Diamant brut, vita da influencer

In concorso a Cannes 77 l'opera prima di Agathe Riedinger 'Diamant brut', ritratto di una 19enne del Sud della Francia che aspira a diventare influencer


CANNES – Prima donna in concorso al 77° Festival di Cannes, l’esordiente Agathe Riedinger costruisce il ritratto a distanza ravvicinata della diciannovenne Liane, una ragazza che vive a Fréjus, al confine con l’Italia, con una madre disoccupata e una sorellina minore a cui è legatissima. Liane aspira a diventare una influencer, ha già migliaia di follower, che crescono ogni giorno, posta su Instagram i momenti della sua giornata, piuttosto banali, suscitando decine di reazioni appassionate. Il suo grande sogno è superare le selezioni per partecipare a un reality tv, Miracle Island.

E’ un diamante grezzo, come ci suggerisce il titolo (Diamant brut) che si va raffinando da sola, pezzo dopo pezzo con incredibile ostinazione e sacrificando anche le amicizie e gli affetti per il suo scopo. Le labbra rimpolpate con l’acido ialuronico, il seno rifatto, le lunghe extension bionde, le unghie laccatissime, persino un doloroso tatuaggio casalingo: per lei la bellezza, o quello che ritiene tale, è un’ossessione assoluta. In un certo senso è una Rosetta 2.0 che invece di correre per la sopravvivenza, cerca la sua identità sui social con la voglia matta di essere amata e riconosciuta.

Spiega la regista e fotografa, che in conferenza stampa era attorniata da un team tutto al femminile, con l’eccezione dell’interprete maschile (il giovane Idir Azougli): “Mi sono concentrata sulla nuova mitologia dell’apparire, mi affascinano i candidati ai reality per la loro forza e concentrazione sull’obiettivo. E’ dal 2017 con il cortometraggio J’attends Jupiter che studio questo mondo. D’altronde vedo anche che ci sono valori tradizionali, come quello del corpo desiderabile, che appartengono al patriarcato e alimentano la cultura dello stupro. Come se una donna fosse tale solo se è bella. Oggi le donne si ribellano e si emancipano, anche Liane, a suo modo, lo fa”.

Riedinger tenta anche un parallelo con le cortigiane del XIX secolo e di inizio Novecento, infatti Liane si chiama proprio Liane de Pougy come una celebre cocotte della Belle Epoque: “Donne di classe subalterna che cercavano una riscossa attraverso la loro bellezza e sapevano usarla in modo intelligente”.

Liane non ha nulla, ruba i profumi costosi al supermercato per rivenderli, frequenta un coetaneo che lavora come meccanico ma oscilla tra il desiderio adolescenziale di protezione e la sua voglia di emergere, non se la sente di fare l’amore, non sogna due camere e cucina, piuttosto una costosa protesi ai glutei per renderli più rotondi e vistosi. E’ un fascio di contraddizioni che ha come parola d’ordine “rispetto”, quello che pretende per se stessa ma non sempre riserva agli altri.

Il film si regge sulla straordinaria Malou Khebizi, attrice esordiente che presta generosamente il suo corpo alla macchina da presa, compare quasi in ogni fotogramma, era già stata interprete di J’attends Jupiter, e dice: “Sono orgogliosa e felice del parallelo con Rosetta. Mi identifico molto con questo personaggio anche se non sono lei”.

Riedinger ha spiegato che il suo punto di vista vuole essere quello del personaggio, in una totale empatia. “Non volevo sottolineare o spiegare troppo, non volevo cadere nel voyeurismo o nel miserabilismo, facendo una caricatura di Liane o delle sue amiche, che ho trovato nella Francia del Sud con un casting selvaggio. Fréjus è la location ideale perché ha un’atmosfera che può ricordare l’Italia o la California”.

Malou, dal canto suo, ha lavorato totalmente sul corpo. “Abbiamo cercato tutti gli atteggiamenti tipici, dal muovere la testa di continuo all’ancheggiare”. Aggiunge la regista: “In lei c’è il voler essere sexy ma non il voler sedurre, piuttosto Liane desidera essere amata, ha una madre che non riesce a farla sentire amata. Quindi applica i codici ma non li incarna”. Per questo è importante sottolineare che è vergine e c’è in lei un aspetto quasi religioso. “La sua fede è una ricerca di elevazione e di assoluto”.

Nel film, curiosamente, viene cantata la Passacaglia della vita, un celebre brano barocco presente anche in Favolacce dei Fratelli D’Innocenzo.

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16 Maggio 2024

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