Lucio dove sei? Ci manchi

A quasi due anni dalla scomparsa, Senza Lucio di Mario Sesti ci parla della perdita inattesa di Dalla, della sua generosità verso gli altri, della passione per il cinema, della bulimia artistica


TORINO. Non è un ritratto di Lucio Dalla, a quasi due anni dalla scomparsa, che ripercorre la sua lunga carriera artistica, attraverso le canzoni da lui interpretate, i concerti e le sue interviste. E’ già avvenuto con alcuni speciali Rai, come quello curato da Vincenzo Mollica. E’ altro Senza Lucio di Mario Sesti – prodotto da Erma Film in collaborazione con Erma Production – e visto in anteprima in ‘Ritratti d’artista’. E’ costruito innanzitutto attraverso le parole di chi gli è stato più vicino negli ultimi 15 anni, Marco Alemanno.
“Erano inseparabili, convivevano insieme, avendo la cura reciproca di chi ha un sentimento molto forte – afferma Sesti – ma anche collaboratori molto stretti in qualsiasi iniziativa artistica. Entrambi non volevano che questo loro rapporto fosse definito in maniera convenzionale”. L’attrice Piera Degli Esposti, amica fin dall’infanzia di Dalla bambino, ricorda quella volta che gli disse “è bello che tu e Marco avete una storia insieme” e lui subito “Ma che dici! Mai avrei una storia con chi lavoro insieme”. E Sesti aggiunge che entrambi tenevano molto alla natura privata della loro relazione.

In Senza Lucio non c’è materiale di repertorio, ma le tante fotografie inedite di Dalla scattate, nel tempo, da Marco, soprattutto durante i loro viaggi, “pose che hanno una maggiore espressività e forza rispetto al documento in video”.

Non c’è mai nel documentario Dalla che canta, tranne un’esibizione al clarino con una band jazzistica bolognese, e le sette canzoni presenti sono eseguite da altri artisti, tra cui ‘Marta sui tubi’, Roberto Gatto e Max Gazzè.

Ci sono poi i ricordi di chi l’ha frequentato a lungo o l’ha incontrato in particolari circostanze: nomi più o meno famosi, anche persone sconosciute”. Per citarne alcuni: Michele Mondella, ufficio stampa di Lucio, Beppe D’Onghia, per 30 anni suo produttore, arrangiatore e musicista, il sassofonista Stefano Di Battista, la rockstar Paolo Nutini, i critici Assante e Castaldo, l’autrice del testo di ‘4/3/1943’ Paola Pallottino, il pittore Mimmo Paladino, Renzo Arbore, Peppe e Toni Servillo e altri ancora.

Ci parlano della perdita inattesa, della sua generosità ad aprirsi verso gli altri, dell’incessante creatività, della bulimia artistica che lo portava a sposare ogni avventura che non fosse musicale. La passione per il cinema che lo trascinava in autentiche maratone scandite dalla saga del Padrino, del Signore degli anelli, e poi Kubrick, Tarantino, Kitano. “L’ho conosciuto nel 2005 a casa di amici e subito è nato un rapporto grazie alla sua disponibilità, non era affatto difficile risultargli simpatico. Tant’è che ha partecipato due volte sia un festival di cinema a Ventotene e poi a quello di Roma”, ricorda il regista.

Inizialmente il documentario doveva accompagnare una grande mostra su Dalla, ospitata all’Ara Pacis, e di questo progetto erano stati informati gli eredi, i quali, dopo un primo assenso, hanno poi fatto sapere che non erano interessati. Già la questione dell’eredità che va ad alcuni cugini di primo grado dell’artista, in assenza di un testamento.
“Ha avuto questa distrazione di non mettere per iscritto quello che ha detto a voce. Oggi convivo con il dispiacere che le cose siano andate così, ma quel che più mi manca è Lucio”, afferma Marco Alemanno nella parte finale del documentario che altro non aggiunge su una questione così delicata.
Sesti ribadisce di non avere alcun interesse nella polemica, gli sta a cuore sottolineare quanto pesi l’assenza di Lucio. “Anche se non va dimenticato che Dalla ripeteva di reputarsi fortunato che ci fosse Marco a occuparsi di tutte le questioni organizzative  e presto della futura Fondazione”.

Piera Degli Esposti ricorda, in chiusura dell’incontro, come Lucio fosse un bambino prodigio che già si esibiva sul palcoscenico. “Mi ha sempre dato un senso di protezione, nonostante fosse più piccolo d’età, mi dava una felicità che proveniva dalla sua calma, insomma mi toglieva l’ansia. Peccato non poterlo avere più accanto”.

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