In Argentina la classe operaia va in paradiso

In uscita il 20 febbraio nelle sale italiane, arriva dall’Argentina l’ultimo film di Sebastian Borensztein, Criminali come noi


In uscita il 20 febbraio nelle sale italiane, arriva dall’Argentina l’ultimo film di Sebastian Borensztein, Criminali come noi. Ma sarebbe più giusto chiamarlo “la rivincita dei sempliciotti”, così come vuole il titolo originale, La odisea de los giles, che sta per lenti, tonti. Chiede infatti all’inizio del film la voce fuori campo, che è poi quella del protagonista Ricardo Darin: “Noi siamo persone semplici, lavoratori onesti che rispettano le regole, ingenui e facili da ingannare. Ma se un giorno, dopo il fallimento della vostra banca, scopriste che il direttore ha rubato i vostri soldi, voi cosa fareste?”.

Su questo interrogativo si dipanano le rocambolesche vicende di un gruppo di cittadini, tanto strampalati quanto puri, che in quanto tali vengono vessati e poi truffati, dai furbi e dal governo. Ma con la forza della disperazione di chi ha perso tutto, gli ultimi decidono di ribellarsi.

La storia si svolge non a caso nel dicembre del 2001, in particolare intorno al 19 dicembre, data che nessun argentino può dimenticare, perché è il giorno in cui il governo annuncia il famoso corralito, il provvedimento per cui nessun cittadino può ritirare dalla banca più di 250 pesos al giorno.

Il plot è basato sul romanzo di Eduardo Sacheri, La notte degli eroici perdenti, e lo scrittore ha anche collaborato alla sceneggiatura. Nel paese latinoamericano la pellicola è stata paragonata a Ocean’s Eleven di Soderbergh, ma più che a George Clooney, Brad Pitt, Andy Garcia e Matt Damon, a noi quegli scassinatori sgangherati ricordano Totò, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Renato Salvatori de I soliti ignoti di Monicelli. “Alcuni passaggi si possono associare al neorealismo italiano – ha dichiarato infatti lo stesso regista, Sebastian Borensztein – sia per le caratteristiche dei personaggi, sia per il colpo che si preparano a compiere”.

L’afflato politico del film, che per bocca dei suoi protagonisti cita allegramente l’anarchico Bakunin, ci ha fatto pensare inoltre – non ce ne voglia Elio Petri – a La classe operaia va in paradiso. “Ho la tentazione di definirlo una commedia – ha detto il regista – ma, in verità, il dramma è evidente in alcuni passaggi della trama: nei momenti in cui il tutto diviene drammatico ho voluto concentrarmi maggiormente sulle emozioni, cercando di evitare il melodramma”.

A non perdere mai la grazia e la leggerezza di Criminali come noi, contribuiscono i formidabili attori, come Ricardo Darin, che dopo aver esordito nelle telenovelas è stato diretto da autori come Juan José Campanella ne Il figlio della sposa e Il segreto dei suoi occhi; Luis Brandoni, attore teatrale impegnato in politica, che abbiamo apprezzato lo scorso anno ne Il mio capolavoro; Chino Darin, figlio di Ricardo e protagonista di Morte a Buenos Aires; Rita Cortese, che ha recitato anche in un film italiano Scusate il disturbo con Lino Banfi e Lino Toffolo; Andres Parra, noto al grande pubblico per aver aver interpretato Hugo Chavez nella serie El Comandante.

Criminali come noi ha vinto nel gennaio scorso il premio Goya per il Miglior Film ispanoamericano, dopo aver partecipato al Toronto Film Festival e al San Sebastian Film Festival. Il regista, Sebastian Borensztein, nato a Buenos Aires nel 1963, è noto per Cosa piove dal cielo?, anch’esso insignito del premio Goya come Miglior film latinoamericano. Tra i suoi lavori Koblic, Sin memoria e La suerte esta echada. Prima di dedicarsi al cinema, Borensztein ha lavorato molto in televisione.

Grande successo di pubblico in Argentina, Criminali come noi strizza l’occhio ad Ennio Morricone e alle colonne sonore degli spaghetti western. Come negli indimenticabili film italiani, anche in questo la musica detta il ritmo e sottolinea la concitazione delle scene più divertenti e rocambolesche. Quello argentino si conferma ancora una volta un cinema di respiro internazionale, e in cui il divertimento si accompagna allo spessore drammaturgico e all’impegno civile.

Elena Novelli
11 Febbraio 2020

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