Grace Ambrose: “Da Bruno a Muccino, sognando Chazelle. Sono felice del mio percorso”

L'attrice 27enne, di madrelingua inglese, tra gli interpreti della serie 'Non ci resta che il crimine' e prossimamente nei film 'Here Now' e 'Amen', guarda con soddisfazione al presente e con speranza al futuro


Abbiamo visto recentemente Grace Ambrose, classe 1996, in Non ci resta che il crimine, serie di Sky scritta e diretta da Massimiliano Bruno, alla regia insieme a Alessio Maria Federici, e con Giampaolo Morelli, Gianmarco Tognazzi e Marco Giallini. Tra le giovani protagoniste di Amen, opera prima di Andrea Baroni presentata in anteprima all’ultimo Torino Film Festival, e in uscita in primavera nelle sale, e prossimamente anche in Here Now, l’ultimo film di Gabriele Muccino, l’attrice 27enne nata e cresciuta a Roma, madrelingua inglese, sogna un giorno di lavorare con Damien Chazelle, anche vista la sua passione per il musical.

Grace, com’è andata l’esperienza in Non ci resta che il crimine?

È stato un set molto divertente, sia per l’epoca, gli anni Settanta, sia per il fatto che l’azione si svolgesse in una comune. Con Bruno avevo fatto un provino per un precedente progetto, che poi non sono riuscita a incastrare per via di altri impegni. Quando mi ha detto di avere un ruolo per me in questa serie sono stata felicissima. È stata una bella opportunità lavorare con un bambino e non dovermi concentrare solo su me stessa.

Cosa ti è piaciuto del tuo personaggio?

Linda è una giovane mamma indipendente, che vuol fare sentire la propria voce, cerca di portare avanti i propri ideali in un mondo con un’impronta molto maschile. Sicuramente è una ragazza dalle tante sfumature, sensibile e intraprendente.

Ultimamente al cinema e in tv si vedono molti viaggi nel tempo. Ti affascinano i tuffi nel passato?

Andare a vedere, sognare, vivere altre epoche e altre realtà ti dà un certo tipo di sollievo anche da spettatore. Sarà che i nostri tempi non sono così confortanti. A me provoca una nostalgia di periodi che non ho vissuto. Ma devo dire che io sono una ragazza che guarda al presente. Penso di essere nel posto giusto al momento giusto. Poi se dovessi scegliere, mi piacerebbe rivivere i momenti da piccola con mia nonna paterna che non c’è più. Vorrei ascoltare le tante storie che avrebbe da raccontarmi.

Dicevi che sei contenta di essere qui e ora. Non è un momento anche complicato per i giovani, vista la nuova e fervente generazione di attori?

Sono dell’idea che tutto arrivi nel momento giusto e alla persona giusta. Non vivo questo lavoro né con competizione, né con la fame di arrivare. Mi piace seguire i miei tempi. Non sento di vivere il mestiere con difficoltà, sarà che ho avuto modo di lavorare in modo continuativo in questi anni. Riconosco che siamo tanti, ma io la vivo serenamente.

Quando hai deciso di fare l’attrice?

Ho iniziato teatro a 8 anni. Il mio primo film a 10 è stato La vera storia di Luisa Bonfaldi, che è uscito solo recentemente su Prime Video. Rivedermi così piccola mi ha fatto una certa impressione. Ricordo questa prima esperienza bellissima. Mi sembrava di aver lavorato con centinaia di comparse e invece riguardandomi eravamo pochi in quella scena. Ho portato avanti negli anni la mia passione per la recitazione. Quando ho finito il liceo, mi sono presa un anno sabbatico dagli studi e un giorno ho fatto un provino teatrale che è andato bene. Dopo quello spettacolo, ce ne sono stati altri e sono arrivati progetti tra cinema e tv (ha recitato anche in tre stagioni della serie della Rai, Il paradiso delle signore, ndr). Insomma, è partito tutto senza che io dicessi: è questo quello che voglio fare.

Prossimamente uscirà Amen. Com’è stato lavorare a questo film?

Intanto sono felice che a Torino, nonostante fosse fuori concorso, Amen abbia vinto un premio per il rispetto delle minoranze e la laicità. Lo abbiamo girato prima del lockdown, in sole due settimane, una vera follia, che rifarei. Questo film è totalmente indipendente, ma ha una grande forza. Soprattutto Andrea è un regista dalle idee molto chiare.

E tu chi interpreti?

Sono Sara, una delle tre sorelle rinchiuse in un casolare, costrette dal padre e dalla nonna a regole molto dure e dogmatiche. La mia è la più ligia, legata alla famiglia. Farà un percorso che la porterà a capire di avere una voce e un pensiero sul mondo, quando arriverà un cugino a risvegliare i corpi e la sessualità di queste tre ragazze. C’è qualcosa da ascoltare di più grande degli adulti. Non è un film leggero, né pudico, neanche sulla religione però, più sui limiti che ti mette la famiglia.

Ti vedremo anche nel nuovo film di Muccino. 

È stata la mia prima esperienza in inglese. Ho girato tra ottobre e novembre scorsi a Palermo, che è una città bellissima. Sono una turista americana nel film e insieme a un altro ragazzo porto una nota comica. Lavorare con Gabriele è stato davvero stimolante. È un regista dalla grande energia e partecipazione, mette entusiasmo in ciò che fa e riesce a trasmetterlo agli altri anche nelle scene più caotiche. Ha un modo di ‘giocare’ con questo lavoro davvero incredibile. È bello poter vivere così questo mestiere. 

Essere madrelingua inglese è un vantaggio nel tuo mestiere.  

Sicuramente è una grande opportunità nel lavoro come nella vita stessa. Mia madre è americana e parte della mia famiglia vive lì. Mio padre è italiano con origini inglesi. Io sono nata e cresciuta a Roma, parlando due lingue. Dopo il liceo mi volevo iscrivere a un’accademia a New York, ho fatto uno stage estivo lì, ma poi ho deciso di ritornare in Italia. Sono fedele alla mia scelta. Mi sento radicata qui. Poi si vedrà. Mi piacerebbe fare provini per progetti anche internazionali.

Con chi vorresti lavorare?

In Italia con Paolo Virzì, ho sempre amato il suo modo di raccontare le storie.  Se devo guardare oltreoceano, da appassionata di musical sin da bambina, sogno di lavorare con Damien Chazelle. Ho adorato tutti i suoi film, da La La Land a Babylon

(Photo credits: Gioele Vettraino)

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