“Io sono sempre stata ossessionata dal fatto che alla musica corrisponda l’immagine: chiudendo gli occhi, o anche senza chiuderli, col solo pensiero… Forse perché sono cresciuta con ‘pane e Lucio Battisti’, e mia madre che ci faceva mettere in scena le sue canzoni. Quindi per me da sempre le canzoni hanno tutte uno sviluppo drammaturgico, ovvero si possono mettere in scena. Quindi ho sempre desiderato fare un film dove fosse la musica a far succedere le cose, come nella scena finale del gran concerto”.
Così la regista Margherita Vicario, dialogando con il giornalista Carlo Giuliano, e soprattutto interloquendo con gli studenti delle scuole superiori provenienti da tutto il Lazio che affollano il Cinema Adriano, racconta la genesi della sua pluripremiata opera prima. Dopo Hollywood Party e Il tempo che ci vuole, Gloria! è infatti il terzo film del programma 2024/2025 di Cinema, Storia & Società nell’ambito dei Progetti Scuola ABC, che accompagna gli studenti e le studentesse delle Scuole Superiori di Roma e Lazio alla scoperta della settima arte, della serialità e più in generale di tutto il mondo dell’audiovisivo. Ma questa proiezione capita in una giornata particolarmente speciale.
“Oggi è un giorno molto importante, il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della violenza maschile sulle Donne”, ricorda la coordinatrice dei progetti Giovanna Pugliese, salutando il pubblico. “Voi ragazzi e ragazze, le giovani generazioni che costruiranno il futuro, potete essere la risposta diversa a tutto questo. Dal nostro lato, come progetti scuola ABC, cerchiamo di fare anche un discorso di educazione sentimentale. Gloria! è un film molto particolare, racconta una storia di fine ‘700 – primi ‘800, che ci parla di donne, di soprusi, ma soprattutto racconta di come le donne hanno trovato una grande sorellanza nella musica, nell’arte, e ci evidenzia come le donne compositrici a quei tempi anche se erano più brave degli uomini, non potevano quasi esistere”.
Il film d’esordio di Margherita Vicario, presentato in concorso a Berlino 74 e già vincitore dei Globi d’oro 2024 per la Migliore Opera Prima e Miglior Colonna Sonora, oltre che del premio della giuria del Seattle Film Festival e del Bobbio Film Festival, vede l’interpretazione, tra le altre, di Galatea Bellugi, Carlotta Gamba, Veronica Lucchesi, Sara Mafodda, Paolo Rossi e Stefano Roberto Belisari, alias Elio (leggi qui il nostro articolo da Berlino).
“Come nasce l’idea del mio film? Forse anche un po’ da una frustrazione… perché io faccio anche la cantautrice, ma non sono proprio una di quelle ‘artiste da classifica’. E dato che di cantanti e interpreti ce ne sono tante, bravissime, mi sono chiesta ‘è possibile che invece di autrici ce ne siano così poche, che si scrivano le canzoni da sole?’ (…) A partire dalla musica classica, se ne potrebbero elencare a dozzine di nomi di grandi compositori, da Vivaldi, a Beethoven, Mozart, Brahms, Schumann… Ma perché non c’è nemmeno una compositrice? E questo mi ha fatto riflettere, perché il talento, la fantasia e la creatività, sono sicuramente condivisi in maniera uguale tra uomini e donne. Quindi sono andata a cercare tutte le compositrici: la prima è del 1564, si chiama Maddalena Casurana, ha scritto il primo libro di madrigali, poi sono arrivata fino al ‘900 e ne ho letti di nomi di compositrici, ma era molto difficile ascoltarne le opere… e allora mi sono chiesta ‘come è possibile che se hanno scritto tanto, non si trovi la loro musica da ascoltare?’. E sono finalmente approdata agli ospedali e agli istituti religiosi del ‘700, dove ho visto che invece c’erano solo donne, abbandonate, orfane o diseredate… e scoprendo questa storia ci ho ricamato un po’ un’opera di fantasia… prendendo una di queste ragazze – un’autodidatta – e dandole la mia fantasia, facendole suonare quello che suonerei io, che pure sono un’autodidatta, sul pianoforte. Quindi sì, l’idea è un misto tra una cosa molto personale, una frustrazione mia, che ha a che fare con la mia epoca, che mi ha fatto venire voglia di capire quale può essere la fonte del problema.
“Da dove vengono le musiche di Gloria!? Anzitutto c’è tutta la parte filologica, a partire da Vivaldi… Ho scoperto che ha insegnato per quasi quarant’anni in uno di questi istituti, quindi ha avuto un’orchestra tutta femminile… Poi sono andata a Venezia all’istituto di accoglienza della Pietà, che aiuta ragazze madri, migranti… e lì ho comprato un libro d’archivio intitolato L’attività musicale negli ospedali di Venezia nel ‘700, e lì ho travato tutto quello che mi serviva… poi per il resto ci ho messo un sacco di fantasia, anche se ci sono molti elementi storici che ho rispettato”.
Poi c’è la scena del quartetto d’archi in cui Lucia suona un canone e chiede alle ragazze di venirle dietro… quello è uno dei pochissimi pezzi originali di una delle pochissime orfane che riuscì a pubblicare la sua musica: si chiamava Maddalena Laura Sirmen. È un componimento del 1796 che lei riuscì a pubblicare perché il suo maestro di cappella, il maestro Tartini, fece di tutto per darla in sposa a un compositore. Solo perché lei sposò un compositore Ludovico Lombardini Sirmen – riuscì a pubblicare. Perché l’altra cosa triste che ho scoperto è che le uniche che riuscivano a pubblicare le loro opere erano figlie, sorelle o mogli di grandi compositori. E come anche questo aspetto sia fortemente legato alla giornata di oggi, lo potete facilmente intuire: c’è una disparità lampante da sempre, chissà quanti talenti femminili ci siamo persi. E questo è un momento storico abbastanza interessante per andarle a riscoprire, e anche onorarle, attraverso la nostra immaginazione”.
Per quanto riguarda la parte moderna le musiche le ho scritte io, con l’aiuto del mio produttore che si chiama Dade, che fa anche i miei dischi pop… Anche le mani di Teresa sono le mie mani, che fanno la sua controfigura. Anche tutto il gran concerto l’ho scritto io, ovviamente facendomi aiutare da un arrangiatore d’archi… Quello che ho vissuto io nel film è un po’ quello che vive Teresa e qualsiasi autodidatta: all’inizio la musica è un’idea nella tua testa, poi piano piano sullo strumento che è il più intuitivo di tutti – la tastiera del pianoforte – riesci un po’ a tradurre le cose che hai in testa, ma solo attraverso la relazione con gli altri e il rapporto umano puoi davvero tirar fuori quello che hai dentro e trasformarlo. Un po’ come qualsiasi cantautore che si inventa delle melodie e il suo sogno è farle suonare da un’orchestra … ho dato alla mia protagonista quello che ho sempre voluto io. In questo senso è anche un film autobiografico, in qualche modo”.
“Io credo che se una persona vuole scrivere, o fare l’artista… deve anche sapere che è una cosa che bisogna proprio sentire forte, dentro, perché il percorso è lungo e prevede anche molte delusioni… Però voglio raccontarvi una cosa che mi è successa quando avevo 19 anni, a fine liceo. Ero partita per un viaggio in Inghilterra da sola, per fare basking, cioè suonare la chitarra per strada… poi sarei entrata in accademia per studiare da attrice di teatro. A settembre tornai da questo viaggio e mia madre mi raccontò di una ragazzina di 12 anni, Chiara, figlia di amici di suoi amici, che aveva avuto un grave incidente e subito un’operazione al cervello, passando poi molto tempo in coma. Dal coma era uscita, ma non era più come prima, quindi stavano cercando qualcuno che andasse a suonare la chitarra per lei, ché quando stava bene suonava la chitarra. Seguii questa bambina per nove mesi, fino alla primavera, e la sua nonna psicoterapeuta mi indicò di suonarle ogni settimana le stesse quattro canzoni, finché non avesse reagito. Io non ho mai mollato, è lì ho capito qual è davvero il valore dell’arte, che non ha nulla a che fare con i soldi e il business, che posso essere solo una conseguenza di qualcosa che ‘fa bene’. Anche in Gloria!, quando le sue compagne cercano di far tornare il sorriso a Lucia (Carlotta Gamba) dopo che il mondo è stato un po’ troppo duro con lei, c’è molto di quell’esperienza che ho avuto con quella bambina. Perché i miei primi spettacoli avevano come pubblico un’unica ragazzina, in una stanza d’ospedale, che dovevo aiutare a stare meglio. Questo per dire che la musica, come tutta l’arte, sono disposizione di tutti noi, e sono una cosa molto più profonda di quello che possiamo vedere sui social, in televisione… Molto più profondo quando ad esempio la musica è nelle proprie cuffie, nei propri pensieri, quando un ragazzo prende coraggio e va da solo a un concerto di cui non è sicuro, invece poi si diverte.”
I Progetti Scuola ABC sono promossi dalla Regione Lazio con Roma Capitale e sono tra le azioni strategiche della nuova programmazione FSE+ Lazio 2021-2027 della Regione Lazio. L’iniziativa è curata dal Progetto ABC Arte Bellezza e Cultura e realizzata da Zètema Progetto Cultura, in partenariato con Giornate degli Autori, Cinecittà e la Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura.
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