Nel maggio del 1946 al Teatro Quirino di Roma va in scena Rebecca. Le cineprese de La settimana Incom riprendono in presa diretta, per la prima volta, l’attore che diventerà presto protagonista del teatro e del cinema italiano. Vittorio Gassman ha appena compiuto 24 anni. Solo un anno prima ha avuto il suo primo ruolo al cinema. È l’inizio folgorante di una carriera senza sosta, frammenti della quale sono rimasti tra le cronache teatrali, i dietro le quinte dei film, le cerimonie dei premi in numerosi cinegiornali conservati oggi all’Archivio Luce e riproposti nel filmato realizzato dalla redazione editoriale dell’Archivio Luce (a cura di Roland Sejko).
E’ una delle perle di Vittorio Gassman Il centenario, la grande mostra che parte dall’Auditorium Parco della Musica di Roma (AuditoriumGarage dal 9 aprile al 29 giugno) per poi arrivare a Genova, a Palazzo Ducale, dal 6 luglio.
Del grande attore nato proprio a Genova il 1° settembre 1922, poi trasferitosi a Palmi al seguito del padre ingegnere, infine a Roma da quando aveva sei anni (fu allievo del Liceo Tasso), viene raccontata la personalità poliedrica, l’energia inarrestabile, ma anche le contraddizioni dell’anima (celebre la sua depressione, di cui non faceva mistero e di cui parlò nell’autobiografia Un grande avvenire dietro le spalle): anche la testimonianza del figlio Alessandro va in questa direzione, mostrandocelo come un uomo timido e silenzioso, in perfetto contrasto con l’immagine istrionica che dava di sé a un primo livello.
Attore di teatro, cinema e tv, regista, scrittore, formatore di nuove generazioni, drammatico e comico, colonnello della commedia italiana e lettore di Dante Alighieri, Gassman, morto nel 2000, è stato così tante cose da essere difficilmente sintetizzabile in una esposizione per quanto ricca ed ampia. E vale la pena di leggere con attenzione il catalogo edito da Skira che ospita testi, tra gli altri, di Diletta d’Andrea, Paola Gassman, Emanuele Salce, Sandro Veronesi, Maurizio de Giovanni, Erri De Luca, Renzo Piano, Rodolfo Di Giammarco, Pino Strabioli, Renato Minore.
Tocca ad Alessandro Gassmann – curatore della mostra insieme ad Alessandro Nicosia e alla vedova Diletta D’Andrea – sintetizzare lo spirito di questa celebrazione: “Questa è una mostra non funebre, proprio come lui l’avrebbe voluta. Spero che aiuti i giovanissimi a scoprirlo perché spesso mi imbatto in ragazzi che hanno solo una vaga idea di chi fosse. Faceva parte di una generazione uscita dalla seconda guerra mondiale che ha ricostruito l’Italia. Nel momento drammatico che stiamo vivendo, con la pandemia e il conflitto in Ucraina, è importante capire come loro fecero a risollevarsi”.
Il percorso ci offre il Mattatore nelle sue mille vesti: il cestista e l’atleta, l’allievo dell’Accademia d’Arte Drammatica, l’attore di teatro (anche con la compagna di Luchino Visconti) e di cinema (giunto al successo con Alberto Sordi, Nino Manfredi e Ugo Tognazzi a partire dalla fine degli anni ’60 in film leggendari come I soliti ignoti e C’eravamo tanto amati). Tra i materiali di scena, anche il grande cavallo di legno di Mario Ceroli realizzato per il Riccardo III di Luca Ronconi. Ma il pezzo forte è certamente la celebre Lancia Aurelia de Il sorpasso, il cult di Dino Risi che compie 60 anni, con il suo clacson inconfondibile e martellante.
Sono 130 i film che lo vedono protagonista, di questi ne sono stati scelti 15. E non mancano i riferimenti alla vita privata, agli amori, ai figli e soprattutto al rapporto trentennale con Diletta con lettere autografe tra cui quella in cui formalizza una spiritosa richiesta di matrimonio. Sempre a Diletta si devono le foto di scena scattate durante le lunghe tournée: “Per me non se ne è andato mai – ha detto molto emozionata – io ci parlo, lo sogno. Presto la nostra energia si unirà di nuovo”. Tra i materiali esposti quello di uno degli ultimi spettacoli degli anni ’90, l’Ulisse e la balena bianca con i disegni dell’impianto scenico di Renzo Piano. E poi Camper, con il figlio Alessandro al suo fianco (il padre lo volle nella sua Bottega, la scuola che aveva aperto nel 1977 e tra le curiosità c’è lo spettacolo a cui partecipò anche Jacopo bambino); o ancora Sette giorni all’asta che segnò l’apertura del Teatro Tenda di Piazza Mancini, dove Vittorio recitò in una maratona teatrale per una settimana. Imperdibile Gassman che prende in giro se stesso nel programma Tunnel leggendo l’elenco del telefono e un menu come se stesse leggendo la Divina Commedia. Infine, nella parte dedicata alla poesia si può ascoltare la sua voce inconfondibile che recita alcuni tra i suoi componimenti preferiti, mentre una stanza è dedicata ai mille ritratti di Vittorio fatti dal pubblico e postati su Instagram. La mostra si chiude con un documentario di Fabrizio Corallo, sintesi dell’universo Gassman.
La produzione è affidata a C.O.R. Creare Organizzare Realizzare e promossa dagli eredi Gassman e dalla Fondazione Musica per Roma, con Roma Capitale, Regione Lazio, Comune di Genova, con l’apporto determinante dell’Archivio Luce e di Cinecittà. “Il rapporto di Vittorio con Cinecittà – ha spiegato Enrico Bufalini direttore dell’Archivio storico – è molto forte. Alla fine degli anni ’70 Gassman realizzò proprio in via Tuscolana una serie di interviste per la Rai sulla vita degli studios romani e i personaggi che li abitavano”. Altri partner della mostra sono il Centro Sperimentale di Cinematografia, la Rai, Zètema e Terna.
Dopo Roma e Genova, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale porterà la mostra all’estero, nelle città dove Vittorio aveva trionfato come Buenos Aires, New York e Parigi.
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