Un bizzarro racconto di formazione e liberazione – un po’ meccanico nello sviluppo ma con momenti teneri e toccanti e altri buffi e lunari – all’interno di una famiglia di truffatori è Kajillionaire – La truffa è di famiglia! di Miranda July, regista, attrice e artista performativa, molto amata dai fautori del cinema indie americano (Caméra d’or a Cannes con Me and You and Everyone We Know): e infatti la commedia ha debuttato al Sundance prima di approdare in concorso da Alice nella città e in sala dal 19 novembre con Universal.
Il supercast è capitanato da Evan Rachel Wood quasi irriconoscibile nei panni di Old Dolio. Una ragazza 26enne che deve il suo nome a un anziano e ricco senza fissa dimora da cui i suoi speravano di ottenere una donazione. La giovane donna è stata allevata in modo super spartano, mai un regalo di compleanno, mai una carezza o una parola gentile. Si nasconde dietro lunghi capelli rossi e una tuta da ginnastica di due taglie più grande, impacciata e rigida nella vita normale, ma truffatrice provetta che vediamo introdursi nell’ufficio postale con varie acrobazie per rubare dalle cassette di sicurezza, così come farsi rimborsare dalla compagnia aerea per il furto di una valigia che in realtà è stata presa dai suoi genitori. E sono loro due, fricchettoni e anaffettivi (nel ruolo Debra Winger e Richard Jenkins), ad averla educata così: in fondo con le loro continue invenzioni non diventeranno kajillionaire (stramiliardari) ma si arrabattano e ottengono dilazioni sulla rata di affitto di un ex ufficio dove dormono e dove devono continuamente ripulire le pareti da una strana schiuma che fuoriesce da una fabbrica lì accanto.
La famiglia, per quanto disfunzionale, ha un suo equilibrio – tutto viene diviso in tre parti uguali – finché non fanno la conoscenza con l’intraprendente e sexy portoricana Melanie (Gina Rodriguez) che stabilisce con Old Dolio un rapporto di vera amicizia e anche qualcosa di più. “Non vediamo mai eroine che assomigliano o parlano come lei – ha spiegato Evan Rachel Wood al ‘Los Angeles Times’ – Non ho mai letto una sceneggiatura come questa prima eppure ne leggo da quando avevo 5 anni. Per me è stato un grande segno e una cosa molto rara in questo periodo. Ero entusiasta che ci fossero ancora persone decise a fare un film come questo”. La protagonista si confronta anche con la propria sessualità ma “non facciamo un film su un personaggio gay o su una persona di colore, raccontiamo semplicemente le loro storie”, conclude l’attrice.
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