In sala dal 24 aprile 'Julie ha un segreto' di Leonardo Van Dijl, che mette in scena con delicatezza e forza una storia di crescita, coraggio e ascolto interiore
Julie ha dedicato ogni istante della sua giovane vita al tennis. Talento naturale e promessa brillante dello sport, trascorre le sue giornate tra scuola, allenamenti e partite in un’accademia d’élite che coltiva le campionesse del futuro. Ma il suo mondo, fatto di routine e ambizione, si incrina quando il suo allenatore viene sospeso e messo sotto inchiesta per presunti comportamenti inappropriati. Tutte le atlete sono chiamate a raccontare la loro verità. Julie, però, sceglie di tacere.
Dal 24 aprile al cinema con I Wonder e Biografilm Julie ha un segreto.
Diretto dall’acclamato Leonardo Van Dijl, questo film mette in scena con delicatezza e forza una storia di crescita, coraggio e ascolto interiore. Con protagonista Tessa Van den Broeck, autentica promessa del tennis, il racconto ci ricorda che, a volte, è solo nel silenzio che una voce può trovare la sua forma più limpida e sincera.
“Il silenzio di Julie – dice il regista – non ha bisogno di troppe spiegazioni. E così, in quanto regista, ho sentito il bisogno di fare un passo indietro, di essere meno. Mi sono posto ripetutamente la stessa domanda: di cosa ha bisogno Julie? E ogni volta, la risposta mi riportava a ciò che davvero contava.
La legge di Julie è il silenzio. E lei, in un certo senso, mi ha chiesto di non infrangerla. Julie non ha scelto quel silenzio, né di diventare il centro dell’attenzione a causa sua. Ho provato allora a seguirla nel suo ritmo, nel suo tempo, permettendoci – a me, a lei, a chi guarda – di comprendere davvero il motivo di quel silenzio.
Perché ci sono silenzi fragili e silenzi assordanti. A volte sono violenti, altre volte incoraggianti. Immergermi nel silenzio di Julie è stato un viaggio sorprendente. Mi ha condotto in direzioni che non avevo previsto, aiutandomi a capire qualcosa in più di me stesso e del mondo che abitiamo. Ora, col senno di poi, mi rendo conto che – in fondo – siamo tutti un po’ Julie. E tutti, in un modo o nell’altro, ci portiamo dentro un silenzio.
Scrivere questa lettera è come chiudere un capitolo, uno fatto di molte lettere scritte per lei, nella speranza di capirla. Oggi ne comincia uno nuovo. Il silenzio di Julie è venuto alla luce. Adesso può appartenere anche a te”.
Ma perché incentrare il film su una protagonista che tace, invece di “parlare”?
“Volevo raccontare una storia che offrisse a Julie una via d’uscita – continua l’autore – catturando il modo graduale in cui inizia a riappropriarsi della sua libertà. La decisione di Julie di non parlare introduce un’energia unica, liberatoria e ribelle, costringendo il film a muoversi al suo ritmo, senza cedere alle pressioni della società.
Man mano che la storia si svolge, Julie emerge come un’eroina dei giorni nostri, facendo luce sulle pressioni e le ingiustizie nascoste che stanno plasmando i nostri tempi. Come Antigone, Julie osa dire “no”. In un mondo che la spinge a parlare, lei tace, costringendo il mondo ad ascoltarla davvero.
Il silenzio può essere violento, erodendo lentamente il senso di sé. Tuttavia, parlare può essere altrettanto dannoso. Come si decide, se ci si trova di fronte a questo dilemma? Di fronte alla forza distruttiva del silenzio o al pericolo di parlare, entrambe le scelte comportano la prospettiva di una perdita.
In definitiva, il segreto di Julie riguarda, in realtà, una domanda esistenziale: “Essere o non essere?”
Il finale del film è molto potente, ma anche aperto su ciò che riserva il futuro. “La prima scena che ho scritto – chiude Van Dijl – è stata proprio il finale. La fine era, di fatto, l’inizio. Questo finale simboleggia nuovi inizi. Lasciamo che il viaggio di Julie ci ispiri a chiederci cosa possiamo fare per le generazioni future. Facciamo sentire la voce di Julie e la sua storia, perché un mondo migliore per Julie è un mondo migliore per tutti noi. Lavoriamo insieme per permettere a Julie — e a noi stessi — di uscire da questo labirinto”.
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