Film fund: il futuro è nella differenza culturale


CANNES – Lanciati nel 2003 sotto l’egida del programma Media, i rendez-vous con gli addetti ai lavori del settore cinema vedono quest’anno la partecipazione del nuovo commissario europeo della Cultura e Educazione, Androulla Vassiliou, che ha assistito ai due panel svoltisi stamane e di seguito alla conferenza stampa aperta al pubblico, che aveva lo scopo di riassumere quanto emerso nella mattina tra film funder.

 

Anche in questa edizione del festival è nutrita la partecipazione di film finanziati anche grazie al programma Media, ben 19 in diverse sezioni: si stima che dal 2003 al 2013 saranno 755 i milioni di euro che il progetto avrà elargito in supporto del cinema europeo. Intitolato ‘Shaping the future of european cinema’ (Per modellare il futuro del cinema europeo) il meeting dell’edizione n.63 di Cannes è un evento importante per chi lavora nelle istituzioni o nel mondo politico e può incontrare i professionisti internazionali della settima arte e insieme a loro scambiarsi visioni e pareri sullo stato attuale del mercato dello show business e/o informarli su meccanismi di supporto del programma Media.

 

Assente Gilles Jacob, bloccato in un’altra presentazione, è toccato a Doris Pack, capo del comitato per la cultura e l’educazione del parlamento europeo introdurre argomenti e relatori. Secondo la Pack il solo modo per aggirare la crisi mondiale nel settore cinema è puntare sulle diversità culturali, risorsa ancora poco sfruttata: “Dobbiamo scrivere una nuova pagina per il cinema e in questo il programma Media Mundus può aiutarci”. Il membro del parlamento europeo fa infatti riferimento al programma nato nel 2008 quando la Commissione studiò i vantaggi di integrare al MEDIA un nuovo progetto destinato a rafforzare le relazioni culturali e commerciali tra lindustria cinematografica europea e i registi dei paesi terzi. Una sorta di programma Erasmus dedicato ai registi anziché agli studenti, nel quale si spingono i professionisti europei dell’audiovisivo e i loro omologhi fuori dell’UE a interagire per migliorare la competitività reciproca sfruttando più efficacemente il potenziale di sviluppo di progetti comuni, come la messa a punto, la distribuzione e la promozione di opere audiovisive.

 

Katriel Shory dell’Israel Film Fund ha illustrato invece quali sono stati i temi portanti del primo panel della mattina, incentrato sulle strategie e la ridefinizione di film fund. Tra tutti tre sono gli spunti di riflessione più importanti: l’aumento delle coproduzioni dell’11% in 4 anni, dal 2005 al 2009. Dato non da poco soprattutto se si considera che per le cinematografie più deboli, ad esempio quella irlandese, le coproduzioni sono un elemento vitale imprescindibile senza le quali non esisterebbe più un film business in Irlanda.

 

La divisione dei soldi a disposizione dei film fund: è meglio investire maggiormente nel marketing della distribuzione e la lasciare ad altri il peso della produzione oppure è necessario rimanere sul terreno della produzione anche per aiutare i registi e i produttori in un momento in cui le televisioni investono sempre meno per la realizzazione di film? Infine nella scala delle priorità, quanto è importante destinare fondi alla creazione e alleducazione di un nuovo pubblico?

 

A riassumere il secondo panel, incentrato sul futuro dei film fund invece, Peter Dinges del German Film Institute: “In un momento in cui tutti dicono di voler investire nella tecnologia e nei nuovi media – ha detto Dinges – perché non iniziare col finanziare un media vecchio ma di importanza centrale come il cinema? Stiamo parlando di un esperienza, quella cinematografica, che ha ancora una grossa valenza sociale legata per di più all’attualità. Andiamo in una sala con altre persone per condividere una visione del mondo che ci circonda. Investiamo prima nel cinema e facciamolo funzionare meglio assieme alle nuove tecnologie e ai nuovi media. Non tagliamolo fuori”. Anche per questo Dinges lancia l’idea di un fondo di garanzia per chi vuole iniziare a produrre film o per chi non naviga in buone acque ma vuole continuare in questo campo. “Le banche danno poco o niente a chi si presenta da loro come produttore cinematografico. E compito nostro allora aiutarli con un fondo che li sostenga davvero”.

17 Maggio 2010

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