‘La storia di Olaf’, Brignano: “Disney fa un’operazione del sentimento”

‘La storia di Olaf’, Brignano: “Disney fa un’operazione del sentimento”


La favola vive di una propria ritualità e “C’era una volta…”, di certo, è pilastro intoccabile del cosmo fiabesco, infatti così s’intitola – nella versione originale – il cortometraggio animato dedicato a Olaf: Once Upon a Snowman (C’era una volta un pupazzo di neve), che nell’adattamento italiano è La storia di Olaf

Olaf è il pupazzo di neve della saga Frozen, un personaggio adorabile e adorato, non nuovo ad essere protagonista di opere Disney dedicate: scritto e diretto da Dan Abraham e Trent Correy, prodotto da Walt Disney Animation Studios, questo ultimo film breve è stato rilasciato su Disney+ da ieri, 23 ottobre, ed è oggi ospite ad Alice nella Città.   

“…sono sola ormai, da oggi il freddo è casa mia”, così recita una strofa del brano All’alba sorgerò (Let It Go), cantata da Elsa (Serena Autieri), tra le innevate e isolate cime della sua Arendelle, e lì “nasce”, smarrito e alla ricerca di un senso di identità, il candido pupazzo, che non sa nemmeno come si chiami.  

Un’atmosfera apparentemente malinconica, che invece ne La storia di Olaf vive di uno spirito vitale e gioioso: così, mentre dentro la casetta di legno dell’emporio lui cerca un naso adatto a sé, scopre l’estate – una caratteristica molto specifica della sua personalità – che “è bellissima … i pupazzi di neve e l’estate sembrano fatti gli uni per l’altra!”, afferma infatti l’omino.  

Il tono del corto è dolce quanto rocambolesco, è lieve e estroverso, come in quel “cado a pezzi”, modo di dire che – nel film – è invece letterale, perché Olaf – inseguito dai lupi causa il suo temporaneo naso di salsiccia – precipita, scivola, scia, tra neve e rocce, proprio… smontandosi, e quindi cadendo a pezzi: un esempio di come Disney riesca sempre, giocando sui concetti con sensibile ironia, a rendere qualsiasi intenzione alla portata dei piccoli, e con un’amabilità che accattiva anche i grandi

Tra le luci notturne e quelle dell’alba, toni cromatici che fascinosamente si accostano a quelli immacolati della neve, il corto fa il suo arco narrativo e la “nascita” di Olaf si rende evidente, nella memoria di lui stesso che lo porta a ricordare, e chiosare: “io sono Olaf e amo i caldi abbracci”, premessa dell’incontro – che nel corto non vediamo – con Anna, Kristoff e Sven nella foresta.

Per l’Italia, la voce del bianco pupazzo è sempre quella di Enrico Brignano, che – accanto a Serena Autieri, per Elsa – ha accompagnato il suo alter ego di neve alla Festa del Cinema di Roma: “Io sono un semplice artigiano del mio mestiere, mi sono prestato a fare il doppiaggio e me la sono goduta prestando la voce ad un pupazzo così carino, semplice, simpatico, puro. In questo caso, quando si parla di un cartone animato, il referente è un piccino, un bambino, quindi noi prestiamo la voce ad un cartone animato che il piccolo vede per la prima volta, noi siamo una tra le prime cose che vede, e questo è di grande responsabilità, per cui io ci metto anima e cuore, e sono il primo a subire il divertimento, l’ilarità, ma anche l’emozione. Quando si tratta di un’operazione del sentimento, Disney ha sempre il posto in prima fila”. 

Nicole Bianchi
24 Ottobre 2020

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