In ‘Diabolik, chi sei?’ le origini del Re del Terrore

Alice nella città, festival per ragazzi parallelo alla Festa del Cinema di Roma, apre con 'Diabolik, chi sei?' dei Manetti Bros., terzo capitolo realizzato a velocità lampo della discussa serie cominciata nel 2021 con un film forse meno apprezzato del previsto ma che grazie alla testardaggine di registi e produzione ha trovato comunque un suo seguito.


In un doppio senso, dato che l’anno scorso è arrivato in sala il secondo capitolo, Ginko all’attacco!, con un recasting del protagonista, non più interpretato da Luca Marinelli come nell’originale ma da Giacomo Gianniotti.

In questo terzo capitolo si aggiunge un altro volto per il Re del Terrore, quelli di Lorenzo Zurzolo, che lo interpreta da giovane, dato che questo film è parzialmente un prequel incentrato sulle sue origini.

Una soluzione che ricorda per certi versi la struttura di certi sequel direct-to-video degli anni Novanta, come quelli di Darkman, eroe molto fumettistico creato da Sam Raimi, che vedevano il protagonista Liam Neeson sostituito da Arnold Vosloo nei capitoli due e tre.

Il soggetto è scritto dai Manetti Bros. e Mario Gomboli, tratto dalla storia originale di Angela e Luciana Giussani, la sceneggiatura scritta dai Manetti bros. e dal compianto fumettista Michelangelo La Neve.

Sebbene si ispiri all’albo omonimo della serie a fumetti, precisamente il numero 107, la pellicola dei Manetti opera delle variazioni, lasciando più spazio alle compagne degli arcinemici Ginko-Diabolik, ovvero Eva Kant (Miriam Leone) e la duchessa Altea (Monica Bellucci) che risolvono una situazione difficile.

Anche il preambolo è ampliato, e sebbene la regia sia un po’ più standardizzata rispetto a quella degli altri due capitoli si ritaglia alcuni momenti interessanti come la suddivisione dello schermo in vignette “strappate” durante i flashback raccontati da Diabolik.

“Era importante cambiare il punto di vista – dicono i registi – perché ogni film doveva avere la sua impronta. Solo ora ammettiamo che volevamo fare una trilogia. Diabolik sono tanti personaggi, ma in questo caso c’è un dualismo specifico con Eva. Gli uomini sono incatenati e le donne risolvono. Abbiamo pensato fosse interessante raccontare il personaggio misterioso attraverso gli occhi altrui. Nel primo film il punto di vista è di Eva, nel secondo di Ginko… la sua donna, il suo avversario, che approcciano il suo mistero. Oggi finalmente parla lui. Ma essendo lui così particolare non sarà mai chiaro veramente chi sia. Abbiamo lavorato sull’eleganza e lo stile degli anni Sessanta, era un film in costume, difficile, ci siamo divertiti e appassionati. Un lavoro lungo, ci ha dato molto. Qui passiamo dai Sessanta ai Settanta, cambia lo stile delle riprese, delle musiche, era un terreno più nostro, la cultura anni Settanta ci ha influenzati moltissimo e ha cambiato il mondo”.

Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, ricorda il produttore Carlo Macchitella, recentemente scomparso, che è stato decisivo nella realizzazione del progetto.

Dice Miriam Leone: “Eva è stata scritta dalle Giussani appositamente perché salvasse quel testone di Diabolik. Porta l’amore in un mondo in bianco e nero, ed è l’unico valore che può superare violenza e corruzione. Altea è come lei: è libera, indipendente. Entrambe amano al di fuori del matrimonio, negli anni Sessanta, sono spregiudicate e si uniscono per superare il dualismo nel nome dell’amore. Quanto ai Manetti – continua l’attrice – sono un genere loro stessi! Il lavoro difficile è poi rendere credibile un mondo fantasy. Ci vuole comunque una psicologia per i personaggi e una verità al tutto”.

Risponde Bellucci: “L’atmosfera è stata meravigliosa e abbiamo lavorato con gioia. In questo episodio le due donne diventano unite, anche se non per molto tempo, hanno una femminilità comune, sono emancipate e libere ma anche sensuali, in un mondo dominato dagli uomini. Somigliano in qualche modo alle Giussani, artiste e imprenditrici che sono andate al di là di ogni possibile critica. Ho imparato a leggere sui fumetti, e ho sempre amato i film di genere, è uno stile poco ricorrente in Italia, proprio qui sta la novità”.

Continuano i Manetti: “abbiamo cercato di restare fedeli a Diabolik in quanto personaggio, più che al fumetto. Inserire Altea è stata una nostra idea, perché volevamo estendere la fedeltà a tutta la serie e non solo a quell’albo. La forza del femminile viene da questo, era molto presente nella serie. Altea ed Eva hanno una cosa in comune, così come i loro uomini: sono tutti intelligentissimi, di grande carattere, ma Eva e Altea sanno porre la forza al servizio del sentimento mentre i due uomini no. E il mondo dominato dagli uomini, stiamo vedendo dove va a finire”.

Specificamente, sulle origini di Diabolik, dicono i registi: “E’ sbagliato confondersi sull’aderenza alla realtà. Abbiamo l’idea che certi personaggi debbano rispondere a determinate coordinate. In questo senso un criminale può decidere di adottare un bambino piuttosto che ammazzarlo, c’è un lato umano anche in loro”.

Attore e altro produttore del film è Piergiorgio Bellocchio con Mompracem: “Esperienza fantastica – dice – ma inizialmente non c’era un ruolo per me. Alla fine i Manetti mi hanno proposto Palmer, un personaggio a cui mi sono affezionato e che mi ha permesso di vivere il set, cosa che non necessariamente accade a un produttore”.

Infine, su Zurzolo, dicono i registi: “Con il gioco delle maschere tutti possono essere Diabolik e Diabolik può essere tutti, ma lui qui porta al personaggio qualcosa di più profondo, il tormento di un adolescente cresciuto in situazione anomala, che poi diventerà la freddezza del personaggio adulto”.

 

Andrea Guglielmino
19 Ottobre 2023

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