Giacomo Martelli


Giacomo MartelliSiamo tutti spiati e controllati da Echelon e non sappiamo come e perché. Questa è la verità che emerge da The Listening, opera prima di Giacomo Martelli con Maya Sansa, presentato al Courmayeur Noir in Festival.

Di questo film abbiamo visto sette minuti in anteprima ed è risultato subito chiaro che quando uscirà, forse a maggio per 01, avremo a che fare con un’opera eccentrica rispetto alla produzione italiana. Intanto è un film recitato interamente in inglese e poi richiama alla mente Nemico pubblico di Toni Scott, cosa inusuale per un prodotto nazionale.
“Ho letto il copione – ha detto Maya Sansa – e mi ha incuriosito. E’ una storia speciale che denuncia un progresso tecnologico che di fatto non sta migliorando il nostro mondo”. Per l’attrice The Listening è il terzo film dell’anno: “Ora riposo. Vivo a Parigi e studio il francese”.
Nel film interpreta Francesca Savelli, una studentessa che lavora in una galleria d’arte. Un giorno trova una valigetta per strada e da quel momento diventa vittima di un intrigo internazionale fatto di spie, traditori e di uomini senza scrupoli pronti a tutto pur di esercitare un dominio assoluto sulle persone. Ecco le dichiarazioni di Martelli:

 

Da questi primi sette minuti sembra chiaro che il tuo film guarda più all’America che all’Europa e all’Italia, ad esempio a “Nemico pubblico”.
The listeningIo non credo a una distinzione a priori tra cinema europeo e americano. Penso piuttosto che si debbano raccontare delle storie senza porsi dei limiti. Nemico pubblico è un film che evidentemente abbiamo studiato a fondo, tanto che durante le riprese si scherzava sul fatto se quella ripresa la dovessimo fare “alla Scott” o meno. La differenza fondamentale tra The Listening e Nemico pubblico è che quest’ultimo basa la propria storia su un inseguimento e dunque è prevalentemente un film d’azione. Nel caso nostro, abbiamo cercato di mettere maggiormente a fuoco gli aspetti etici, umani e politici che emergono dal tema di Echelon, ossia dalla possibilità che alcune corporation si siano impossessate di un sistema di controllo così pervasivo e sofisticato. In tal senso, credo che in The Listening vi sia meno spettacolarità. L’azione, se così si può dire, è nei dialoghi.

“The Listening” è un film che unisce l’intrattenimento alla denuncia.
In partenza non volevo fare né un film di intrattenimento né di denuncia. Avevo intenzione di trattare il tema del tradimento, raccontandolo in un contesto poco conosciuto. Solo in seguito abbiamo cercato una commistione tra spettacolo e informazione. Quello che mi premeva dimostrare era il fatto che il progresso tecnologico quando cade nelle mani di alcuni potenti privati produce dei gravi danni alla comunità. Non so dire se il sistema di controllo Echelon sia di per sé qualcosa di sbagliato da usare. Certo, un conto è se a usarlo sono le autorità governative elette dai cittadini, un altro è se ad approfittare di questo strumento sono le corporation.

Quanti soldi e giorni avete avuto a disposizione per girare il film?
Abbiamo avuto a disposizione 8 settimane e circa tre milioni di euro per un film che aveva bisogno di molti più giorni e soldi. Per sopperire a questi limiti abbiamo corso, spostandoci da una location all’altra cercando di ottimizzare le risorse. Certo, mi sarebbe piaciuto girare altre scene con più tempo a disposizione, ma il risultato ottenuto mi soddisfa pienamente. E’ stata un’esperienza bella e incredibile e mi piacerebbe ripeterla. Sarebbe importante che il cinema italiano fosse in grado di cimentarsi più spesso con altri generi e linguaggi.

10 Dicembre 2004

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