Herlitzka premiato da Bellocchio


TORINO.Roberto Herlitzka vive in modo discreto, senza apparire, quasi nell’ombra. Per poi essere il grande attore in palcoscenico e sullo schermo. Questo stile fatto di grande riservatezza mi piace”. Così il regista Marco Bellocchio, nella sua breve ‘laudatio’ dedicata all’attore torinese che ha ricevuto nel corso del TFF il Premio Maria Adriana Prolo alla carriera 2011, riconoscimento assegnato dall’Associazione Museo nazionale del Cinema ad una personalità del mondo del cinema che si è particolarmente distinta per meriti e caratteristiche.

 

“Ricordo di avere scoperto e apprezzato Herlitzka anni fa in un film di Marco Leto, La villeggiatura, nel quale interpretava un fascista e mi colpì la sua recitazione. Non c’era retorica nel rappresentare il ‘cattivo’. Suo è il segno di una sobria modernità – dice Bellocchio – Ho lavorato con lui due volte. La prima ne Il sogno della farfalla, ma non credo di avergli dato in quell’occasione un registro, una chiave che un attore come lui giustamente pretende. Cosa che invece è accaduta con Buongiono, notte, film nel quale ci siamo capiti subito. Roberto ha saputo modulare la sua voce per interpretare la disperazione, la solitudine e la determinazione propria del personaggio, liberamente rappresentato rispetto alla realtà. Ricordo anche che i tempi di lavorazione erano stretti, lo attendeva un impegno teatrale, e gli chiesi nella fase finale delle riprese di leggere le ultime lettere di Aldo Moro, da utilizzare in fase di montaggio. Nonostante il tempo a disposizione fosse poco, lui fece tutto con grande concentrazione”.

Alla cerimonia, svoltasi al cinema Massimo poco prima della proiezione di Sette opere di misericordia dei fratelli De Serio, film di cui Herlitzka è il protagonista, erano presenti i due registi, il produttore Alessandro Borelli, e il presidente dell’AMNC Vittorio Sclaverani.

 

Herlitzka, che presto vedremo in Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni insieme a Margherita Buy e Riccardo Scamarcio, è celebre per la sua interpretazione di Aldo Moro in Buongiorno, notte di Bellocchio, premiata con un David di Donatello e un Nastro d’Argento nel 2004. L’attore è stato allievo di Orazio Costa, è stato diretto a teatro da Antonio Calenda, Gabriele Lavia, Luca Ronconi, Luigi Squarzina e ha interpretato classici di Sofocle, Pirandello, Miller, Cechov e Bernhard. Attivo nel cinema sin dagli esordi della sua carriera, ha collaborato con numerosi registi del grande schermo come Lina Wertmüller, Giuliano Montaldo, Peter Del Monte, Francesco Maselli, Nikita Mikhalkov, Fabio Rosi e Salvatore Piscicelli.

 

In occasione del conferimento del premio, l’Associazione Museo Nazionale del Cinema gli ha dedicato un numero monografico della sua rivista Mondo Niovo 18-24 ft/s, realizzata con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte.
E in una conversazione con la rivista Herlitzka, a proposito del suo personaggio in Buongiorno, notte, rivela che Bellocchio stesso gli ha detto che inizialmente il suo ruolo in sostanza non era previsto. “Non voglio dire fosse una voce fuori campo, ma si trattava di una sorta di ombra. Poi invece il regista ha deciso di svilupparlo. Sinceramente non so se sono stato la prima scelta, e non voglio neanche saperlo. Lui mi ha detto di avermi scelto perché gli ricordavo suo padre. Quale che sia stata la ragione, alla fine ho provato la sensazione entusiasmante che il mio personaggio stesse crescendo durante la lavorazione. Nel senso che come abitudine venivo ripreso da Bellocchio per qualche azione, ma poi mi accorgevo che la macchina da presa continuava a rimanere su di me più di quello che le esigenze di ripresa richiedessero. Questo mi emozionava, perché vedevo l’occhio di Bellocchio che mi guardava: lui mi ha poi detto che era molto convinto di quello che facevo e che la mia parte era cresciuta molto nel corso delle riprese”.

 

E sempre l’attore racconta alla rivista ‘Mondo Niovo 18-24 ft/s’: “Non è che io facessi cose in più rispetto a quello che lui mi chiedeva. Era Bellocchio che indugiava maggiormente su di me. Ovviamente questo mi portava a ricercare di più, ma erano espressioni, stati d’animo rievocati, non erano delle azioni inventate dal nulla. Non mi ha lasciato carta bianca, sono stato io che mi sono sentito responsabilizzato nei confronti del personaggio”.

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28 Novembre 2011

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