Sono passati quasi 40 anni dal debutto nelle sale de I Goonies, ma questo classico degli anni ’80 è ancora uno dei migliori film dell’epoca.
Dal cast indimenticabile alla storia trasversale che ha precorso i tempi in termini di “co-viewing” – ovvero la qualità di certi film di essere adatti alla visione condivisa genitori-figli – passando per la colonna sonora memorabile e le citazioni accattivanti, non c’è da stupirsi che questo film sia diventato un punto fermo della cultura pop. Un intramontabile cult che, dalla metà del secolo d’oro del cinema per ragazzi made in USA, arriva fino ai giorni d’oggi con la stessa bellezza di allora.
Come scrisse il critico-guru Roger Ebert all’uscita nelle sale nel 1985: “I Goonies è un mix fluido dei solidi ingredienti dei film d’azione di Steven Spielberg, resi speciali dalle performance adrenaliniche dei ragazzi che vivono le avventure. Una volta c’erano film per bambini e film per adulti. Ora Spielberg ha trovato una nicchia intermedia, per i giovani adolescenti che hanno gusti piuttosto sofisticati in fatto di horror. Supervisiona la formula e supervisiona la produzione, assegnando la regia a veterani dell’azione alla moda e questa volta è Richard Donner di Superman e Ladyhawke.”
Sotto il segno di Spielberg (autore del soggetto del film), la storia raggiunge una velocità narrativa vertiginosa tra brividi, risate e colpi di scena. Quando il film finisce, ti resta l’impressione di essere stato su un’incredibile giostra e non vedi l’ora di cominciare subito un altro giro.
La storia la conoscono praticamente tutti. I Goonies segue un gruppo di ragazzi nerd, o con un termine più americano “outcast”, che intraprendono un’avventura per trovare un tesoro perduto e salvare le loro case dalla demolizione. È una storia commovente di amicizia e determinazione che fa venire voglia di unirsi a loro nell’avventura. Come I Gremlins, sempre uscito dalla factory Spielberg, cammina su una linea sottile tra l’allegro, lo spensierato e il raccapricciante, fondando quel tocco speciale che ha traghettato i film per bambini verso una dignità narrativa più mainstream.
A proposito dell’ensemble di giovanissimi interpreti che portano sullo schermo un’alchimia capace di tramutare anche le scene meno intense in puro oro cinematografico, il film ha un merito ulteriore: segna l’esordio al cinema di un attore del calibro di Josh Brolin. Il protagonista di Non è un paese per vecchi, Milk, Sicario, Avengers, Deadpool, Dune e tante altre opere di grande successo, ne I Goonies veste i panni – e soprattutto sfoggia i muscoli – di Brand, il fratello maggiore di Mikey, il vero leader del gruppo di giovani avventurieri.
Mikey, che a sua volta è impersonato da Sean Astin, ci ha regalato in tempi recenti almeno due ruoli memorabili per l’immaginario degli anni 2000: Sam, compagno di Frodo nella trilogia de Il signore degli anelli di Peter Jackson, e Bob Newby, un personaggio di grande tenerezza e intensità nella seconda stagione di un altro cult contemporaneo: Stranger Things.
C’è anche una curiosità simpatica a proposito loro due. Mikey a un certo punto chiama Brolin con il suo vero nome, non con quello del suo personaggio, nella scena in cui Chunk rompe il refrigeratore dell’acqua nel seminterrato del ristorante abbandonato.
Ma lo stesso Sean Astin si fa “perdonare” la svista con una dimostrazione di bravura da applausi. Il regista Richard Donner, per ottenere una performance più naturalistica da lui, nella scena in cui Mikey racconta ai suoi compagni Goonies la leggenda di Willy l’Orbo, gli ha chiesto di improvvisare il monologo. Donner ha semplicemente raccontato la storia ad Astin (che all’epoca delle riprese aveva 13 anni) pochi istanti prima delle riprese e ha chiesto all’attore di raccontarla a modo suo mentre le telecamere giravano. Ed è stato perfetto al primo ciak.
La forza de I Goonies, specialmente alla sua uscita nelle sale – oltre alla già citata formula spielberghiana che mescola elementi del genere “adventure” (vedi Indiana Jones e tutti i trabocchetti sotterranei che i ragazzi devono superare) con l’esplosione dei sentimenti alla E.T. – sta nella tecnica di prendere i suoi tredicenni e quattordicenni e farli recitare come se fossero un po’ più grandi della loro età.
I Goonies di Spielberg dicono “shit” di continuo, fanno battute con allusioni sessuali, hanno pulsioni da adolescenti nel pieno della loro tempesta ormonale. Era qualcosa di più fresco e di nuovo rispetto allo standard Disney dell’epoca, che consisteva nel prendere personaggi di tutte le età e farli comportare come se avessero dodici anni.
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