Patrice e Michel, due bambini cresciuti nella natura selvaggia
Nel 1948, a soli 5 e 7 anni, due fratelli vengono abbandonati dalla madre e si rifugiano nella foresta, dando inizio a un'esistenza primitiva, lontana dal mondo civile
Debutta nelle sale italiane il prossimo 6 marzo il film La storia diPatrice e Michel, di Olivier Casas, tratto dalla storia vera di due fratelli che hanno vissuto come bambini selvaggi nella foresta per anni, sfidando le leggi della natura e della società.
Nel 1948, a soli 5 e 7 anni, vengono abbandonati dalla madre e si rifugiano nella foresta, dando inizio a un’esistenza primitiva, lontana dal mondo civile. Per sette anni, sopravvivono affrontando il gelo, la fame e le insidie quotidiane, sviluppando un incredibile istinto di adattamento. Il loro legame diventa simbiotico, un filo invisibile che li unisce profondamente alla natura e l’uno all’altro.
Decenni dopo, Michel, ormai adulto, si mette in viaggio nel Grande Nord canadese per ritrovare suo fratello. Nonostante gli anni trascorsi, il loro legame resiste al tempo, ma il peso del passato riemerge, portando con sé ricordi e ferite mai guarite.
Il film vede nel cast Yvan Attal, Mathieu Kassovitz, Chloé Stefani, Alexandre Castonguay, Chloé Rejon, Marc Robert, Anaïs Parello, Jean-Stan Du Pac, Léa Archimbaud, Alixia Tordjman, Didier Brice e Simon Casas.
“Iniziavamo le nostre giornate tutti insieme, con profili molto diversi all’interno del nostro gruppo. Per me, c’era Michel de Robert, un architetto elegante, con un bell’orologio al polso. Un fine settimana siamo andati tutti insieme in Ardèche e lì ho visto Michel intagliare un pezzo di legno come un vero uomo della foresta. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto se non avesse qualcosa da raccontarmi. Mi ha sorriso e ha risposto: “Ho avuto un’infanzia un po’ particolare”. È iniziato tutto così”.
Poi aggiunge, circa l’esperienza umana dei due fratelli: “Ciò che mi ha colpito di più, al di là dei sette anni trascorsi nella foresta, è stato l’amore che li univa. È questo che mi ha sorpreso ancora più della loro sopravvivenza. All’epoca ero un giovane padre, in quella fase in cui ci si stupisce di amare un essere in modo così intenso, eppure avevo la sensazione che Michel mi stesse descrivendo qualcosa di ancora più grande. Avevano creato un legame che andava oltre perfino all’amore che si prova per un figlio.
Per questo, durante le riprese, ho cambiato il titolo del film: inizialmente si chiamava Les enfants de la forêt, ma alla fine è diventato, in francese, Frères. Perché, in fondo, era questa la cosa più importante”.
E chiude: “Quando ho scoperto la storia di Michel, ho sentito che questo racconto era ancora incredibilmente vivo. Ha 70 anni, ma dalle sue parole percepivo che tutto era ancora molto fresco. Era come un continuo rimbalzo tra quella infanzia e la sua vita attuale”.
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