I passi leggeri, storia di un sacerdote insonne

​I passi leggeri, opera seconda di Vittorio Rifranti, inizia il suo percorso distributivo con Lo Scrittoio dal 5 dicembre partendo da Milano e Roma per poi proseguire nelle altre città italiane


Don Luca è un sacerdote in una parrocchia della campagna a sud di Milano. Di giorno officia i riti e si raccoglie in preghiera. Di notte, invece, ha imparato a convivere con l’insonnia. Tolti gli abiti sacerdotali, prende l’auto e viaggia verso la città, attraversandola fino all’alba. Osserva la vita notturna, da cui è attratto e allo stesso tempo turbato. Porta aiuto a chi incontra: cibo, denaro, anche droga talvolta a chi ne ha bisogno per sopravvivere.

I passi leggeri, opera seconda di Vittorio Rifranti, inizia il suo percorso distributivo con Lo Scrittoio dal 5 dicembre partendo da Milano e Roma per poi proseguire nelle altre città italiane. Il regista incontrerà il pubblico in sala giovedì 5 dicembre al Cinema Mexico di Milano e venerdì 6 all’Apollo 11 di Roma.

Il sacerdote è interpretato da Fabrizio Rizzolo, La produzione indipendente è targata Magic Movies. Vittorio Rifranti, allievo di “Ipotesi cinema” di Ermanno Olmi, che con il suo primo lungometraggio Tagliare le parti in grigio ha ricevuto il Pardo d’Oro come Miglior Opera Prima al 60° Festival di Locarno, torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia di un uomo che si avvicina a un modo diverso di essere sacerdote, spinto dalla voglia di uscire dalla sofferenza e mettendo a rischio la propria fede. “Consapevole di correre il rischio di fare un film fuori moda e non banalmente accattivante – ha spiegato Rifranti – ho voluto evitare tutta una serie di luoghi comuni e di spunti più o meno provocatori, come la pedofilia, il prete che si innamora o che perde la fede, oppure in positivo il sacerdote in lotta contro la criminalità, cercando di raccontare invece il percorso interiore di un prete, il suo rapporto contradditorio con i riti e la ricerca forse destinata allo scacco di un modo diverso di essere sacerdote. Ho cercato un linguaggio visivo scabro, essenziale, in opposizione al bombardamento di immagini sempre più eccessive e invadenti dalle quali siamo circondati. Ho voluto soprattutto raccontare personaggi senza inseguire un realismo psicologico, ma esprimendo con ciascuno di essi una dimensione morale, non un chiaroscuro realistico, ma appunto un chiaroscuro morale”. 

Cr. P.
03 Dicembre 2019

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