IGNAZIO OLIVA


Attore di cinema e teatro da tantissimi anni, nonostante la giovane età, e da poco impegnato anche come regista di documentari, Ignazio Oliva, a Viareggio per presentare il film in concorso Amorfù di Emanuela Piovano, è uno dei rappresentati del nuovo cinema italiano. Era il 1996 quando lo vedemmo in Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci e in quell’occasione Oliva interpretava se stesso. Oggi è cresciuto e i ruoli si sono fatti difficili. Così è accaduto in Passato Prossimo, opera prima di Maria Sole Tognazzi, dove era chiamato a interpretare un attore complessato, introverso ma anche pieno di rancore. E così accade in Amorfù dove Oliva è Fausto, un ragazzo che ha tentato di suicidasi e che non sa più quale sia il confine tra la normalità e la follia.

Perché hai deciso di interpretare il personaggio di Fausto?
Ho letto il copione e la storia mi è immediatamente piaciuta. Mi attirava l’idea di interpretare un personaggio così lontano da me. Devo ringraziare Emanuela che ha avuto fiducia in me dandomi la parte senza chiedere un provino. Indubbiamente, questo è stato finora il ruolo più difficile che ho avuto nella mia carriera. Mi ha fatto soffrire al punto che per un po’ ho smesso di fare l’attore, mi sono preso una lunga pausa prima di ricominciare a recitare.

Cosa ti ha messo in difficoltà?
Dovevo denudarmi ed esplorare il mio lato oscuro e poi, come se non bastasse, mettere in scena queste emozioni. Quello dell’attore è un mestiere nobile, ma c’è un prezzo da pagare.

Come hai lavorato alla costruzione del personaggio?
Ho visitato alcune comunità con Emanuela. Quando la sera tornavo a casa ero scioccato. Ho notato che i degenti si dividevano in due tipologie. Da un lato vedevi dei pazienti affetti da disturbi evidenti, dall’altro avevi di fronte delle persone che sembravano non manifestare alcun tipo di patologia. Io ho scelto di costruire il personaggio sulla sottile linea che demarca la normalità dall’anormalità, prendendo questi due termini con le dovute precauzioni. Oltre al lavoro con Emanuela, mi sono allenato con un’attrice maestra yoga, Margherita Peruzzi, e poi, adottando il metodo di Dustin Hoffman che per Rain Man studiò il comportamento di un pappagallo, sono andato più volte allo zoo per osservare gli animali. Non ho voluto riprendere interpretazioni di altri attori perché non ero interessato a riprodurre cose già viste. Ho preferito costruire un personaggio tutto mio, con i suoi movimenti, tic e manie.

Dopo questa pellicola cosa c’è in cantiere?
Innanzitutto è prevista entro due o tre mesi l’uscita di un film realizzato due anni fa, Hermano di Giovanni Robbiano con Rade Serbedzija, Paolo Villaggio e una partecipazione straordinaria di Emir Kusturica. Poi dopo la pausa che mi sono preso, questa estate ho recitato in Tu devi essere il lupo, del regista esordiente Vittorio Moroni. Una storia ambientata in una provincia del Nord dove interpreto un ragazzo padre. Un ruolo più leggero e vicino alla mia personalità, ludica, protettiva e paterna, anche se non ho ancora figli. Fra un mese interpreterò un ragazzo non vedente in un film di un altro regista esordiente, Francesco Fei, con l’attrice Anita Caprioli.

Leggendo la tua filmografia, pare evidente la tua preferenza per registi esordienti.
Mi piace lavorare con registi esordienti perché rappresentano, insieme a noi giovani attori, la nuova generazione del cinema italiano. Dobbiamo essere solidali e crescere insieme. Ovviamente non disdegno l’idea di lavorare anche con autori consacrati. Dipende dalle proposte che ti fanno. In ogni caso, preferisco ruoli che facciano riflettere e scuotano il pubblico.

Ora sei anche regista di documentari.
Io vorrei fare l’attore a vita, ma devo prendere atto che questa professione è precaria e il futuro è sempre incerto. Dunque, finita l’università da qualche anno, ho deciso di intraprendere anche la carriera di documentarista. Una scelta che mi permette di sperimentare e di arricchirmi umanamente. Ho iniziato come aiuto di Maselli per il documentario sul G8 di Genova e le manifestazioni dei movimenti no-global e poi ho proseguito con altri lavori a sfondo sociale.

24 Settembre 2003

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