rivolta al fascismo e al nazismo e il dopoguerra. Anche Comencini può essere riabilitato, e ridiventare padre nobile della patria, finalmente!!!! Ma nel convegno, tra le righe, si rimette addirittura in discussione Bazin, la sua rigida interpretazione del neorealismo, e poi ci si lancia nella difficile analisi dell’identità nazionale come elemento fondativo di una cinematografia “italiana”. Le polemiche innescate da Galli della Loggia riemergono, ma è un filosofo, Marramao, a mettere in crisi l’idea stessa di identità nazionale. Si parla di “comunità immaginate” più che di identità nazionale, si parla di letture fatte a posteriori della stessa identità nazionale neorealista. C’era consapevolezza di essere “genere nazionale”? Forse no… L’architetto Franco Purini analizza il neorealismo in termini di lettura delle città. Bello. Tanti cantieri, gli sterrati al posto dell’asfalto, ma anche la ricostruzione della città che sembra vera ma è teatro di posa. Ci avete mai pensato, dice l’architetto, che la via Veneto di Fellini ha un errore di fondo? E’ in piano, a differenza di quella reale che è in discesa. Eppure quella per noi è più vera del vero… Mi viene di intervenire, e di proporre un’ulteriore lettura del neorealismo. Quella della mia generazione. Il neorealismo come peso sulle spalle, come blocco creativo per le generazioni che vengono dopo. Come costante punto di riferimento cercato/imposto con cui confrontarsi costantemente. E propongo la lettura della mia generazione come generazione in cerca del parricidio, dei maestri e degli stilemi espressivi. La lettura piace e diverte, il filosofo Marramao la riprende, e risponde al “maestro Sciarra” (il vostro inviato lievita sulla sedia…) con la lettura di un brano di Saba che dice: il problema dell’Italia non è il parricidio ma il fratricidio… Meditiamoci tutti!!!!
Il neorealismo cosa diventa oggi? E’ ancora una categoria in grado di mettere insieme i pezzi del nostro cinema? Chissà, io propendo per “scurdammoce ‘o passato…”

Però non è un caso se il giorno successivo lo dedico interamente alla visione di un “genere” che forse ha realmente raccolto quella lezione: il documentario “d’autore”. Quello costruito senza cercare lo stile di racconto televisivo. Quel genere da cui, forse, tutto il cinema mondiale sta cercando nuovi spunti di storie e di modi di raccontare. E’ una giornata strana. Parto (ma qui la Festa del cinema di Roma non c’entra) da un simposio che si intitola “Hiroshima, Nagasaki, mai più!”. Si svolge presso la sede del centro nazionale antincendi. Ci spiegheranno dopo il perché: i pompieri sono i depositari delle rilevazioni delle radiazioni nucleari. C’è un hibakusha, così si chiamano i sopravvissuti all’esplosione nucleare. Il suo racconto di quel giorno è agghiacciante, così come lo sono le immagini del filmato prestato dal Peace Memorial Museum di Hiroshima. E’ una storia da raccontare, fa pensare ancora oggi! Poi, nel pomeriggio, il bel documentario Auschwitz 2006, di Saverio Costanzo. Il bravo regista accompagna le scolaresche romane in visita ai lager di Auschwitz e Birchenau. Film secco, ma emozionante, toccante ma mai retorico. Si intravede anche il signor Sindaco, promotore della visita nella memoria, senza enfasi, senza celebrazione. Il racconto terribile è stemperato dall’affetto che tutti provano verso i tre sopravvissuti ai campi, si riesce anche a sorridere, soprattutto quando uno dei tre, dopo il film, promuove il suo libro di memorie. L’affetto della sala lo sentono anche loro, la loro vecchiaia ha acquisito un’altra importante missione: quella della trasmissione di ricordi terribili a quelli che sono venuti dopo. E subito dopo, complice il mio amico Michele Buono, documentarista di fama, un altro documentario, un altro dramma del mondo: Uganda, una guerra civile infinita. Ma War/Dance la descrive attraverso un evento strano e divertente: un premio nazionale di musica, danza, teatro di cui sono protagonisti gli studenti di tutto il paese. Alle danze tradizionali si mescolano le terribili memorie dei bambini vittime di atrocità indescrivibili… Sì, forse è proprio da un diverso contatto con la realtà che può rinascere un racconto non finto e preconfezionato, dal rispetto delle regole fondanti del fare cinema intrecciate con i temi del mondo reale, con le vere vite vissute da uomini donne bambini reali. Chissà se questo è neo/neorealismo, chissà come lo chiameranno i nostri figli, ma forse bisogna provarci! E così la Festa scivola verso la fine. Ultimo atto: L’abbuffata, bel film di Calopresti, dove, non a caso, si mescolano immagini di persone vere, girate con miniDV, e una storia di finzione… Il segno che continua! Si ha già l’aria di sbaraccamento, la mia caporedattrice ha già lasciato l’ufficio, la Festa magari continua, ma da qualche altra parte.

A noi rimangono alcune fondamentali cose: per prime, le borse. Perché, l’abbiamo già detto altre volte, i festival passano ma le borse restano. Quella di quest’anno è molto cinematografica. Pezzi di pellicole inserite nella borsa, comoda e capiente. Il “rischio borsello” che avevamo paventato l’anno scorso sembra scomparso, e ce ne prendiamo una parte del merito. C’è la borsa del convegno API, grande e pronta ad accogliere il nostro portatile. Tutto sommato, si pensa che le borse possono e debbono contenere cose, da leggere, da scrivere… Il cinema come prodotto di pensieri e letture, buon viatico al lavoro che da domani ricomincia, finalmente senza sensi di colpa per aver perso qualche film importante. Lavoro che deve ripartire da lì dove ci siamo fermati per questa sosta densa di film: Quale altra storia vi devo raccontare?

29 Ottobre 2007

Articoli

Una delle illustrazioni del progetto
Articoli

Argento Reloaded by Luca Musk

L'artista Luca Musk e Franco Bellomo presentano il progetto espositivo dedicato al Maestro del Brivido. Una collezione di illustrazioni d'atmosfera che fanno rivivere i set di Argento e la loro magia

Articoli

The Arch., quando gli architetti diventano oracoli

Il documentario d'esordio di Alessandra Stefani ci porta in un viaggio lungo i quattro continenti alla scoperta delle prospettive che ci offrono i più importanti architetti contemporanei per un mondo più sostenibile. In sala con Adler dal 27 al 29 settembre

Articoli

Buon 2018 ai lettori di CinecittàNews

La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.

Articoli

Cattivissimo 3 sfiora i 15 milioni

E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk


Ultimi aggiornamenti