Esce il 6 dicembre con Explorer Entertainment Roma Criminale, chiaro e sentito omaggio al genere ‘poliziottesco’ italiano degli anni ’70 e ’80, già recentemente ripreso dai Manetti Bros. con Song ‘e Napule, presentato al festival di Roma e presto nelle sale. Data la performance (ottima) di Luca Lionello, molto improntata ad omaggiare il Tomas Milian dei primi exploit – quello de La banda del trucido, La banda del gobbo e Roma a mano armata, non ancora totalmente volto al versante comico – si potrebbe parlare del vero ‘Ritorno del Monnezza’, per la gioia dei fan rimasti delusi dal farsesco rifacimento con Claudio Amendola operato dai Vanzina del 2005.
Questo film è invece serioso e violento come si usava all’epoca, e vede il protagonista Toretto (Lionello), tornato in libertà dopo anni di reclusione, ritrovarsi alle prese con un mondo della malavita totalmente cambiato, che egli rigetta e da cui è a sua volta rigettato: a dominare sono la droga e i soldi, a scapito del senso dell’onore e del valore della parola data. Nel cast anche Alessandro Borghi, Corrado Solari, Massimo Vanni e, in amichevole forma di partecipazione, Simona Cavallari, Simone Corrente e il regista Claudio Fragasso, noto esponente del cinema di genere nostrano. Dietro la macchina da presa c’è invece Gianluca Petrazzi, figlio di Riccardo, storico stuntman e assistente di ripresa. “Il film l’ho fatto per mio padre – dice – ha partecipato a ben 59 pellicole di genere. Poi la produzione di questi film si è bloccata e gli storici figuranti sono rimasti senza lavoro. E’ un film che omaggia chi ha fatto del mestiere una passione, gli stuntmen come papà ma anche i grandi registi del passato: Umberto Lenzi, Stelvio Massi, Fernando Di Leo… So che il film non è perfetto. Avessi avuto più soldi, o più tempo, avrei fatto meglio molte cose. Ma era necessario farlo e farlo ora. Se dovessimo avere anche solo un po’ di successo, ne faremo un altro, e poi un altro, e poi un altro. Vi stuferemo. Noi intanto ci siamo divertiti tantissimo, ci siamo innamorati, abbiamo mangiato e bevuto insieme e sembrava proprio l’atmosfera di un set di altri tempi. Io entro nel cinema proprio con Lenzi, ne Il giustiziere sfida la città. Papà era controfigura di Milian e recitavo anch’io, ovviamente nel ruolo di un bambino. Ho tentato anche di riportare in auge Milian ma nessun produttore era disposto a provarci”.
“Così – aggiunge Lionello – io ho cercato di omaggiarlo ma non di scimmiottarlo. Ho dato inoltre al personaggio una sfumatura umana, non volevo che fosse un cattivo monocorde. Vive di ricordi, è un criminale ma legato a un mondo in cui la criminalità aveva il suo codice d’onore. Il nostro cinema è in crisi, è vero, ma lo è da sempre. Esperimenti come questo dimostrano che chi ha qualcosa da dire può ancora farlo. Per me il grande cinema è questo. Quello d’azione: è quello con cui sono cresciuto. In un film ci deve essere una pistola e possibilmente deve sparare. Delle difficoltà di budget non mi sono accorto, grazie alla professionalità di regista e cast. E’ un film popolare con un ruolo da supercattivo ma in fondo è un film romantico. Bisogna scaldarsi con la coperta che si ha, esprimersi con i soldi che sono a disposizione. Cito Frankenstein jr.: ‘Il destino è quel che è’”.
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