“Le donne sono finalmente presenti e ascoltate, non chiedono un posto nel cinema mondiale, se lo prendono”. Così la presidente del Festival di Cannes Iris Knobloch, nella conferenza stampa di presentazione del programma ufficiale della 78ma edizione (13-24 maggio) che si è tenuta a Parigi, all’UGC Montparnasse. La presidente ha poi aggiunto: “Abbiamo preso atto con serietà e determinazione delle raccomandazioni della commissione d’inchiesta dell’Assemblea nazionale francese sulle violenze sessiste e sessuali commesse nel settore culturale, a cominciare dal comparto cinematografico”. La presidente della commissione d’inchiesta, la deputata dei Verdi francesi Sandrine Rousseau, aveva chiesto che il Festival diventi “un luogo in cui le mentalità vengono rovesciate” con riferimento a questi temi.
Alpha di Julia Ducournau
In Francia, dopo sei mesi di audizioni, la commissione ha annunciato 86 raccomandazioni per bloccare la cosiddetta ”macchina che distrugge i talenti”. “Le violenze morali, sessiste e sessuali nel mondo della cultura sono sistemiche, endemiche e persistenti”, ha denunciato la stessa Rousseau, nel documento basato sull’audizione di 350 personalità del comparto cinematografico, audiovisivo e dell’intrattenimento. Per l’attrice Judith Godrèche, che si è fortemente impegnata per la creazione della commissione parlamentare francese, il rapporto è ”impressionante” e ”abbastanza terrificante”, come ha detto a Franceinfo. L’attrice lo scorso anno portò al festival Moi Aussi, un cortometraggio su abusi e violenze sessuali nel mondo della cultura. Per il #Metoo Cannes è stato fin da subito un palcoscenico privilegiato.
Il delegato generale del Festival Thierry Frémaux, dopo aver sottolineato che per il secondo anno consecutivo c’è una presidente di giuria donna (l’anno scorso Greta Gerwig, quest’anno Juliette Binoche) ha confermato la forte presenza delle registe, sei in concorso su 19 titoli, tra cui il ritorno della Palma d’oro Julia Ducournau, la spagnola Carla Simón, Orso d’oro alla Berlinale, e la veterana statunitense Kelly Reichardt, accanto all’attrice e regista francese Hafsia Herzi, alla tedesca Mascha Schilinski e alla giapponese Chie Hayakawa. Da segnalare anche il film d’apertura del festival, l’opera prima della francese Amélie Bonnin, già vincitrice del César per il miglior cortometraggio, che porta sulla Croisette Partir un jour, definito come una sorta di On connait la chanson di Alain Resnais in versione contemporanea. In Un Certain Regard troviamo, tra le altre cose, l’atteso esordio alla regia dell’attrice statunitense Scarlett Johansson, Eleanor the Great. Le registe, specifica Frémaux, rappresentano il 32% degli autori presenti, sono stati quasi 3.000 i lungometraggi visionati e tra questi figuravano 1.027 opere prime, un vero trend di questa edizione del festival che dà ampio spazio proprio agli esordi.
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