Il massacro del Circeo è stato uno dei casi di rapimento, violenza e omicidio più efferati nel nostro Paese. Il 29 settembre 1975 la 17enne Donatella Colasanti e la 19enne Rosaria Lopez furono attirate con l’inganno da due giovani, Gianni Guido e Angelo Izzo, in una villa sul litorale pontino di proprietà di un terzo ragazzo, Andrea Ghira, col pretesto di una festa. I tre torturarono e violentarono le due giovani fino a provocare la morte di Lopez, che la sera del 30 settembre fu ritrovata a Roma, nel bagagliaio di una Fiat 127, insieme a Colasanti ancora viva.
È stata la testimonianza della sopravvissuta a dare vita a un processo che ha cambiato per sempre la storia e fatto in modo che il reato di stupro diventasse un crimine contro la persona e non più contro la morale pubblica.
Circeo, serie diretta da Andrea Molaioli, prodotta da Cattleya, in collaborazione con Vis, e Rai Fiction, e già disponibile sulla nuova piattaforma Paramount+, ripercorre proprio le fasi del processo legato a quell’orribile fatto di cronaca. Nei sei episodi scritti da Flaminia Gressi, Lisa Nur Sultan e Viola Rispoli, a impersonare Donatella Colasanti è Ambrosia Caldarelli, mentre Greta Scarano è l’avvocatessa Teresa Capogrosso, un personaggio di finzione che sintetizza il gruppo di legali che difesero la ragazza durante il processo, tra cui spiccò la figura di Tina Lagostena Bassi (nella serie con il volto di Pia Lanciotti).
“Interpretare Donatella è stato un lavoro di grande responsabilità. Ci vuole attenzione e sensibilità nell’affrontare un personaggio reale e anche temi così forti. Era fondamentale per me portare rispetto alla sua storia”, ci racconta Caldarelli, che nonostante la giovane età conosceva il caso del Circeo già prima di girare la serie: “Mio padre è nato lo stesso anno di Donatella e i suoi aguzzini andavano a scuola con lui. Mi ha colpito molto quando mi ha raccontato questa vicenda, che ho potuto approfondire prendendo parte alla serie”.
Anche Scarano, classe 1986, ha conosciuto la storia del Circeo attraverso il racconto dei suoi familiari. “Un mio zio a quei tempi stava con una femminista e ha seguito tutto il processo. Ricordo anche le parole di mia madre e mia nonna. Questa è una vicenda che ha toccato il profondo delle anime e ha una risonanza ancora oggi molto forte”. Per interpretare l’avvocatessa Capogrosso, più che a un legale in particolare, l’attrice si è ispirata a una giornalista: “Mi sono ancorata all’immagine di Mariella Gramaglia, una donna colta, indipendente e forte, per costruire il mio personaggio. Ho anche avuto la libertà di mettere qualcosa di mio, come capita in tutti i ruoli che interpreto, e mi sono documentata molto per cogliere lo spirito femminista di quei tempi”.
Di femminismo, secondo Scarano, abbiamo bisogno ancora oggi. “La cosa che mi ha colpito di più durante la lavorazione della serie è stato vedere come, fino al massacro del Circeo, in un processo per stupro la donna veniva trasformata in ‘imputata’ e doveva persino difendersi – spiega ancora l’attrice – Gli avvocati degli aguzzini dicevano che se Donatella fosse rimasta a casa quel giorno non le sarebbe capitato nulla. Purtroppo non è cambiato poi così tanto da allora. Ancora oggi c’è tantissima violenza di genere, c’è un pensiero maschilista per cui se una donna si veste in un certo modo è responsabile di una violenza che le viene fatta. Donatella e altre donne si sono esposte nel 1975 e anche noi dobbiamo continuare a farlo. Io sono una femminista ed è importante esserlo”. Una storia come quella del Circeo ancora oggi non deve lasciare indifferenti le donne come gli uomini, secondo Caldarelli: “Donatella non era una vera femminista. Era sicuramente dalla parte delle donne, ma chiedeva la parità, un’uguaglianza tra i generi, perché quello che le era accaduto doveva riguardare tutti”.
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