VENEZIA – C’è una grande libertà di invenzione nell’opera seconda di Pietro Castellitto, il film dal titolo Enea, in concorso a Venezia 80, in sala dall’11 gennaio con Vision Distribution, girato in parte a Cinecittà (leggi l’articolo). Gangster filosofi alla Tarantino, dosi abbondanti di grottesco e di sushi, un’autoironica rappresentazione di una famiglia borghese e altamente intellettuale, autobiografia e leggende metropolitane, come quella del cuoco che abusa sessualmente dei pesci in cucina, amore e morte, discoteche affollate, nessuna paura del ridicolo o dell’assurdo e tra le scelte musicali anche Maledetta primavera.
Insomma, il 31enne attore e regista, doppiamente figlio d’arte (papà Sergio Castellitto, mamma Margaret Mazzantini), anche lui scrittore con Gli iperborei e già consacrato dall’opera prima I predatori, è avviato a una carriera di sicuro successo, come vaticinato anche dal genitore, fresco settantenne e al suo centesimo film.
In conferenza stampa i più giovani tra gli accreditati lo applaudono con energia e una ragazza mostra la canottiera con una scritta inneggiante, alla Totti. Lui dimostra di avere le idee molto chiare su quello che vuole dire e su come lo vuole dire.
“Enea è un film sul desiderio di sentirsi vivi, il bisogno che muove tutte le scelte di Enea è di sentire dentro di sé il movimento della vita. E se magari i ristoranti, il circolo sportivo, i posti che frequenta possono essere elitari, la vitalità non lo è, è incorruttibile”, dice Pietro, che conta tra i suoi sostenitori anche Luca Guadagnino, produttore con Frenesy insieme a Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle, e Vision Distribution che distribuirà il 25 gennaio, una data forte.
Per il giovane autore “quello di Enea, eroe romantico, è un desiderio non elitario di sentirsi liberi, desiderio trasversale a tutti i giovani, in qualunque città del mondo, in qualunque quartiere ed epoca”. Lo sottolinea rispondendo a chi lo accusa di essere un po’ parioli-centrico. La sua famiglia è borghese? “Sì, ma non è apatica, è un cliché quello che la famiglia apatica generi figli nichilisti, è una famiglia piena di umanità. Enea vive il paradosso tragico per cui uno la vita la sente meglio se sta in guerra, e lui e i suoi amici si inventeranno la loro guerra”.
Enea è anche, a suo modo, un film corale, pur con l’obiettivo puntato su Pietro/Enea dall’inizio alla fine. Sergio Castellitto è il padre psicoanalista conciliante che sfoga la rabbia distruggendo gli specchi di una rage room in giorni prestabiliti, il fratello Cesare è Brenno, liceale rissoso, Chiara Noschese la madre, anchor televisiva ed esperta di libri con poca convinzione e fondamentalmente depressa. Poi c’è Valentino, l’amico del cuore e compagno di avventure Giorgio Quarzo Guarascio – pilota dilettante di aerei – e la fidanzata Benedetta Porcaroli. Enea con l’amico aviatore, oltre allo spaccio e alle festone, condivide la voglia di uscire da un percorso prestabilito e privilegiato, anche fuori dalla legalità.
E’ un gangster movie senza gangster, nella definizione dell’autore. O un gangster movie sottotraccia. “La componente criminale del film viaggia silenziosa su un binario nascosto, e sopraggiunge improvvisa nelle fessure dei rapporti quotidiani, sconvolgendo i protagonisti ignari. L’idea era quella di creare una narrazione in cui il punto di vista dello spettatore combaciasse con quello di chi subisce il narcotraffico: all’improvviso si può vincere e all’improvviso si può morire, e nessuno saprà mai il perché. I protagonisti sono mossi dal mistero della giovinezza. Non fanno quello che fanno né per i soldi né per il potere, ma forse per vitalità, per testare il cuore, per capire fino a che punto ci si possa sentire vivi oggi, all’alba di questo nuovo millennio, saturo di guerre raccontate e di attentati soltanto visti”.
Sulla scelta di lavorare con la sua famiglia biologica, racconta: “Ho provato a non fare un film con mio padre, ma il suo personaggio, Celeste, ha una valenza ironica che nessun altro avrebbe intercettato, forse solo Adam Driver….”, dice con ironia.
Racconta Sergio, che riceverà a Venezia il Premio Bianchi dal SNGCI: “Ero andato su Imdb scoprendo che ero accreditato per 99 titoli, il 100° sarebbe stato Enea, mi è sembrato un amorevole segno. Dovevo azzerare il contatore con lui. Tra noi c’è una relazione tranquilla, sorgiva, senza doppi fondi, ho obbedito al disegno poetico del regista tradendolo quando potevo, mettendo qua e là delle bombe per sorprenderlo”. E prosegue: “Per me questo film è la fine di una trilogia che comprende sia I predatori sia il romanzo Gli iperborei. C’è una chiusura dei conti e adesso dovrebbe pensare al quarto film, piuttosto che al terzo”. Mentre sul plot dice: “Mi appassiona il sentimento che Pietro è riuscito a mettere in queste due stagioni della vita, la giovinezza e l’età matura. I genitori sono persone molto perbene, però crepati, in qualche misura falliti; i giovani sono molto per male ma hanno la forza di cercare di essere romantici e tragici”.
Per Benedetta Porcaroli, “questo è un film coraggioso ed emozionante con una stratificazione di storie. Enea fa vivere a tutti noi questo conflitto, la difficoltà di amare. E poi c’è una Roma inedita, claustrofobica e difficile. Come una culla dove questi personaggi cercano di sopportare la vita”. Una Roma di “grande bruttezza”, come aveva anticipato Alberto Barbera parlando del film.
Infine, un commento dai produttori. Lorenzo Mieli: “Pietro è un grande scrittore che ha saputo raccontare il mistero tra nichilismo e romanticismo che c’è nei ragazzi”. Massimlliano Orfei: “In questo film vediamo il futuro del cinema italiano. In Pietro c’è uno sguardo che fatichiamo a trovare in altri talenti, per questo Vision punta molto sull’uscita a fine gennaio”.
di Cristiana Paternò
Intervista al regista e sceneggiatore Stefano Sollima, e agli attori Pierfrancesco Favino e Gianmarco Franchini
Torna a Roma, dal 15 al 17 settembre 2023 SCOPRIR - Mostra di Cinema Iberoamericano, giunta alla sua undicesima edizione. Quest’anno verrà presentata la sezione Espacio Femenino, ciclo del cinema dedicato alla cultura femminile
Dopo avere scoperto il palmarès di Venezia 80, è il momento di rivelare i primi cinque classificati della prima edizione del FantaLeone di CinecittàNews, il primo fantasy game dedicato alla Mostra del Cinema
“La ricerca, lo sviluppo e la centralità delle produttrici italiane” è il titolo dell’incontro promosso da DOC/it, associazione dei Documentaristi e delle Documentariste italiane, nell’ambito del Venice Production Bridge di Venezia che si è tenuto durante l'80ma Mostra