In sala Fratelli di sangue, lungometraggio interpretato e “pensato” da Karim Capuano, che molti ricorderanno nel ruolo di ‘tronista’ nella trasmissione Uomini e donne condotta da Maria De Filippi. Capuano ha poi accompagnato le domeniche degli italiani con la partecipazione a Buona Domenica nel 2001 ed a Domenica In nel 2004. Nel mezzo l’esordio sul set cinematografico con il film Il latitante di Ninì Grassia e poi in Parentesi tonde. Poi ‘La talpa’, e la musica, con un paio di singoli e una carriera interrotta nel 2011 a causa di un brutto incidente stradale che lo ha la sciato in coma per lungo tempo. Grazie all’aiuto dell’amico Francesco Rizzi ora torna, in veste di produttore (con la sua K.C. Films) e attore, anche se la sua presenza sembra talmente radicale che sul pressbook il suo nome è associato alla dicitura ‘un film di’, che di solito si riserva al regista, qui ricoperto da Pietro Tamaro (un cortometraggio alle spalle, intitolato Dead Blood), che dice: “Dal primo momento in cui ho iniziato a lavorare sul progetto, riadattando la sceneggiatura nella sua revisione finale assieme a Francesco Rizzi, ho capito che questa storia aveva un grande potenziale. Una storia tragica eppure verosimile, che segue sia il mondo della criminalità sia quello dei difensori dell’ordine, entrambi con le loro luci ed ombre. Un film fatto dai tanti personaggi che incarnano questi mondi e che riescono, a mia opinione, a rappresentarli in modo convincente e veritiero; senza scadere nel banale o nel ridicolo. Accanto ai due protagonisti compaiono, infatti, svariati personaggi secondari, che aiutano a rendere molto più intensa e convincente la storia stessa, così come i ruoli principali.
Il ruolo del Don è stato affidato a Capuano, dandomi così l’occasione di lavorare con lui per la prima volta e di scoprire la sua grande professionalità e la sua dedizione al lavoro. Non esagero dicendo che Karim si è da subito innamorato del personaggio, che l’ha fatto proprio e l’ha sviluppato internamente fino a trovare, per esso, corde che ancora non erano state esplorate neanche da me”. Il film è un poliziesco romantico che segue le vicende di Antonio, detto il Camaleonte, e di Teresa.
Il primo è appena uscito dal carcere, dopo dieci lunghi anni; lei invece è un giovane commissario di polizia. Due figure tormentate; Antonio esce dalla prigione con un unico pensiero fisso: vendicare l’uccisione della sua famiglia, cui ha assistito da bambino. Teresa invece sembra non riuscire a vivere con armonia la propria vita: i suoi rapporti personali sono superficiali e l’unica cosa che sembra riuscire a soddisfarla è il lavoro”.
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