PRINCIPATO DI MONACO – Per preparasi ai ruoli da interpretare, Federica Sabatini sceglie una playlist di canzoni. Un modo per scavare nel profondo del personaggio. A fare da colonna sonora alla giovane criminale Nadia, delle serie Suburra e Suburraeterna, «è stata una musica dura, ma anche struggente – racconta a CinecittàNews – Ad accompagnare il suo percorso, Sinnò me moro di Gabriella Ferri».
Dopo aver detto addio definitivamente al personaggio, l’attrice 32enne, nata e cresciuta a Morena, alle porte di Roma, è approdata alla quattordicesima stagione di Don Matteo nei panni di Giulia. “È una serie molto amata perché sa raccontare con semplicità, tematiche e dinamiche umane importanti”, ci dice dal 21esimo Monte-Carlo Film Festival de la Comédie, dove è stata chiamata a ricoprire il ruolo di giurata e ha ricevuto anche il Next Generation Award.
Federica, qual è il tuo rapporto con la commedia?
Apprezzo molto questo genere perché sa raccontare tutti gli aspetti dell’essere umano. Alleggerisce anche i momenti drammatici della vita, alleviando lo spirito. La commedia è un ottimo mezzo per arrivare a più persone, affrontando temi di attualità tra risate ed emozioni.
Anche Don Matteo è una serie che sa arrivare a un pubblico trasversale.
Questo è il motivo per cui ha molto successo. Perché sa raccontare molto bene le dinamiche e i sentimenti di tutti. Entra nelle case della gente con la sua semplicità, che non vuol dire facilità.
Tu interpreti Giulia.
È la sorella di Don Massimo (Raoul Bova), una ragazza molto vulnerabile, con un passato difficile alle spalle. Ma anche una giovane tenace, che si batte per le cose in cui crede.Mi auguro che il mio personaggio abbia un’evoluzione anche nelle prossime stagioni.
Perché hai scelto di fare l’attrice?
Mi piace indagare nel profondo dell’essere umano. Quando ero piccola, ero timida, introversa. Mi piaceva stare solo con la famiglia e gli amici più stretti. Ho sempre stimato la capacità degli attori di interpretare personaggi distanti da loro. Mi sono avvicinata al mondo della recitazione, quando avevo appena 8 anni, anche grazie alla mia famiglia. Devo tutto alle mie sorelle, che a 14 anni hanno convinto poi i miei genitori a farmi iscrivere a un’agenzia.
E oggi questo mestiere cosa ti dà?
La possibilità di vivere tante vite diverse. Sono una grande fan della psicologia, quindi l’idea di poter costruire una persona diversa da me, pensare a qual è il gusto del suo gelato preferito, che musica ascolta o balla, mi aiuta a scavare più in profondità. Faccio persino una playlist di brani per i miei personaggi.
Per Nadia quale avevi scelto?
Una lista di canzoni dure, ma anche struggenti. Sinnò me moro di Gabriella Ferri è stata la grande colonna sonora di Nadia.
Che cosa ha significato per te quella serie?
È stato qualcosa di fortissimo. Ho avuto due volte la febbre da stress, la prima quando aspettavo il risultato dell’ultimo provino, in attesa di sapere se fossi stata presa, la seconda il primo giorno di riprese. Volevo riuscire ad essere all’altezza di quel ruolo, mi sembrava un progetto enorme. Ho sentito molta responsabilità.
Con quale regista vorresti lavorare?
Mi piace molto lo sguardo di Paolo Virzì, il suo modo di raccontare l’umanità e le relazioni tra persone.Tra i miei film preferiti, c’è La pazza gioia. Considero Valeria Bruni Tedeschi un modello di ispirazione.
Come vivi la popolarità?
Quando ho compreso il successo di Suburra, ho pianto, pensando che la vita sarebbe cambiata. Ora con Don Matteo chissà cosa succederà. Ma cerco di vivermela serenamente, e di tenere la mia vita privata fuori dai social.
La bellezza può essere un’arma a doppio taglio?
La bellezza chiama un sacco di pensieri. È un canone sociale che è stato deciso, e in questo lavoro se rientri in quel canone sei più avvantaggiato. So che per fare l’attore, avere un bell’aspetto facilità le cose, ma c’è molto altro.
Il tuo lavoro è fatto anche di no. Come li affronti?
Ti ci fai le ossa. Fa parte del mestiere. Noi possiamo arrivare ai provini tentando di farli bene, ma spesso non vieni preso. I no che ricevi all’inizio possono farti male, perché pensi di essere tu, come persona, a non andare bene. Io non sono una che crede nella parola fallimento. Il percorso non è facile, ci sono momenti più positivi e più negativi, basta saper andare avanti.
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