“L’arte di Wood è una mutazione culturale. Sfugge al confronto: non c’è nessuno che gli assomigli lontanamente. Dimenticato ai suoi tempi, la sua leggenda e la sua reputazione hanno continuato a crescere nel Tempo”. Così scrive del regista Ed Wood, Rudolph Grey, autore di Nightmare of Ecstasy — The Life & Art of Edward D. Wood Jr., forse la migliore biografia di colui che è considerato “il peggior regista di tutti i tempi”.
È un’affermazione forte, un dileggio, qualcosa che nessuno neanche lontanamente vorrebbe sentire di se stesso. Eppure, questa etichetta, che tanto dolore ha causato a quest’uomo quando era in vita, è stata la sua fortuna postuma. Perché in un mondo, come il nostro, ossessionato dalle classifiche, un primo posto – anche in negativo – fa ovviamente rumore. E fa parlare la gente. Accende l’attenzione.
E quando Tim Burton s’imbatte nella sua storia e la traduce in una sceneggiatura di grande eleganza e in conseguente film con protagonista Johnny Depp, dal valore artistico altissimo, la popolarità del maltrattato Ed Wood diventa planetaria. Dal film che porta il suo nome, uscito nel 1994, quest’uomo nato come Edward Davis Wood Jr. diventerà una luccicante icona che brilla ancora oggi.
Il 10 ottobre di quest’anno, Ed Wood avrebbe compiuto 100 anni, ma è morto troppo presto per arrivare a questa celebrazione. Non ci resta, allora, che provare a conoscerlo un po’ meglio.
Regista, produttore, sceneggiatore, attore, stuntman, autore, giornalista, musicista, eroe di guerra, pioniere LGBTQ+: “uno, nessuno e centomila”, in poche parole. Forse alla fine un maestro nel creare un’arte così indiscutibilmente brutta da risultare curiosamente sorprendente!
Ha un catalogo di lavori che includono film “a zero budget”, effetti speciali e scenografie paragonabili a una recita scolastica, storie senza capo né coda, dialoghi incoerenti e goffi degni di un meme, filmati di repertorio mal utilizzati e una malsana ossessione per i maglioni di lana d’angora!
Nonostante la mancanza di budget o talento, le qualità che hanno spinto Ed Wood ad andare avanti erano il suo ingenuo ottimismo, la determinazione e la sua infinita spinta e ambizione. Ed Wood ha lavorato sodo e senza mai arrendersi pur di realizzare opere senza nessun valore estetico o narrativo.
Nato a Poughkeepsie, nello stato di New York, nel 1924, Ed Wood cresce con una passione travolgente per il cinema e la narrazione. Da bambino, si innamora dei film horror e di fantascienza, un’influenza che permea tutto il suo lavoro da adulto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Wood serve nel Corpo dei Marines, e secondo i racconti, indossa spesso biancheria intima femminile sotto la divisa, segno di una personalità complessa che caratterizzerà anche le sue opere cinematografiche.
Dopo la guerra, si trasferisce a Hollywood con il sogno di diventare un grande regista, ma i primi anni sono subito segnati da fallimenti e difficoltà. Il sistema degli studios lo rifiuta con ostinazione, costringendolo a lavorare in modo indipendente e con budget ridottissimi. Ammesso che si possa usare la parola budget per riferirsi a pochi dollari.
È in questo contesto che Wood realizza i suoi film più famosi o forse più propriamente: famigerati. Sono caratterizzati da una combinazione di sceneggiature scadenti, effetti speciali amatoriali e recitazioni spesso imbarazzanti. Una chimica perfetta per il trionfo del cattivo gusto.
I film di Ed Wood sono universalmente noti per i loro difetti tecnici e narrativi. Ma ciò che rende il suo lavoro affascinante è la passione indomita con cui vennero realizzati. In una Hollywood sempre più dominata dal perfezionismo degli studios, Wood si distingue per il suo approccio anti-convenzionale, creando film che rispecchiano un genuino amore per il mezzo cinematografico, anche quando le risorse sono minime.
Il suo film più celebre, Plan 9 from Outer Space (1959), è spesso citato come uno dei “peggiori film mai realizzati”, ma oggi è considerato un classico del cinema trash. La trama, incentrata su un tentativo alieno di risvegliare i morti per conquistare la Terra, è un pastiche di fantascienza e horror con effetti speciali rudimentali e dialoghi improbabili. Nonostante queste debolezze evidenti, il film è impregnato di un’energia visionaria che ti fa dubitare di assistere a “pura spazzatura”. Le scene in cui i personaggi volano su astronavi di cartone o si muovono tra lapidi di polistirolo hanno un fascino inspiegabile nella loro disarmante ingenuità.
Un altro dei suoi film più noti è Glen or Glenda (1953), una pellicola semi-autobiografica in cui Wood esplora la sua identità di crossdresser e le questioni di genere. Nonostante la pellicola venga considerata un disastro dal punto di vista tecnico e narrativo, è stata rivalutata come un’opera audace e rivoluzionaria, capace di affrontare tematiche molto avanzate per l’epoca.
Altri film noti includono Bride of the Monster (1955) e Night of the Ghouls (1959), entrambi caratterizzati dalla presenza di Bela Lugosi, l’attore leggendario famoso per aver interpretato Dracula, che negli ultimi anni della sua vita collabora spesso con Wood. La luce bizzarra che illumina in retrospettiva Wood finirà con il riverberare anche sulla decadente (e decaduta) figura di Lugosi.
Dal 1948, Wood sforna una quantità abnorme di film, sceneggiature e romanzi di qualità sempre decisamente improbabile. Niente lo ferma. Nemmeno lo scherno più corrosivo dell’industria cinematografica o il rifiuto costante di produttori e pubblico. Va avanti fino al 1978 quando, a causa di un attacco di cuore provocato dall’alcolismo cronico, muore a soli 54 anni.
Anche se resta una figura “divertente” nel mondo del cinema, la sua vita non lo fu altrettanto. In realtà è stata tragica soprattutto nel suo ultimo decennio, quando si ridusse a dirigere film “nudie cutie”, che facevano sembrare di buon gusto le terribili commedie sessuali britanniche di quel periodo.
Alla fine della sua vita, era così rovinato economicamente che non poteva nemmeno permettersi di pagare l’affitto. Minato dalle malattie legate alla sua dipendenza dalla bottiglia, era ormai costretto a tirare avanti un giorno dopo l’altro in condizioni spesso pietose.
Resta il bellissimo tributo di Burton al suo “collega” Ed Wood che, sebbene non sia particolarmente accurato dal punto di vista dei fatti, compensa con un caloroso e affettuoso omaggio a quest’uomo non proprio perfetto.
Ed Wood era, infatti, un uomo pieno di contraddizioni, con una personalità quasi a due facce: era allo stesso tempo patetico e ispiratore, e nonostante le sue idee politiche conservatrici, era decenni avanti rispetto alla sua epoca quando si trattava di questioni trans. Molti lo descrivono come un ubriacone cattivo e violento, ma praticamente tutti quelli che hanno conosciuto Wood non hanno avuto altro che parole entusiastiche per lui. Nonostante fosse oscuro ai suoi tempi, oggi è, ironia della sorte, uno dei registi più famosi degli anni Cinquanta! Bizzarra la vita, no?
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