Di Leva, padre e figlio, nell’opera prima ‘Nottefonda’

L'8 maggio esce in sala, distribuita da Luce Cinecittà, l'opera prima 'Nottefonda'. Per l'ad Manuela Cacciamani: "E' compito del servizio pubblico fare scouting"


Di Leva, padre e figlio, in un noir notturno e claustrofobico. L’8 maggio esce in sala, distribuito da Luce Cinecittà, Nottefonda, opera prima di Giuseppe Miale Di Mauro, liberamente tratto dal suo romanzo La strada degli americani (Frassinelli), un film che nasce all’interno del collettivo di lavoro del Nest, il Teatro di San Giovanni a Teduccio, dov’è attivo proprio Francesco Di Leva, David di Donatello per Nostalgia, una delle anime di questo progetto, insieme al figlio Mario Di Leva, oggi quindicenne, all’epoca delle riprese 13enne.

Nottefonda, che ha debuttato alla Festa del cinema di Roma nella sezione Freestyle, è un film duro ma anche intimista che si svolge tutto nella mente di un uomo, Ciro, completamente sbandato dopo la perdita della moglie rimasta uccisa in un incidente stradale. Ciro vive di notte, tra droghe chimiche e lavoretti saltuari, vaga in macchina per la periferia di Napoli insieme al figlio Luigi, da cui non si stacca mai.

Con le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, la fotografia di Michele D’Attanasio, il montaggio di Cecilia Zanuso, le scenografie di Carmine Guarino, Nottefonda ha una qualità produttiva molto alta. A produrlo la Mad Entertainment di Maria Carolina Terzi, Luciano Stella, Carlo e Lorenza Stella, con Rai Cinema in associazione con Leocadia.

Per Manuela Cacciamani, ad di Cinecittà che distribuisce, è stato naturale sposare il progetto: “Sono arrivata da pochi mesi a Cinecittà, ma da subito ho dato molta importanza alla distribuzione perché, essendo stata una produttrice, so perfettamente che è un tema su cui spesso si fanno delle scommesse. Ho prodotto molte opere prime e i distributori a volte non danno spazio a questi lavori, in particolare penso che sia compito del servizio pubblico fare scouting. In questo caso, con la produttrice Maria Carolina Terzi ci conosciamo da vent’anni, come conosco il lavoro del dop Michele D’Attanasio, e quando mi hanno proposto il progetto, ho invitato il film a Cinecittà per vederlo sul grande schermo e non con un link. Qui c’è una grande cura in tutti gli aspetti, sono sfumature che rendono un progetto importante. Non sto dicendo che guarderò tutti i film che mi arrivano, però se trovo che la base sia solida sono una grande fan delle opere prime”.

Giuseppe Miale Di Mauro ha raccontato la genesi del progetto: “Quando ho scritto il libro, anni fa, il cinema è stato fonte di ispirazione tanto che tutti mi dicevano quanto il libro fosse cinematografico. In realtà il passaggio non è così semplice e lineare perché sono due linguaggi diversi. Il percorso produttivo poi è stato tortuoso. Prima dell’intuizione della Mad, avevo contatti con un’altra casa di produzione, ma le cose non sono andate. Quindi, quando Luciano Stella è venuto a presentare il suo libro di poesie al Nest, ci siamo confrontati. Il lavoro di scrittura (con Bruno Oliviero e Francesco Di Leva, ndr) è stato intenso, avevo necessità di raccontare una storia un po’ diversa, provando a dare una speranza alla disperazione del personaggio, che nel romanzo era assoluta”.

Interviene Francesco Di Leva per raccontare quanto il libro e il film siano concepiti guardando proprio al rapporto tra lui e Mario. “Giuseppe prendeva ispirazione dai nostri racconti, quindi tutto è stato molto naturale. Lavorare con mio figlio mi ha fatto capire che i ruoli si potevano rovesciare, lui è riuscito a essere un padre per me, proteggendomi. Ho scoperto la forza di mio figlio che mi insegnava a non avere paura, è stato un lavoro fatto di sguardi, carezze, silenzi in questa notte davvero fonda, una notte simbolica”.

Il giovane Mario, che continuerà a fare l’attore, definisce questo film come “fatto in famiglia”, anche per il rapporto con tutto il gruppo di Nest, di cui fanno parte alcuni membri del cast, come Adriano Pantaleo e Giuseppe Gaudino.

Sull’ambientazione a ridosso del porto, piuttosto inedita, post industriale: “Abbiamo cercato suggestioni nord europee – spiega ancora Di Leva – Il porto, il mare, con i suoi suoni, ci porta in una città diversa, che poi è quella della periferia Est dove viviamo. La Circonvallazione Esterna che nel libro è la strada degli americani viene raccontata molto bene dallo scenografo Carmine Guarino. Mentre la notte avvolge il personaggio in una dimensione quasi infantile, sotto le lenzuola ti senti protetto, il mostro che arriva non ti può accoltellare”. “Napoli è una città laboratorio, in positivo”, chiosa Carolina Terzi.

Infine la canzone dei titoli di coda, Murì, cantata da Franco Ricciardi, segna un legame inaspettato tra Genova e Napoli. “Era una canzone in genovese scritta in un altro contesto che contiene una visione poetica affine al film e che a Giuseppe è piaciuta subito”, chiarisce Pivio.

Nel cast anche Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino, Valeria Colombo, con Dora Romano e l’amichevole partecipazione di Chiara Celotto.

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17 Aprile 2025

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