ROMA – Quanto spesso pensi all’Impero Romano? Quasi un anno fa, la domanda ha conquistato internet, che si è riscoperto – un po’ per meme e un po’ per trend – ossessionato dai fasti romani. L’hashtag #romanempire, su TikTok, ha spopolato. Non è quindi strano constatare che, lungo la fila di un cinema romano in attesa di vedere Il Gladiatore II – in sala da appena un giorno (14 novembre) e già in testa al box office -, si disquisisca di Commodo e Massimo Decimo Meridio come se fossero politici dei nostri tempi.
Nel nuovo film di Ridley Scott – per oltre 20 anni il regista ha sognato di proseguire la storia di uno dei suoi cult di maggior successo – non c’è più il Generale delle Legioni Felix, e così manca anche il suo interprete, Russell Crowe. È proprio di questo che, prima di tutto, parlano gli spettatori in attesa (spoiler: usciti dal cinema non sembrano pensarci più, rapiti dalle nuove vicende), incuriositi dal nuovo cast ma orfani di un personaggio-simbolo, meritatamente parte dell’immaginario collettivo.
“Crowe è ancora un gladiatore” ci racconta un ragazzo sui trent’anni — uno di quelli “cresciuti a citazioni de Il Gladiatore”, rigorosamente recitate con la voce che imita il doppiatore storico dell’attore, Luca Ward. Più ottimisti, invece, gli spettatori della generazione successiva, a cui il nuovo cast sembra parlare di più. “Paul Mescal e Pedro Pascal, il meglio che c’è oggi” ci racconta un gruppo di ragazzi in fila per i popcorn. Il primo ha conquistato il pubblico più cinefilo con Aftersun, mentre il secondo è il “Mandaloriano” della serie targata Star Wars, oltre che il protagonista della fortunata The Last of Us. “Manca solo Timothée” aggiunge una ragazza, sospirando dopo aver fatto riferimento a uno degli attori simbolo dell’industria cinematografica odierna: Timothée Chalamet.
Fuori dalla sala, prima della visione, si respira un’aria di aspettativa: perlopiù un lungo elenco di dubbi e incertezze sulla necessità di un sequel richiesto, ma mai davvero giustificato. “Hai letto che inizialmente volevano fare un film con Crowe che affronta gli Dei dell’Olimpo?” ci chiede un signore accompagnato dalla moglie. È vero, la notizia è di questi giorni. Ma Ridley Scott ha avuto altri piani. Ritrovato a fine film, lo stesso signore non ha dubbi: “Per fortuna, è un film diverso”. Le parole a commento de Il Gladiatore II riportano un intrattenimento sincero, “da lasciare fuori tutto e godersi questa storia”. Qualcuno azzarda addirittura previsioni: “Dopo questo, per un po’ non penserò ad altro che all’Impero Romano”.
Sulla storicità di questo racconto – dove Scott non ha perso l’occasione di mettere in scena persino le epiche naumachie nel Colosseo – conviene sorvolare, anche perché è di appena un anno fa l’uscita di Napoleon, per il quale il regista è stato particolarmente bacchettato dagli esperti dell’altro imperatore, quello francese. Ma importa davvero? “Certo che no, questo è spettacolo, e Paul Mescal, questo Paul Mescal, zittisce tutti i ‘boomer’ che rivolevano Crowe: solo Denzel Washington riesce a rubare la scena e tutto il film.”
Proprio in questi giorni, mentre qualcuno sogna un terzo Oscar per l’interpretazione da vero imperatore di Denzel Washington, l’attore ha annunciato il proprio ritiro. “Stai scherzando, vero?” chiede un altro spettatore. La notizia, riportata al pubblico ancora entusiasta a fine film, lascia un po’ d’amarezza. “Non mi rovini questo film” parla chiaro un ragazzo. “È pieno di cose folli e ogni tanto la CGI proprio non regge, ma al diavolo tutto: quanto emozionano questi gladiatori.” Lo rassicuriamo: Denzel Washington ha già elencato gli ultimi film in cui potremo vederlo. È curioso che, dopo aver vestito i panni dell’Imperatore Macrino per Ridley Scott, l’attore interpreterà Annibale in una serie Netflix.
Una parola inaspettata la pronuncia invece una giovane spettatrice. È “Glicked”. “Come Oppenheimer e Barbie, il Barbenheimer” ci spiega. “Solo che questa volta è con Il Gladiatore e Wicked. Questa settimana ho accontentato il mio ragazzo – continua -, la prossima volta sarà lui a portarmi al cinema.” Dall’antica Roma – quella un po’ fantasiosa pensata da Scott – all’adattamento di uno dei musical di maggior successo degli ultimi decenni, a sua volta tratto dal Mago di Oz. Il cross-over funzionerà? Fuori dalla sala, come sempre, l’unica risposta attendibile.
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